Gajto Gazdanov – Ritrovarsi a Parigi #GajtoGazdanov #Fazieditore

Avete letto Ritrovarsi a Parigi di Gajto Gaznadov? No? Cosa aspettate?? Per la serie “Fazi editore spaccia solo roba buona“, ecco quello che ne penso io!

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I libri minuti e sottili spesso ci ingannano. Pensiamo che non potranno mai contenere nulla di particolarmente interessante o di particolarmente profondo, perché manca lo spazio fisico per esternare emozioni e raccontare storie. Eppure alcuni di questi sono scrigni che nascondono autentici tesori: sono frutto di autori dalla scrittura sopraffina, che riescono a compiere intensi viaggi nella vastità dei sentimenti umani condensando tutto in poche, sapienti pagine. “Ritrovarsi a Parigi” non è una storia d’amore, o meglio è una storia d’amore non convenzionale. Più che celebrare l’amore tra un uomo e una donna, in questo romanzo viene celebrato un bene assai più grande, da cui discendono tutti gli altri: l’amore per la vita.
Gazdanov nacque a San Pietroburgo i primi del novecento, ma crebbe tra la Siberia e l’Ucraina. Prese parte alla Guerra civile russa tra le file dell’Armata Bianca e per questo motivo fu costretto, nel 1920, a lasciare la Russia. Decise di stabilirsi a Parigi, dove lavorò presso gli stabilimenti Renault, ed in seguito come tassista. Eppure aveva un grande talento, soprattutto era abile nell’intessere trame da letteratura gialla a cui aggiungeva una grande attenzione per i dettagli psicologici, che lo contraddistinguevano e che gli valsero ottime critiche. I suoi trascorsi politici ed il fatto che visse tutta la vita da immigrato in un paese straniero non gli furono d’aiuto nel costruirsi una notorietà degna del suo talento. Le sue opere non vennero mai pubblicate nell’Unione Sovietica: la sua grandezza di narratore venne riconosciuta soltanto postuma, quando in seguito allo scioglimento dell’ U.R.S.S. vennero stampate oltre cinquanta edizioni delle sue opere in russo. Un autore da riscoprire quindi, che molti paragonano a giganti quali Proust, Camus e Nabokov. La casa editrice Fazi ha recentemente pubblicato questo romanzo inedito, dalla copertina e dal titolo che catturano subito ed evocano suggestioni a cui non ho saputo nè voluto resistere: una storia tra un uomo e una donna, ma particolare; un’ambientazione in una città europea che per molti rappresenta il sogno, me compresa. Ed infine un’epoca a cui sono particolarmente legata, parlando di letteratura, ovvero il periodo post bellico (anni cinquanta o giù di lì). L’ho letto in un paio di pomeriggi, durante il week end, stregata dallo stile minimalista di Gaznadov, che nulla ha a che vedere con la tradizione ottocentesca dei suoi compatrioti. Naturalmente siamo in un periodo letterario completamente diverso, ma di quella letteratura russa che spaventa la maggior parte di noi lettori qui non c’è traccia. E’ un autore contemporaneo, moderno, estremamente acuto e profondo, che sa dosare le parole mettendole con cura una dietro l’altra, nessuna lasciata al caso, nessuna superflua.
Dopo la morte della madre, Pierre Faurè decide di lasciare Parigi per trascorrere le vacanze di agosto in una piccola cittadina della campagna provenzale, a casa del suo amico François. Pierre è un uomo semplice che conduce una vita anonima e molto solitaria, svolge un lavoro piuttosto monotono (è contabile in una piccola ditta) e non ha nessuno slancio vitale. Non ha ambizioni, non ha desideri da coltivare. E’ convinto che gli uomini medi come lui siano destinati a condurre una vita ordinaria e ribellarsi a questa verità sarebbe una fatica inutile. Conduce un’esistenza sospesa, immutata, scivolando sopra gli accadimenti della vita noncurante e indifferente. Non è apatia, è piuttosto un desiderio inconscio di sottrarsi alla vita con tutte le sue complicazioni. Nè l’esperienza della guerra nè la prematura morte del padre riescono a far tuffare Pierre nella realtà, a cui preferisce sottrarsi per continuare la sua rassicurante routine fatta di casa, di lavoro, e della compagnia della madre. Quando la madre muore, lasciandolo solo, qualcosa in lui lentamente comincia a riaffiorare. Accetta l’invito del suo vecchio amico senza sapere bene il perché, ma è proprio da questo piccolo ed inconsapevole gesto che inizierà sua rinascita. Il paese è piccolo e la casa immersa nel nulla di una fitta boscaglia, senza luce elettrica nè gas. Le passeggiate tra i sentieri inondati di una luce pura, così diversa dal sole bianco pargino, e pervasi da un silenzio irreale, regalano a Pierre uno stato d’animo diverso e una nuova percezione di sè stesso. In un mondo in cui il tempo e lo spazio appaiano immobili le sensazioni si dilatano, si amplificano e arrivano a toccare corde sconosciute. E’ in questa particolare condizione psicologica che l’uomo un giorno incontra Marie. La ragazza gli appare come un fantasma, sulla soglia della capanna in cui vive da quando la guerra è finita, in uno stato di totale incoscienza, come un animale selvatico. Il giaciglio sporco, le vesti luride, non parla, non interagisce con nessuno ed ha lo sguardo vacuo di chi osserva senza capire nulla di quello che vede. Nell’istante in cui Pierre la vede capisce che la sua vita forse non è inutilmente spesa, priva di scopo. La chiave di volta è rappresentata da questa ragazza, che decide a tutti i costi di portare con se a Parigi per salvarla, per aiutarla a ritornare a vivere. Sia il suo amico François che lo psichiatra che interpella cercano di farlo desistere, spiegandogli che non c’è speranza che Marie riacquisti la sua coscienza. Pierre però non si arrende. Per mesi si occupa di lei, teneramente ed ostinatamente, la ama già ma nessuno dei due se ne rende conto. Pierre sta uscendo dal suo “status quo”, mentre Marie lentamente ritrova la sua umanità, la memoria ed i ricordi. Ognuno di loro prende dall’altro nutrimento, come piante avvizzite private a lungo della luce e dell’acqua. E’ bellissimo scoprire, pagina dopo pagina, come Gazdanov abbia per noi un piano diverso da quello che sembrebbe ovvio e lineare: prende il suo protagonista e gli fa fare quello che nessuno avrebbe mai fatto, conduce noi lettori lungo una strada tortuosa, densa di significato e di risvolti psicologici. A volte terribili e a volte sublimi, dove il bene si nasconde in gesti impensabili e dove l’amore affiora e divampa con una forza incontenibile: amore per una donna, amore per un uomo, amore per l’esistenza.
Il mondo di Gaznadov è un mondo di una bellezza imperfetta e profonda, che merita di essere scoperto. Compratelo, leggetelo e poi fate come me: andate alla ricerca degli altri suoi romanzi. Ne rimarrete totalmente appagati.

Paola Castelli

DESCRIZIONE

Dopo la morte della madre, Pierre Fauré lascia Parigi per trascorrere il mese d’agosto in Provenza da François, un vecchio amico ritrovato per caso. L’incontro con la foresta, i suoi sentieri, la sua luce, la sua immutabilità e il suo silenzio fa intuire a Pierre – un uomo semplice, contabile di una piccola impresa – l’esistenza di un regno insospettato dove il tempo, lo spazio e le sensazioni sembrano essersi immobilizzati in bilico fra sogno e realtà. Ma c’è un altro incontro ad attenderlo: è Marie, che un giorno appare sulla soglia della stanza che lo ospita, un «povero animale malato» che François ha trovato sul ciglio della strada nell’estate del 1940 e ha salvato dall’internamento in manicomio. È lei a innescare in Pierre un moto di rivolta per l’inutilità della propria vita. Contro il parere di tutti decide di portarla con sé a Parigi, dove per mesi si ostina a cercare di far uscire la giovane donna dal limbo dell’inconsapevolezza e dell’oblio nel quale è sprofondata. Solo un miracolo potrebbe salvarla. E così accade: grazie alla dedizione a alla pazienza di Pierre, Marie riuscirà a ritrovare la sua umanità, la sua memoria, il suo passato. E a uscire dall’oblio saranno in due: Pierre scoprirà il senso della vita e deciderà di ricominciare, salvato dal suo stesso miracolo.

Shirley – Charlotte Bronte #Shirley #CharlotteBronte

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«Leggiamo Charlotte Brontë non per la squisita osservazione del personaggio, non per la commedia, non per una visione filosofica della vita, ma per la poesia. Probabilmente accade con tutti gli scrittori che, come lei, hanno una personalità travolgente… loro devono solo aprire la porta per farsi sentire. In loro c’è una ferocia indomita perennemente in guerra con l’ordine accettato delle cose».
Virginia Woolf

Gli uomini si illudono che il cervello delle donne sia un po’ come quello dei bambini. E qui sta l’errore, se gli uomini potessero vederci come realmente siamo sarebbero alquanto sorpresi.

Shirley rientra nella categoria “romanzo sociale”. Tipologia volta a descrivere con fatti e accadimenti (guerre, crisi economica) la situazione del periodo preso in considerazione.
Qui siamo all’inizio dell’800, il romanzo è ambientato durante il periodo del Luddismo e delle guerre napoleoniche (1811 – 1812), quando gli scioperi infuriavano nel distretto dello Yorkshire. La Brontë cerca di amalgamare le questioni sociali e storiche con quelle sentimentali delle sue protagoniste.
Purtroppo almeno metà del libro è di una pesantezza mortale, l’autrice solleva tante questioni fatti personaggi che alla fine non sviluppa un gran che di quello che poteva essere il centro della tematica del libro.
La Bronte affronta così tanti temi, guerra contro la Francia, lotta fra classi sociali, condizione femminile, riforma della Chiesa che però in molti punti vengono solo accennati e presto accantonati.
La narrazione migliora quando entra in scena la protagonista (a metà libro), una ragazza ribelle orgogliosa sicura di sé, sempre con la battuta pronta. La seconda parte del libro è sicuramente migliore. Ci sono molte figure femminili ben descritte. E figure maschili non sempre all’altezza. Ciò che colpisce maggiormente è il femminismo presente nel romanzo. La Brontë esprime il suo pensiero, con gran bellezza e profondità in certi passaggi, e mostra il suo carattere: la convinzione che le donne potrebbero essere ben qualificate come gli uomini per praticare una professione e il suo disprezzo per il mercato del matrimonio.
Nel complesso un po’ delusa, avevo aspettative più alte.

Raffaella G.

DESCRIZIONE

Yorkshire, inizio Ottocento. Shirley, giovane donna ricca e caparbia, si trasferisce nel villaggio in cui ha ereditato un vasto terreno, una casa e la comproprietà di una fabbrica. Presto fa amicizia con Caroline, orfana e nullatenente, praticamente il suo opposto. Caroline è innamorata di Robert Moore, imprenditore sommerso dai debiti, spietato con i dipendenti e determinato a ristabilire l’onore e la ricchezza della sua famiglia, minati da anni di cattiva gestione. Pur invaghito a sua volta della dolce Caroline, Robert è conscio di non poterla prendere in moglie: la ragazza è povera, e lui non può permettersi di sposarsi solo per amore. Così, mentre da una parte Caroline cerca di reprimere i suoi sentimenti per Robert – convinta che non sarà mai ricambiata –, dall’altra Shirley e il suo terreno allettano tutti gli scapoli della zona. Ma l’ereditiera prova attrazione per un insospettabile…
Shirley si inserisce nel grande filone del romanzo sociale inglese di inizio Ottocento: i suoi personaggi vivono gli avvenimenti storici dell’epoca – le guerre napoleoniche e le lotte luddiste –, facendo i conti con le contraddizioni del progresso industriale e offrendo spunti di riflessione sul lavoro, sul matrimonio e sulla condizione della donna.