Ciclo di romanzi thriller di Kate Atkinson #KateAtkinson #thriller

«Il mondo di Kate Atkinson è pieno di bizzarre disgrazie e omicidi insensati, ma lei è talmente brava a celebrare l’amore, la risata e la letteratura che non si può che esultare ad alta voce. La Atkinson è la più eccentrica tra gli autori di Crime, probabilmente la più assennata. Dovrebbero leggerla tutti.» – The Telegraph

“Tutti i bambini perduti” di Kate Atkinson. Recensisco per gli amanti del thriller. Questo libro è l’ultimo della serie dedicata all’investigatore privato Jackson Brodie e si compone di 4 romanzi:

  • I casi dimenticati (al momento esaurito)
  • Un colpo di fortuna (anche questo al momento non disponibile, se non usato)
  • Aspettando buone notizie (ed. Marsilio)

e appunto questo. A me sono piaciuti molto. Definirli thriller secondo me non è del tutto esatto, sono romanzi con dentro un thriller. La storia del protagonista ha lo stesso peso della parte investigativa, per cui se si vuole davvero entrare nel mondo di Brodie e seguirlo bene è necessario leggerli in ordine cronologico. Il protagonista principale mi piace molto, è simpatico, umano, complesso come lo è ogni persona ma non eccessivamente tormentato o autodistruttivo, come altri protagonisti del genere che all’inizio affascinano ma poi ti viene voglia di dargli una scrollata e dire “adesso basta commiserarti, fatti una vita” 😃. Ma anche i comprimari sono importantissimi in questi romanzi, tutti ben descritti, con le loro storie complesse molto ben raccontate. Non sono libri leggerissimi: in ogni romanzo ci sono parecchi personaggi, le loro storie si intersecano come in un gomitolo fatto da vari fili e in più la scrittrice fa continui salti avanti e indietro nel tempo. Di ogni personaggio, di ogni storia, viene presentata prima la superficie e poi pian piano si entra nel profondo. E’ un po’ come nella vita reale, conosci una persona e non è che vieni subito a sapere tutto, anche i lati più oscuri, ma li scopri a poco a poco. Non leggeri, nel senso che bisogna tenere a mente i personaggi e le loro storie intricate, ma abbastanza scorrevole come stile di scrittura e comunque mai noiosi.

Li consiglio agli amanti del genere.

Paola Mallarini

Traduttore: Ada Arduini Editore: Marsilio Collana: Farfalle

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Nudi come siamo stati – Ivano Porpora @nellogiovane69 #recensione #IvanoPorpora

 Chi la scrisse, Non si può morire dentro? Tenco? È uno dei pochi ricordi di mia madre che ho assemblato nel tempo – ricordi di prima e seconda e terza mano, ricordi mezzi di lei, parole dette su lei o ascritte a lei: lei che stende le lenzuola sui fili stesi nel terrazzo della casa vecchia e canta; mio padre che sente squillare il telefono, la chiama. Io sono da qualche parte a giocare, forse, o forse a guardare incantato il moto dei riflessi che l’acqua d’una bacinella componeva sul soffitto, una barchetta di carta rolla.

Non si può morire dentro. Chiunque abbia scritto questo verso sapeva di mentire e lo faceva. E allora scrivo, e Dio maledica le mie parole, se serve, ma me le dia.

Editore: Marsilio
Anno edizione: 2017

La seconda prova lunga di Porpora è un romanzo meravigliosamente sbilanciato. Diviso in tre parti, la prima ben più lunga che rimanda tematicamente e stilisticamente al precedente La conservazione metodica del dolore. Si sviluppa come un travaglio emotivo, sentimentale ed esistenziale narrato in prima persona da Severo, l’artista-corpo, l’uomo che sembra scavarsi dentro, rovistare alla ricerca del senso ultimo del creare, del dipingere. Severo ha col proprio corpo, col padre e con la propria arte un rapporto conflittuale, problematico, tanto da farsi malattia come un approdo (e una modalità) inevitabile. Poi c’è Anita, nel cui amore Severo sperimenta una sponda vitale, un’ipotesi di completezza che sembra non essere in grado di governare, di trattenere a sé. Il terzo lato del triangolo è Arsène, l’artista famoso e bohémienne che diventa maestro di Severo. Tra i due si sviluppa un rapporto intenso e controverso, a tratti aspro e bizzarro. L’accartocciarsi progressivo di Severo nella malattia che sembra consumarlo diventa quindi un percorso di ri-formazione, di approdo faticoso alle ragioni (gli scacchi come simbolo di questo ragionare) che possono renderlo vivo oltre che creativo.
Le altre due parti, più brevi, sconcertano per il passaggio alla terza persona (alla fine si capirà il perché) e per il cambiamento di stile, di temperatura. Nella seconda – bellussima – seguiamo Arsène adolescente, la sua formazione che fa luce su un tragico”peccato originale” e che quindi diventa a posteriori l’anima in filigrana di tutto il romanzo. La terza parte recupera il presente della storia (il 2005) e tira le fila seguendo un Arsène sempre più provato, consumato e svuotato dal dissidio interiore, lui l’Artista che si sente condannato a vampirizzare il creato, come un dio triste perché finalmente consapevole.
Lo sbilanciamento di cui dicevo è proprio questa strana incongruenza tra le parti, una discontinuità profonda che però si compenetra, chiama le vicende a confrontarsi e incastrarsi, a significare. A significare anche, in un finale che ti inchioda alle tue responsabilità di lettore, il ruolo vitale della scrittura – in barba alla “crisi del romanzo” – e quindi dello scrittore, insostituibile strumento (modalità, metodo, dimensione) per scavare e vagliare nel cuore ignoto dell’animo umano.

Stefano Solventi

SINOSSI

All’inizio ci sono due bambini, in Provenza, che corrono, metà per gioco e metà no: Bastien, il fratello maggiore, e Arsène, il minore. Bastien da questa corsa rimarrà segnato per la vita, e Arsène non riuscirà mai a perdonarselo. Molti anni dopo, a Viadana, un paesino in provincia di Mantova, un giovane pittore, Severo, chiede a un affermatissimo pittore francese, Arsène, di accettarlo come suo allievo. Perché Arsène ora vive lì, tra argini e nebbie? Che cos’ha “visto” in Severo, al punto di decidere di prendere su di sé, letteralmente, il suo male? Sono due misteri che solo una morte svelerà parzialmente. “Nudi come siamo stati” è tre romanzi in uno: la storia di un giovane sordo a se stesso che impara ad ascoltarsi; la storia di un bambino che perde la felicità e la scambia con uno strano cinismo; la storia di un uomo per il quale tutto è compiuto, e morire è come centrare il bersaglio di un’esistenza.