Charles Dickens, Grandi Speranze

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Non è per niente facile scrivere una recensione per questo romanzo. Dickens è un genio della narrazione, capace di trasformare ogni scena descritta in un piccolo film, con dialoghi sempre sorprendenti che invitano alla riflessione e personaggi indimenticabili. Grandi Speranze l’ho letto un anno dopo il David Copperfield che per me resta Il Capolavoro Assoluto. Qui c’è un protagonista che è l’eroe per eccellenza, un ragazzo onesto e nobile d’animo che nonostante la brutalità della sua infanzia e le molte disavventure riesce comunque a crescere positivamente e ad andare oltre diventando uomo degno di rispetto ed ammirazione. Pip, il protagonista di Grandi Speranze, è esattamente l’opposto: la sua infanzia priva di amore, la vita povera e difficile che conduce lo renderanno via via sempre più insofferente, ritroso ma soprattutto alimenteranno in lui una voglia di emergere malsana che lo porterà a rinnegare i vecchi amici e offuscherà la sua capacità di giudizio, preso com’è dalla smania di “diventare un gran signore”. Cadrà vittima del suo stesso snobisimo, ma non per questo Pip è un personaggio da condannare (Dickens non lo fa e noi lettori non ne siamo capaci): è un ragazzo giovane che si sta affacciando alla vita senza una guida, commette molti errori ma alla fine impara a sue spese la dura lezione che la vita gli impartisce. Magnifici ed indimenticabili alcuni personaggi tra cui spicca senza dubbio la Signorina Havisham, vecchia megera tenuta in vita da un feroce desiderio di vendetta, talmente cattiva e comica al tempo stesso da risultare grottesca.

Vale sempre la pena di leggere Dickens, qualunque cosa egli ci proponga.

Paola Castelli