Giuliana Tedeschi, C’è un punto della terra

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C’è un punto della terra che è una landa desolata, dove le ombre dei morti sono schiere, dove i vivi sono morti, dove esistono solo la morte, l’odio e il dolore.
[…]
Poi, in lontananza, avanzò un gruppo di ufficiali.
– Sono divise francesi! – gridò Julian. Un capitano medico francese, accompagnato da altri ufficiali, muoveva incontro ai prigionieri per soccorrerli. Ella gli volò incontro, gli gettò le braccia al collo:
– J’embrasse en vous la France, monsieur!”
Qualcosa allora si sciolse in noi. L’emozione dapprima sopita, poi trattenuta, ritardata, dosata con paura, proruppe in lacrime di gioia. Ci abbracciammo tutte, finalmente persuase della nostra libertà.”
Parce que Charlie!

Erri De Luca, Alzaia

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C’è stato un posto del mondo in questo secolo in cui una donna riuscì a salvare sua sorella gridandole da lontano: “Dai la bambina a mamma”. La donna si trovava nel campo di Auschwitz-Birkenau in Polonia e dalla sua baracca, dietro ai fili spinati aveva visto arrivare il treno dei deportati. In fondo al binario avveniva una selezione tra chi era giudicato abile a qualche lavoro e quelli che andavano subito alle camere a gas. Vecchi, bambini e madri con figli morivano subito. Allora la donna che aveva già imparato quella lezione e quella selezione, vide scendere da uno dei tanti treni della morte sua madre, sua sorella e sua nipote. Così gridò l’unica frase, pronta di riflessi e spietata, che poteva salvare una di loro. Per le altre due, mamma e nipotina non c’era più scampo. La sorella, ignara di tutto, riconobbe la voce e obbedì meccanicamente al grido. Passò la selezione. Era l’estate del 1944, i nazisti erano in rotta su tutti i fronti ma a Adolf Eichmann era riuscita l’ultima grandiosa retata di ebrei, in Ungheria, da spedire ai cameroni di Birkenau. La macchina di strage più grande al mondo sarebbe stata fermata solo all’arrivo dell’esercito russo nel gennaio del 1945. Una donna con prontezza di riflessi dava a sua sorella l’unico snaturato consiglio per non scendere le scale che portavano ai cameroni delle finte docce. “Dai la bambina a mamma”: c’è stato un tempo infame in questo secolo in cui neanche questa frase era innocente”.
Erri De Luca, “Alzaia”