Laurent Mauvignier – Intorno al mondo

intorno

  • Un romanzo come un lungo viaggio che snocciola una quindicina di storie da Gerusalemme a Mosca, dalla Tanzania alla Florida, da Roma a Dubai, dal Mare del Nord alle coste della Somalia. Sfruttando una lingua sempre carica di tensione, lo scrittore francese propone una ricca e variegata tela romanzesca in cui si trova di tutto – amicizia, amore, morte, sesso, follia, violenza, sogni e frustrazioni – e i cui personaggi sono colti nel momento in cui le loro vite giungono a un punto di svolta. Come se la scossa del terremoto giapponese avesse sconvolto anche il loro equilibrio interiore.Fabio Gambaro, la Repubblica

Finalmente, dopo molte delusioni (o quasi), un libro veramente piacevole di uno scrittore francese non molto conosciuto (almeno da me). Più che un romanzo, sono 14 storie che hanno come tratto comune il maremoto che ha sconvolto il Giappone nel 2011. Quattordici racconti svolti in contemporanea, dalla Florida alla Slovenia, dall’Africa a Dubai, che colgono frammenti di vite lontano da casa. Si comincia con due giovani sorpresi dallo tsunami in Giappone e si prosegue in un giro del mondo veramente appassionante, in cui le esistenze interiori dei protagonisti sono devastate al pari della terra squassata dal terremoto. “Persone perlopiù in vacanza, safari, crociera, ma anche persone lontane da casa perché costrette a lavorare in un paese più florido del proprio, persone che si sono messe in viaggio per raggiungere qualcosa o qualcuno – un fratello, una rivincita, un colpo di fortuna, una città che amarono da ragazzi. Persone che mentre la terra si sconquassa in Giappone sperimentano, in una specie di geologia interiore, uno sconquasso nelle proprie esistenze, come se gli spostamenti delle placche terrestri fossero una mostruosa proiezione nell’infinitamente grande di ciò che accade, infinitamente piccolo ma ugualmente devastante, negli animi e nelle vite degli uomini”.

Paolo Messina

 

Koushoun Takami – Battle Royale #BattleRoyale

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Ah signur, che libro! Lasciatemi cominciare con: ammazza che impresa finirlo. Pensavo di usarlo come libro n*38 ( giapponese non Murakami) invece, data la lunghezza, ho optato per libro oltre le 600 pagine ( mi butterò una seconda volta su autori giapponesi non Murakami).
È stato un libro atipico: se si esclude l’uscita di Hunger Games che l’ha scopiazzato alla grande, é davvero unico nel suo genere.
Lati positivi: storia originale, meticolosa, non scontato il finale, grintoso nei toni e nelle motivazioni che stanno alla base del libro. Perché ridurre questo romanzo a pura fiction è riduttivo: credo piuttosto che l’autore, laureato a Osaka in filosofia, abbia radicalizzato con questo espediente letterario una tesi di Hobbes nel Leviathan, ovvero che è nella natura dell’uomo essere lupo per gli altri uomini e che questo assunto porti gli uomini al tutto contro tutti, in una logica di autoconservazione e distruzione del gruppo in cui come unico esito possibile si ha l’instaurarsi del mostro, il Leviatano, il tiranno assoluto che governa con ferocia e che è impossibile ribaltare perché nessuno si fida di nessuno e quindi non è possibile l’associazionismo rivoluzionario.
Avesse fatto solo questo, ma l’autore poi si perde nelle descrizioni degli stati d’animo di ragazzi adolescenti, che si dilungano a volte in monologhi interiori prolissi e noiosi.
Come diceva Lorenza Inquisizia Maggi ci vuole stomaco forte a volte per portare a termine la lettura di questo libro: si, ma più per la prolissità descrittiva, che per il sadismo. Cioè, a volte, pensavo solo: “eh minchia, ma quanto ci metti a far fuori questo personaggio?! Ma quante introspezioni nella mente di adolescenti giapponesi mi devo sucare prima che lo faccia fuori?!”
Detto questo, scusate la prolissità, il libro merita: della serie cult. Grazie di averlo consigliato.

Stefano L.

Inquisition: io l’ho trovato scioccante assai, non mi ricordo però particolari traumi sui discorsi interiori dei protagonisti. Forse avendolo letto pre-hunger games e non sembra ma l’idea di ragazzini che si fanno a pezzi (ok sembra) a suon di mannaia e accetta era così disturbante che mi servivano i discorsi introspettivi per darmi un po’ di pausa. Comunque i giapponesi, popolo strano, ne hanno comprate così tante copie da farne un bestseller, poi hanno fatto un manga (letto, crudo ma mi è piaciuto), e un film (non ancora visto). 

Descrizione

Dal 1947 ogni anno una classe di quindicenni delle scuole superiori giapponesi viene scelta per partecipare al Programma: intrappolati su un’isola deserta, controllati tramite collari radio, i ragazzi sono costretti a uccidersi l’un l’altro o a essere uccisi. Finché non ne rimanga uno solo… Edito nel 1999, “Battle Royale” è un bestseller assoluto in Giappone, il libro più venduto di tutti i tempi; diventato fenomeno di culto, ha ispirato celebri film, manga sceneggiati dallo stesso Koushun e videogiochi. Scritto con uno stile insieme freddo e sanguinoso, “Battle Royale” viene tradotto direttamente dal giapponese con un’importante operazione editoriale.

Originariamente scritto nel 1996 il romanzo non fu pubblicato fino al 1999. La storia racconta degli studenti di una scuola media che sono costretti a combattere tra loro fino alla morte in un programma gestito da un autoritario governo giapponese ora conosciuto come “Repubblica della Grande Asia Orientale”.

Inizialmente era stato candidato al “Japan Grand Prix Horror Novel 1999”, poi rifiutato nel round finale per il suo contenuto. Successivamente il romanzo, a sorpresa, è diventato un bestseller. Nel 2000, un anno dopo la pubblicazione del romanzo, Battle Royale è stato adattato in una serie manga, scritto dallo stesso Takami e in un film. Il film ha avuto successo ma anche controversie, venendo condannato dalla Dieta Nazionale del Giappone; è diventato comunque uno dei film di maggiore incasso nel paese. Il film ha avuto un sequel chiamato Battle Royale II: Requiem e altri due adattamenti manga più brevi.