La mia vita – Agatha Christie #AgathaChristie

“Sul futuro, vago e incerto, si possono fare un’infinità di piani interessanti, meglio ancora se azzardati e improbabili, tanto niente corrisponderà alle nostre elucubrazioni, ma almeno avremo avuto il piacere di progettare.”

Ho iniziato questa autobiografia pensando di leggerla con metodo, volevo andare avanti a poco a poco e gustarmela a mano a mano che andavo avanti con la lettura in ordine cronologico dei libri di Poirot… ma ho miseramente fallito! La trama è davvero avvincente, sono rimasta letteramente invischiata e non sono riuscita a fermarmi.

Non è una vera autobiografia, ed è peraltro un poco romanzata, non segue un ordine cronologico, nè un qualunque altro ordine, tranne forse quello del suo flusso dei ricordi.

Ho ricordato quel che volevo ricordare.

Agatha Christie iniziò a scrivere questo libro intorno al 1950, compiuti i sessant’anni, e lo terminò nel 1965, quindici anni dopo, perchè, come disse: “Mi sembra il momento giusto per mettere punto. Tutto quello che avevo da dire l’ho detto.”. Nonostante sia a tutti gli effetti un’autobiografia, e quindi cominci dall’inizio della vita della scrittrice, è evidente come l’autrice abbia cercato in tutti i modi di evitare le costrizioni di una cronologia troppo rigida, e lo dice chiaramente: scrive e ricorda solo quello che vuole ricordare, siano esse cose belle o brutte, siano ricordi importanti o sciocchi. E parte del piacere che si prova a leggere questo libro nasce dalla leggerezza con cui procede, interrompendosi per divagare, come se l’autrice si guardasse dall’alto nel descrivere le cose, mentre racconta emozioni di momenti vissuti trent’anni prima, o si mentre si perde nelle descrizioni dei luoghi e soprattutto delle case in cui ha vissuto (sinceramente mi sono un po’ persa su queste, a un certo punto penso d’averle un po’ confuse tutte). In particolare i suoi ricordi si soffermano sulla casa in cui ha vissuto la sua infanzia e il libro sembra dedicato proprio a quella magione, infatti inizia e finisce con il ricordo di quella casa e della bambina che lei fu mentre la abitava.
E’ una lettura semplice, ma allo stesso tempo emozionante e ricca davvero di tanti spunti di riflessione e di suggerimenti sulla vita, di quelli dati da una nonna anziana e saggia, eppure molto moderna, una signora che, pur di mentalità chiaramente vittoriana, ha sempre avuto anche un atteggiamento incredibilmente intraprendente, e indipendente.

Un libro di quasi seicento pagine, davvero scorrevole, piacevole, interessante, dal quale emerge soprattutto un profondo amore per la vita, e la bella dote di saper cogliere con grande intensità il potenziale divertimento presente nella vita.

Davvero davvero una bella lettura!

“Il passato, i ricordi e le realtà stanno alla base della nostra vita attuale e ci vengono improvvisamente restituiti alla memoria da un odore, dalla forma di una collina, da una vecchia canzone… da qualche inezia che, d’un tratto, ci fa dire «mi ricordo» con uno strano e inspiegabile senso di piacere.”

Anna Mimula Atene

Alabama Song – Gilles Leroy #GillesLeroy #ScottFitzgerald #PremioGoncourt

Premio Goncourt 2007

“ Le persone che si amano sono sempre indecenti. E per chi ha perso l’amore guardare gli amanti è una tortura da respingere sputandoci sopra o deridendola.”

Gilles Leroy,  Alabama Song, -Baldini Castaldi Dalai editore – 2008

Trad. di Margherita Botto – Premio Goncourt 2007.

Nel week end ho letto questo volume che ho da tempo in libreria, dimenticandome persino. Ma come ho potuto? E’ un libro bellissimo, che mi ha trascinato letteralmente in un vortice di champagne e disperazione. E’ un’autobiografia romanzata, scritta in veste di diario di Zelda, l’eccentrica moglie di Francis Scott Fitzgerald, icone simbolo dei ruggenti anni venti. Alcol, eccessi, debiti, creatività, follia… è Zelda che scrive per mano del talentuoso Gilles Leroy, raccontando in una serie di immagini spesso sfalsate sul piano temporale la propria vita accanto a Goofie (soprannome di Fitzgerald). Lei che, reginetta di bellezza dell’Alabama, figlia di un giudice, dal profondo e anonimo sud degli Stati Uniti arriverà a condurre un’esistenza di eccessi tra New York e Parigi, incendiandosi di luce per finire bruciata e disperata insieme a Scott. Come l’esplosione di una supernova, brillerà nel cielo della generazione perduta per essere poi inghiottita dal nulla, come quel buco nero che aveva al posto dell’anima. La smania di successo di Fitzgerald, il rapporto altalenante con la moglie – fatto di passione, tradimenti, gelosie, rivalità, invidie, eccessi alcolici con conseguenti impatti sulle prestazioni amorose – e con la sua follia. Follia che viene inseguita e dalla quale si scappa per tutto il libro, in un progressivo processo di dissoluzione che comincia quasi immediatamente dopo il matrimonio, in un susseguirsi di scontri seguiti da avvicinamenti in un clima di continua tensione tra i due che neppure la nascita della figlia Frances riesce a risanare.

E’ un libro dalla struttura strana, l’utilizzo di continui salti d’epoca e di flash back nell’arco del trentennio in cui si svolgono gli avvenimenti conferisce al romanzo un ritmo incalzante, a tratti delirante, che ben si adatta alla ricostruzione psicologica dei personaggi. Lo consiglio in particolare a chi, come me, adora gli scittori del periodo, un grande momento della letteratura americana ma non solo, e non si stanca mai di leggere le loro storie fatte di eccessi, di arte e di passione allo stato puro. Bello, bello e ancora bello!
#cinquantalibri #Alabamasong #GillesLeroy

Questo è un libro dedicato alla scrittura. Ed a tutti coloro che ne sono pazzi. E’ il libro degli scrittori. E di un rapporto tanto malato quanto irrinunciabile. Forse Scott Fitzgerald non sarebbe esistito senza la moglie. Forse Belli e dannati non sarebbe stato scritto se non sotto l’impulso di una vita sconcertata in continuazione. Forse non ci sarebbe stata una scrittura sempiterna senza un dolore terreno e fisico così personale, così patito da carne umana. Zelda è non solo una figura archetipica. E’ l’emblema della scrittura quando i freni non si tengono più. E’ il sacrificio di una famiglia sull’altare del talento. E’ la vita dello scrittore più maledetto del mondo. E’ la scrittura di una vita.  Alberto Pezzini

Paola Castelli