La pianista – Elfriede Jelinek #LaPianista #Jelinek #MichaelHaneke

La pianista – Elfriede Jelinek

Traduttore: Rossana Sarchielli
Editore: Einaudi
Collana: Einaudi tascabili. Scrittori
La ricerca spasmodica e frustrante della vita e di un’identità sessuale, fra autolesionismo e voyerismo, spingono una quarantenne insegnante di pianoforte negli squallidi peep-show della periferia viennese, nei cinema a luci rosse o tra le siepi del Prater, prima di rientrare a casa, sotto le lenzuola del letto che condivide con la tirannica madre. Al centro della narrazione il tormentato rapporto di forza tra le due che trasformerà in catastrofe sadomasochistica il tentativo della donna di legarsi a un suo allievo. “La pianista” è il romanzo più conosciuto di Elfriede Jelinek, premio Nobel per la letteratura nel 2004.
«Vienna, la città della musica! Anche in futuro, qui si affermerà solo ciò che ha già avuto successo. Le saltano i bottoni sul ventre grasso e bianco della cultura, come ad un cadavere affogato che anno dopo anno si gonfia sempre più, se nessuno lo ripesca».

Ci ho messo 15 anni buoni a riprendermi dalla visione del film di Michael Haneke, che fece incetta di premi a Cannes aggiudicandosi il Grand Prix Speciale della Giuria, la Palma d’oro per la migliore attrice e il premio per la migliore interpretazione maschile. il libro è per certi versi diversi ma assolutamente non da meno. Tra l’altro è talmente diversa come esperienza rispetto alla visione cinematografica, che mai durante la lettura ho pensato a Isabelle Huppert, ma mi sono immaginato la protagonista con una faccia inventata dalla mia immaginazione.

La protagonista del romanzo è l’insegnante di pianoforte Erika, inquietante antieroina che si avvicina alla mezz’età, diventata maestra di piano dopo il mancato successo come solista. Per nulla emancipata, vive in un morboso duetto con l’anziana madre, dispotica e soffocante, che invade con la sua presenza ingombrante l’intera vita della figlia, scegliendo per lei i vestiti da indossare, le persone da frequentare, la carriera da intraprendere, monitorando i suoi spostamenti, il suo armadio e perfino il letto, un letto matrimoniale che le due devono condividere. Culmine della storia sarà il tentativo di Erika, schiava di una sessualità autolesionista e voyeuristica, di stabilire un legame amoroso con un suo allievo, tentativo che, dati i presupposti, finirà in una “catastrofe sadomasochista” annunciata.

La morbosità sessuale che lo pervade impressiona, ma più di tutto sconvolge il modo di raccontare, con mille immagini e divagazioni e metafore che rendono magari non facile seguire gli avvenimenti, ma che rappresentano davvero il valore aggiunto. E’ anche disturbante la poca introspezione dei protagonisti, il cui sentire si deve dedurre dai comportamenti, spesso aberranti e perversi. L’atmosfera è opprimente, con questa madre dispotica che cerca di controllare in tutto la figlia pretendendo da lei il massimo e questa figlia che o obbedisce alla madre o, per sfuggire, si annulla completamente in attività disgustose, masochistiche, crudeli, violente e autolesionistiche. Non è facile scrivere storie erotiche senza scadere nel banale, se non nel ridicolo, e questo libro invece è un capolavoro in questo senso.

Concludi il libro disturbato, per nulla eccitato, con una certa rabbia e frustrazione, e penso fosse questo il fine di tutto.

Nicola Gervasini

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La bellezza rubata – Laurie Lico Albanese #Bellezza #Einaudi #Klimt @barbarafacciott

La bellezza rubata –  Laurie Lico Albanese

Traduzione: Maria Baiocchi

Casa Editrice: Einaudi

Collana: Supercoralli

Un’affascinante giovane donna siede con le mani intrecciate, lo sguardo malinconico e sognante, le labbra dischiuse, un intenso color oro inonda la tela: è la Monna Lisa austriaca, è il Ritratto di Adele Bloch-Bauer di Gustav Klimt, creato nella scintillante cornice viennese della Belle Époque.

Vacanza per me significa mangiare, dormire, leggere e camminare. Leggere tanto. Finalmente! Leggere per tante ore e non, come succede durante l’anno, leggere intanto che bolle l’acqua o che finisce la lavatrice. Leggere, pensare, sognare per ore.
Che bellezza!
E che meraviglia questa storia già narrata tante volte, in film, documentari e libri d’arte!
La storia di Adele Bloch-Bauer e del suo ritratto eseguito da Gustav Klimt, la creazione, il successo e il furto del Ritratto scandiscono i tempi della narrazione, che segue gli eventi del Novecento attraverso gli occhi di Adele Bloch-Bauer, discendente di una facoltosa famiglia ebrea, e della nipote prediletta, Maria Altmann.
Qui si narrano in parallelo le loro storie, quella di Adele nei primi anni del Novecento, e quella di Maria, in piena seconda guerra mondiale, con le persecuzioni antisemite in atto e le disperate fughe verso la salvezza.

La parte più suggestiva spetta ad  Adele, vera regina di Vienna, donna anticonformista e brillante mecenate.
Accattatevi questo romanzone di 350 pagine, se volete emozionarvi nella Vienna imperiale e rivivere un secolo di storia gaudente e dolorosa.
Ogni libro appena letto mi sembra più bello dei precedenti, non sono lucida, tutta presa da mille suggestioni. Questo tuttavia si anima di tutti i miei amori: il
mondo ebraico, l’Austria, l’arte, l’amore e la passione, i caffè dove si incontrano gli artisti, i musei e i vernissage, il senso di famiglia e di appartenenza.

Lei è regina e seduttrice, un’ebrea intrappolata in un mondo perduto”.

“Devo riempire tre pareti per il Fregio di Beethoven – finalmente mi si avvicinò – entro aprile devo avere pronti i bozzetti. Mi sono bloccato sull’ultima raffigurazione. Tutto quello che ho in mente è troppo o troppo poco.-
Mi mostrò la poesia in cui aveva messo il segno: l’Ode alla gioia. La lessi, lentamente.
– Che ne pensi del bacio? – gli chiesi. Girai il libro verso di lui. L’hai cerchiato, proprio qui: “Abbracciatevi, moltitudini! Questo bacio vada al mondo intero”.
– Esatto, ho letto mille volte questo verso ma non riesco a dare consistenza al crescendo…
Ripensai a quando giacevo tra le sue braccia, una volta consumata la passione.
– Magari un abbraccio, invece di un bacio? Quello che tiene insieme gli amanti quando si placa la passione.
– Va avanti, disse lui.
– Non ho l’immagine chiara in mente, ma non credi che tutti desiderino essere abbracciati proprio nel modo giusto e per il tempo necessario? Se non succede, siamo tristi, ma se ci stringono troppo forte, ci sentiamo costretti.
Prese a disegnare, dapprima lentamente poi sempre più concentrato. (…) Con dei gessetti rossi e blu disegnó l’ampia schiena nuda di un uomo che circondava una donna con le braccia.”
– Un bacio che salvi il mondo , per te, Adele.
Come avevo sempre sospettato, la mia mente, più che il mio corpo, era ciò che mi avrebbe tenuto in vita, e al sicuro dall’abisso della tristezza.
-Sarà magnifico, dissi.

Barbara Facciotto

La vicenda del ritratto conteso tra Maria Altman e la Galleria nazionale del Belvedere di Vienna è storia degli ultimi anni. È una vicenda che ha visto riconoscere all’ultima erede dei Bloch-Bauer – la nipote Maria – la proprietà del dipinto di Klimt che era stato trafugato quando i nazisti occuparono l’Austria e che il Museo rivendicava come proprio. Questa vicenda giudiziaria è stata anche portata sul grande schermo nel film diretto da Simon Curtis e interpretato da Helen Mirren, dal titolo Woman in Gold, uscito nelle sale un paio di anni fa, ispirato però al precedente libro di Anne-Marie O’Connor The Lady in Gold (2012). Qui prevale il punto di vista di una donna, ormai cittadina americana da quando fu costretta ad abbandonare la natia Austria, che torna nella città dei suoi ricordi più dolorosi e che lotta di fronte alle ingiustizie del passato. Ad accompagnarla in questo cammino in salita è l’avvocato Randy Schöenberg – nipote del grande compositore che pure in quanto ebreo fu costretto a lasciare la sua Vienna – il quale si occupa ancora oggi di restituzioni di opere trafugate durante l’Olocausto.