Altri libertini – Pier Vittorio Tondelli #PiervittorioTondelli #recensione

Tondelli_altri_libertini

“Magari arrivi che senti la tua solitudine farsi pesante ma è un gioco diverso ed essere soli fa molto più male in mezzo alla gente, allora sì che è doloroso e pungono le ossa e il respiro è davvero brutto, come vivere un trip scannato e troppo lungo.”

Avevo questo libro da una decina d’anni ma non l’avevo ancora letto. Di Tondelli sapevo già quasi tutto perchè era da più di 20 anni che ne sentivo parlare. Essendo stato un teenager nei primi anni 90 di Tondelli me ne parlò per primo il Ligabue degli esordi: la poetica dell’outsider di provincia così ben caratterrizzato doveva (quasi) tutto a lui. Ligabue abitava, da ragazzo, nello stesso palazzo dello scrittore e visse in prima persona anche gli eventi personali di Tondelli, dal successo alla censura fino alla tragica morte per Aids.
Poi lo sentii citato all’affacciarsi al pubblico di OGNI giovane scrittore italiano.
In ogni articolo su Pazienza.
Forse ho aspettato tanto perchè ne ero più o meno inconsciamente intimorito.
In un altro post ho scritto che secondo me era un po’ invecchiato male e non credo di voler smentire questa affermazione: ma probabilmente perchè Tondelli scolpisce sì un’umanità postmoderna quasi paradigmatica (si puo’ dire?) ma descrive anche un mondo ormai anni luce lontano da quello attuale.
E’ vero che l’aggettivo migliore per definire il tenore delle vicende di Altri Libertini è “patetico” ma è anche vero che il profumo di umanità lo senti un po’ ovunque; c’è un sentore di speranza anche nel girone infernale del Postoristoro che diventa un irresistibile profumo in Autobahn. Per fare un esempio considero più visionario e profetico Meno di zero di Brett Easton Ellis.
Lo stile di scrittura è provocatorio: espressioni dialettali, sgrammaticature, bestemmie. Non credo fosse una scelta originalissima (Porci con le ali è di qualche anno prima) ma certamente nel 1980 ebbe un effetto deflagrante. Tondelli descriveva un sottoproletariato escluso dal mondo borghese ma anche dalla lotta politica; ecco, forse lì ci aveva visto giusto. La società italiana (e non solo) si avviava all’individualismo consumistico, il 77 era naufragato (o era stato fatto naufragare) e si stava perdendo in un mare di eroina.
Purtroppo io quegli anni non li conosco (avevo 5 anni) ma ne sono sempre più affascinato: qualcuno qui dentro li ha vissuti? Li ricorda? Mi puo’ dire se ho scritto cazzate? 🙂

Alessandro Dalla Cort

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Enrico Brizzi – Jack Frusciante è uscito dal gruppo #EnricoBrizzi #JackFrusciante

Jack-Frusciante

Il mio 1/50 è “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”, opera prima di Enrico Brizzi.
Io sono un tipo di lettrice sui generis: per anni penso ad un libro, fantastico sul suo titolo e mi costruisco in testa una (mia) storia scritta tra quelle pagine; poi mi decido a leggerlo, finalmente è arrivato il momento giusto, e….il mio teatrino mentale ha sbagliato totalmente copione, l’idea che avevo non c’entra nulla con quella vera scritta nel libro in questione!
Pensavo a qualcosa di più musicale, più legato alla storia di John Frusciante, chitarrista dei Red Hot Chili Peppers (che insieme a Bruce Springsteen e The Strokes formano la mia triade di musicisti preferiti in assoluto!)…. invece si tratta di una riflessione sull'”uscire dal gruppo” e sui vari modi che esistono per farlo, riflessione fatta attraverso il racconto di attimi di vita di Alex D., il protagonista, alle prese con la tardoadolescenza, i cambiamenti che subisce, nuove amicizie, un amore platonico con Aidi.

Le cose che mi sono piaciute di più:
-il gergo giovanile è pieno di parole prese dall’inglese, dal francese, dal tedesco, dal latino, a volte italianizzate o accostate tra loro a formare neologismi, altre volte alternate all’interno di una frase e ciò rispecchia fedelmente il modo di esprimersi di tanti (giovani e meno giovani)..
-sebbene sia ambientato nella Bologna del 1992 (ci sono un paio di rimandi alla cronaca di quell’anno), è attualissimo, sembra scritto ieri.. o forse è semplicemente senza tempo, trasversale, qualunque 17enne(e mezzo) potrebbe rispecchiarsi, non so..
-il romanzo è pieno di citazioni cinematografiche, musicali, letterarie.. volendo approfondire, offre molti spunti!

Valentina I.

DESCRIZIONE

l titolo si riferisce a un fatto realmente accaduto nel 1992: John Frusciante, l’allora chitarrista dei Red Hot Chili Peppers, lascia inaspettatamente il gruppo, durante una tournée all’apice della popolarità. Fa, come si legge nel libro, “un salto fuori dal cerchio”. L’episodio è oggetto di una breve riflessione da parte del protagonista, ma più in generale in questo può riassumersi l’intera morale del racconto, dal momento che tutta la vicenda è imperniata sul concetto di “uscire dal gruppo” nel senso di “uscire dalle consuetudine, dagli schemi sociali”. Il nome di Frusciante fu poi cambiato da John in Jack per non incorrere in possibili problemi per questioni di diritti d’autore (infatti il nome del chitarrista viene menzionato esplicitamente solo in un’occasione, altrove lo si cita chiamandolo semplicemente J.). Peraltro, il chitarrista Frusciante, parlando del romanzo durante un’intervista, si disse meravigliato delle poche righe a lui dedicate all’interno del libro, pensando invece che si trattasse di una sua biografia.[senza fonte]

La dedica è per “Andrea P. e T., che hanno disegnato e scritto”, acronimi dei compianti Andrea Pazienza, disegnatore e fumettista, e Pier Vittorio Tondelli, scrittore, due protagonisti della cultura bolognese ed emiliana del decennio precedente.