Questo divertente e politicamente scorretto libro è il resoconto del viaggio intrapreso da Bill Bryson attraverso gli Stati Uniti. A qualche tempo di distanza dalla morte del padre, Bill decide di tornare negli USA dall’Inghilterra, dove ormai si è stabilito da parecchi anni, per ripercorrere gli itinerari vacanzieri della sua infanzia e per ritrovare la stessa spensieratezza dell’epoca.
Ovviamente, a trent’anni di distanza è difficile ritrovare le stesse situazioni e rivivere le stesse emozioni; così, si capisce un po’ perchè Bryson abbia deciso di lasciare gli USA per il vecchio continente.
Mi viene naturale fare un parallelo con “Strade Blu” di William Least Heat-Moon, letto solo pochi mesi fa; entrambi sono racconti di un viaggio reale fatto in solitaria ma laddove quello di Least Heat-Moon è un racconto romantico quello di Bryson si scopre essere un esilarante narrazione da parte di un uomo di mezza età brontolone a cui non piace nulla o quasi di quello che vede, tanto che mi viene da pensare che, probabilmente, un lettore che non sapesse nulla di nulla degli USA non sarebbe invogliato a visitarli in seguito alla lettura di “America Perduta”.
Nota di demerito per la traduzione, alcune cose che ho controllato erano totalmente sbagliate.
Massimo Arena
