La regola dei pesci – Giorgio Scianna #recensione #giorgioscianna

«Non abbiamo fatto altro che gli scemi, come centinaia di ragazzi, ma per noi quattro era diverso. Tutto era mitico, assoluto e calmo al tempo stesso. Eravamo un corpo solo».

Ciao amici, ho finito un libro. Esultiamo.
Mi è piaciuto tantissimo fino a tre quarti, perché amo le storie di persone normali che si trovano di fronte a situazioni non comuni. Il finale proprio no, non l’ho capito, ma sarà un limite mio.
Quattro ragazzi diciottenni scompaiono nel nulla dopo una vacanza in Grecia. Tutto fa pensare a una fuga volontaria, ma per quale motivo? Quando uno di loro ritorna a casa, più che sciogliere il mistero, lo infittisce aumentando dolore e domande.
Ho amato tantissimo la scrittura realistica, come negli altri libri di Scianna (non lo conosco, no); i personaggi, i dialoghi, le situazioni sono esattamente come sono. A me piace così, oh.
Ve lo consiglio se in un libro italiano non cercate colli, vitigni, profumi, sapori, dialetti, oppure sparatorie, cinismo, esagerazioni e fuochi d’artificio. Questa è una storia normale. Se capitasse a noi, reagiremmo nello stesso modo. Ma speriamo che non succeda.
Ciao ciao.

Daniela Quartu

DESCRIZIONE

Quando a settembre riapre la scuola, il liceo Tommaseo viene travolto da una scoperta che lascia tutti senza fiato: quattro ragazzi, gli unici maschi della quinta C, sono spariti. Erano in vacanza in Grecia, ma dal 22 luglio nessuno sa piú niente di loro. E mentre un funzionario della Farnesina viene incaricato di assistere i genitori nel tentativo di capire cosa sia successo, uno dei quattro torna a casa, illeso ma chiuso in un mutismo inattaccabile. Fra di loro c’era un patto, e romperlo significherebbe tradire la fiducia degli altri.
Dopo aver raccontato gli adolescenti in un romanzo che ha fatto il giro delle scuole di mezza Italia –Qualcosa c’inventeremo –, Giorgio Scianna sceglie di esplorare, senza mai giudicare, la complessa realtà di chi ha diciotto anni oggi. Perché è quella l’età in cui si prendono le misure di se stessi e del mondo, in cui la sete d’avventura si muove verso direzioni impensabili. La ribellione può assumere molte forme, tante quante sono le speranze.
La regola dei pesci possiede il dono rarissimo di parlare a tutte le generazioni, rimanendo in perfetto equilibrio fra la cronaca piú recente e il romanzo di formazione. Con una voce sincera e tersa, l’autore immagina che cosa può accadere quando un grido d’aiuto rimane inascoltato.
«I pesci riescono a muoversi tutti insieme senza scontrarsi e senza perdere nessuno. Basta fidarsi del movimento degli altri».

Erri De Luca – Tu, mio #ErriDeLuca

Il ragazzo e il mare: l’avventura estiva di un adolescente del dopoguerra, l’incontro con la pesca, e con una ragazza più grande, col suo segreto, con il suo dolore per la perdita del padre in guerra, prima della fine delle vacanze. C’è un’estate brusca nell’età giovane in cui s’impara il mondo di corsa. In un’isola del Tirreno, in mezzo agli anni cinquanta del secolo, un pescatore che ha conosciuto la guerra e una giovane donna dal nome difficile, senza intenzione trasmettono a un ragazzo la febbre del rispondere. Qui si racconta una risposta, un eccomi, decisivo come un luogo di nascita.

tu-mio

Libro n•6 un libro per ragazzi

È la storia del passaggio all’età adulta del giovane protagonista che passa l’estate a pescare con lo zio sull’isola di Ischia. La narrazione comincia come in un classico romanzo di formazione ma dopo poche pagine la svolta è inaspettata e irrevocabile, perché a differenza dei romanzi picareschi, l’estate, il mare, la pesca, gli anni 50 e la stessa Ischia non sono che una cornice che fa da sfondo all’evento richiamato più volte della grande guerra appena finita, incarnato dalla presenza della giovanissima ebrea Caia, appena arrivata dalla Svizzera, sopravvissuta all’olocausto. Ma non è nemmeno la solita storia sull’olocausto: Erri De Luca trova un nuovo genere di narrazione, un incrocio fra il mistico e il poetico per raccontare il coming of age di un giovane uomo chiamato in un’estate a pronunciarsi sul bene e sul male, in una terra di mezzo in cui sembra ancora possibile, anche se improbabile, agire sul passato per modificarlo. Bel finale.

Stefano Lillium