Bill Bryson – America perduta

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Questo divertente e politicamente scorretto libro è il resoconto del viaggio intrapreso da Bill Bryson attraverso gli Stati Uniti. A qualche tempo di distanza dalla morte del padre, Bill decide di tornare negli USA dall’Inghilterra, dove ormai si è stabilito da parecchi anni, per ripercorrere gli itinerari vacanzieri della sua infanzia e per ritrovare la stessa spensieratezza dell’epoca.
Ovviamente, a trent’anni di distanza è difficile ritrovare le stesse situazioni e rivivere le stesse emozioni; così, si capisce un po’ perchè Bryson abbia deciso di lasciare gli USA per il vecchio continente.
Mi viene naturale fare un parallelo con “Strade Blu” di William Least Heat-Moon, letto solo pochi mesi fa; entrambi sono racconti di un viaggio reale fatto in solitaria ma laddove quello di Least Heat-Moon è un racconto romantico quello di Bryson si scopre essere un esilarante narrazione da parte di un uomo di mezza età brontolone a cui non piace nulla o quasi di quello che vede, tanto che mi viene da pensare che, probabilmente, un lettore che non sapesse nulla di nulla degli USA non sarebbe invogliato a visitarli in seguito alla lettura di “America Perduta”.
Nota di demerito per la traduzione, alcune cose che ho controllato erano totalmente sbagliate.

Massimo Arena

Stephen King – 22/11/’63

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Due parole su quest’opera monumentale dell’unico vero Re, dato che scopro solo ora un bellissimo e utilissimo blog con tutte le nostre recensioni (grazie Inquy, immagino!). Due perché non sono bravo a fare recensioni, due perché il rischio di spoiling è troppo alto, due perché sono in ferie e quindi zero pc, solo smartphone, per l’aggiunta in auto.

Premetto che non leggevo Stephen King da anni e anni, da quando ho adorato L’ombra dello scorpione, It, Le stagioni diverse, e compagnia bella. Perché? Boh.
Mai ritorno di fiamma è stato più dolce, mai la lontananza ha buttato tanta benzina sul fuoco.

La scrittura, almeno nella traduzione italiana (nel caso in specie di Wu Ming), è veloce ma ricca, seppur mai prolissa, nonostante le quasi 800 pagine. Zeppa delle citazioni musicali, letterarie e artistiche in genere tipiche dell’autore, che qui ha a disposizione per sbizzarrirsi un’infinità di materiale, dato che vive a cavallo di 3 generazioni. Sono un po’ ruffiane dai, ma spocchio-snob come noi abboccano inevitabilmente all’amo!
Secondo me questo Re maturo scrive persino meglio!

Diciamolo, al Nostro (non Bruce eh!) piace vincere facile, perché i viaggi nel tempo stuzzicano il nostro intelletto come nient’altro. Dopo la vincita al Superenalotto (ora, un tempo era il 13 al Totocalcio, RIP), niente accompagna le nostre fantasie pre-sonno come ciò che faremmo se avessimo a disposizione una macchina del tempo.
Poi aggiungici JFK, e le basi diventano un assist alla Magic Johnson per qualsiasi scrittore. Quindi si parte in discesa.

Ma un libro così bisogna scriverlo. Ho voluto fare l’avvocato del diavolo. Tutte cazzate. Questo libro è un capolavoro, un capolavoro assoluto, e dopo averlo iniziato, quando non lo avrete in mano, sarete stranamente irrequieti, anelando il momento del ricongiungimento!

Enjoy!

Emanuele Orrù