Stefan Zweig

« Inerme e impotente, dovetti essere testimone della inconcepibile ricaduta dell’umanità in una barbarie che si riteneva da tempo obliata e che risorgeva invece col suo potente e programmatico dogma dell’anti-umanità. »
(Stefan Zweig, Il mondo di ieri, Ricordi di un europeo)

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Approfitto della visione del film “Una promessa” di Patrice Leconte e dalla lettura del breve romanzo da cui è tratto “Viaggio nel passato” per promuoverne l’autore Stefan Zweig (1891 – 1942) che forse a molti partecipanti di questo gruppo non dice moltissimo ma che io trovo assolutamente attuale e da leggere con grande piacere. Austriaco di nascita e cittadino europeo ante-litteram per cultura, intuizione e convinzione, quando ancora non erano esplose le due grandi guerre. Nel suo capolavoro che consiglio caldamente “Il mondo di ieri” racconta con qualche sobrio accento autobiografico il passaggio dall’Austria felix dell’impero asburgico allo scenario devastante della prima guerra mondiale e ai primi accenni dell’emergente nazi-fascismo. Scrittore all’epoca di grande successo, i suoi libri vengono fatti sparire da tutte le biblioteche europee dal Fuhrer, Zweig fu fiero di condividere questa sorte con celebrità come Thomas e Heinrich Mann, Franz Werfel, Sigmund Freud e Albert Einstein. Nel 1934 lasciò l’Austria per raggiungere Londra senza la sua famiglia. Nel 1938, dopo l’annessione dell’Austria al Terzo Reich, chiese la cittadinanza inglese. Nello stesso anno divorziò dalla moglie Friderike e nel 1939 sposò la giovane segretaria Lotte Altmann (1908-1942), con la quale l’anno dopo andò ad abitare a New York, ben sapendo che non avrebbe più rivisto l’Europa. Nel 1941 si spostò a Petrópolis in Brasile, dove si suicidò, con un’overdose di barbiturici, insieme alla sua seconda moglie nel 1942. La sua carriera di scrittore è ricca di bellissime biografie di amici geniali suoi contemporanei e non e, soprattutto sono memorabili i suoi racconti brevi e folgoranti (ripubblicati in anni recenti dalla benemerita Adelphi ( da leggere almeno : Bruciante segreto, Lettera di una sconosciuta ,Novella degli scacchi,Amok, Una notta fantastica e questo Viaggio nel passato, in cui il tempo è ancora una volta il grande protagonista che modifica il corso dei destini e dei sentimenti delle persone (qui una passione amorosa inespressa si traduce prima in una lunghissima attesa e poi in una inevitabile delusione perché nulla può rimanere immutabile.
Insomma un grande e forse non adeguatamente riconsiderato scrittore tanto più moderno quanto più precursore di visioni globali ancor oggi disattese.

Renato Graziano

Stefan Zweig – Ventiquattro ore nella vita di una donna

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Ecco conclusa la mia lettura di “Ventiquattro ore nella vita di una donna” (Passigli), che come gli altri due titoli di Stefan Zweig già letti – “Novella degli scacchi” e “Lettera da una sconosciuta” – più che un romanzo breve è un racconto neanche tanto lungo: da leggere, insomma, nel giro di un pomeriggio. E io avrei preferito leggerlo in un pomeriggio d’inverno (non vi spiego come mai! Penso sia questione soggettiva). In più, lo considero di una bellezza meno fulgida di quella degli altri due titoli nominati. Eppure… anche “Ventiquattro ore nella vita di una donna” mi pare un piccolo libro molto speciale. Per una ragione semplice: che la qualità della scrittura di Zweig è altissima. E quindi non mi pare tanto importante raccontarvi che al centro della vicenda vi sia l’improvvisa e travolgente passione di una donna per un ragazzo divorato a sua volta da un’autodistruttiva passione per il gioco d’azzardo; e che il cuore della vicenda stessa si svolga nel lasso di tempo indicato nel titolo ma resti evento principale di tutta l’esistenza della protagonista (cfr. “Lettera da una sconosciuta”). Perché mi sembra di dire di più del libro chiarendo quanto sia suggestiva la resa delle sue atmosfere (che meraviglia, la scena della donna e del ragazzo – sconosciuti l’uno all’altra – sulla panchina, sotto la pioggia scrosciante, dopo che lei, poco prima, ha avvistato lui al tavolo da gioco) e un dipanarsi della storia tale da lasciare senza fiato, come se anche il lettore, come la donna e il ragazzo, fosse preso da una passione. Ma il motivo che, da solo, può giustificare la scelta di leggere “Ventiquattro ore nella vita di una donna” è ciò che l’autore offre in due pagine: il resoconto di quel che accade a un tavolo da gioco di Monte Carlo attraverso uno sguardo che si concentra esclusivamente sulle mani dei giocatori, e che attraverso i movimenti e le immobilità di quelle mani coglie emozioni e caratteri di coloro che con quelle mani stanno puntando e poi riscuotendo e poi… Se conducessi un corso di scrittura creativa, utilizzerei quelle due pagine come spunto per un’intera lezione, con tanto di assegnazione finale di compiti per casa. Come descrivere una situazione e diversi personaggi, principali e secondari, attraverso uno sguardo “mirato”. … Ma come riuscirci in modo sublime, beh, quello proprio non vi sarebbe modo di insegnarlo.

Sonia Patania