Kent Haruf – Benedizione #KentHaruf #Benedizione @nneditore

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Non sempre è facile giudicare un romanzo, stabilire cioè il distacco necessario a valutarlo nella prospettiva della propria esperienza di lettore. In casi come questo è molto difficile, ed è un bene. È un bene perché Haruf riesce a minimizzare – o se preferite sublimare – la dimensione narrativa. Il meccanismo narrativo in effetti sembra farsi essenziale fino a diventare trasparente, fin quasi a scomparire. Resta un resoconto, asciutto eppure palpitante, della fase terminale del protagonista che trascina con sé – nel suo cono di luce in dissolvenza – lo spaccato di una cittadina statunitense alla fine del ventesimo secolo, con sullo sfondo la presenza cupa e ovattata della Guerra del Golfo. Succede solo la vita, col suo carico di memoria e il suo scivolare nella morte. Ma nell’obiettivo c’è la società periferica posta al cuore dell’idea di nazione, una visione frattale del grande senso di assedio che sterilizza la pietà, l’empatia, gli affetti in nome di una way of life che diventa il serbatoio di consenso per una strategia politica globale. Al di là di questa lettura politica, la bellezza del libro sta proprio nell’umanità che affiora improvvisa, imprevedibile, inessenziale dalle crepe occasionali che si aprono nella cappa di indifferenza, spesso di ostilità.
Dovendo assegnare un voto, non darei il massimo solo perché mi è rimasta la sensazione di qualche filo narrativo che non è stato snodato fino in fondo, oltre ad un senso di vaga incompiutezza.

Stefano S.

Benedizione – Kent Haruf @nneditore #KentHaruf

per me, prima lettura dell’anno davvero soddisfacente.

haruf

un libro scarno, asciutto e dalla semplicità disarmante. come se fosse facile. essenziale e sobrio nella scrittura, ma efficacissimo e soprattutto capace di colpire in profondità.

siamo nella provincia americana più classica – una comunità rurale che annovera tra le su figure di riferimento il reverendo, ma in cui anche il titolare della ferramenta ha un ruolo sociale e parteicpa a pieno titolo al film che viene girato tutti i giorni – raccontata nella sua dimensione più autentica. quella della chiusura sociale e della refrattarietà ai cambiamenti, ma anche quella delle piccole grandi storie di buoni sentimenti e di buone azioni, quella dei piccoli peccati del passato espiati in maniera silenziosa.

si racconta l’ultimo mese di vita di un malato terminale, ma non è solo o tanto il momento del distacco a commuovere. è il costante e irrisolto tormento di voler risolvere i conti in sospeso, di gratificare le persone care, di restituire l’amore che si è ricevuto. La caratteristica migliore nella scrittura di Kent Haruf è il dono della misura; descrizioni di luoghi, stati d’animo o emozioni, discorsi diretti, non dice mai troppo, ma nemmeno troppo poco.

non è un racconto edificante, perché racconta entrambi i volti del genere umano. ma parla soprattutto di brave persone: in un mondo che cerca e si innamora solo della strordinarietà, scalda il cuore questa attenzione alla banale ordinarietà del bene.

andrea sartorati

DESCRIZIONE

Nella cittadina di Holt, in Colorado, Dad Lewis affronta la sua ultima estate: la moglie Mary e la figlia Lorraine gli sono amorevolmente accanto, mentre gli amici si alternano nel dare omaggio a una figura rispettata della comunità. Ma nel passato di Dad si nascondono fantasmi: il figlio Frank, che è fuggito di casa per mai più tornare, e il commesso del negozio di ferramenta, che aveva tradito la sua fiducia. Nella casa accanto, una ragazzina orfana viene a vivere dalla nonna, e in paese arriva il reverendo Lyle, che predica con passione la verità e la non violenza e porta con sé un segreto. Nella piccola e solida comunità abituata a espellere da sé tutto ciò che non è conforme, Dad non sarà l’unico a dover fare i conti con la vera natura del rimpianto, della vergogna, della dignità e dell’amore. Kent Haruf affronta i temi delle relazioni umane e delle scelte morali estreme con delicatezza, senza mai alzare la voce, intrattenendo una conversazione intima con il lettore che ha il tocco della poesia.