Israel J. Singer – A oriente del giardino dell’Eden #BollatiBoringhieri

Nella Polonia d’inizio ’900 il figlio di un ambulante viene sedotto dal socialismo ma si perde tra l’amore, il sogno della rivoluzione russa e le trincee della guerra.

arton67723

Israel Singer non sbaglia un libro, tutte storie avvincenti che si intrecciano con fatti storici avvenuti all’inizio del secolo scorso.
E’ uno scrittore fantastico nel dipingere i personaggi, anche quelli minori, così come sono straordinarie le descrizioni degli ambienti, delle strade, del gelo implacabile dove si svolgono quasi tutte le sue storie, tra Polonia e Russia. Parte con una mitezza profonda nelle prime immagini del libro, che a poco a poco cede il passo all’aggressività di un destino implacabile.
Questa storia, sebbene parta dal padre del protagonista, un poverissimo ebreo polacco, si incentra principalmente sul figlio Nachman, il quale, dopo aver studiato la religione dei padri, l’abbandona per seguire un’altra religione, il comunismo. Rabbino mancato, ex studente di Talmud, povero fornaio di Varsavia, Nachman crede ardentemente nella causa rivoluzionaria e nel Paradiso Terrestre che con cieco idealismo è sicuro si stia realizzando a Oriente in quel novello Eden che è per lui l’idealizzata Russia dei Soviet.
E a oriente, abbagliato da teorici che predicano l’uguaglianza fra gli uomini, vorrà e riuscirà ad andare, fra mille difficoltà, credendo di trovare pane e giustizia.
Coinvolgente la descrizione delle sofferenze e degli oltraggi subiti da quest’uomo che crede ciecamente e giustifica tutto, le rinnovate ingiustizie, i maltrattamenti, la tortura.
Crede, nonostante la miseria in cui vive e che vede intorno a sè, senza mai un cedimento. Piuttosto di ammettere la realtà dei fatti, pensa di essere lui a non capire, questo è il romanzo delle Grandi Illusioni, delle speranze tradite.
Nessun riscatto per il protagonista, ma, umiliato fino alla fine, rimane solo e disperato in una terra di mezzo tra Unione sovietica e Polonia, e crudelmente respinto da entrambe si spegne sfinito vicino a un cavallo morente.
“In quell’animale abbandonato sfinito sfruttato, che ansimava nell’agonia, vide se stesso, vide tutta la propria vita”
Bello bellissimo, scritto così bene che pare di esserci.

Raffaella G.

La famiglia Karnowski – Israel J. Singer

isr

Mio primo libro del 2016. Innamoramento totale. Ogni momento è buono per leggere un romanzo del genere, anche l’attesa nel posteggio di un ospedale.
Romanzone sulla storia di 3 generazioni di ebrei all’alba della seconda guerra mondiale, un bel libro, corposo e ben costruito. Narra la storia di una famiglia di ebrei polacchi che si trasferisce in Germania e poi, a causa delle leggi antisemitiche, fugge in America. 
Sullo sfondo di un conflitto razziale così imponente, si sviluppa la vita di alcune famiglie tra la Polonia, Berlino e infine New York, sempre alla ricerca, sempre in conflitto. Certi atteggiamenti sono così simili a quello che vediamo ora nei nostri Paesi. Impossibile rimanere indifferenti. Le vicende private sono in primo piano: la diversa formazione dei personaggi contribuisce a delineare anche scontri generazionali (e non solo), rappresentati dalla complessità costituita dai vari fattori: culturali, relazionali, psicologici… Grande inizio di anno per me. Spero che le altre letture siano all’altezza.

Barbara

Risvolto

Bastano a volte poche pagine per accorgersi di avere fra le mani un grande romanzo, e per cogliere quel timbro puro che ne fa un classico. È ciò che accade con La famiglia Karnowski di Israel J. Singer, maestro dimenticato, rimasto per troppo tempo nel cono d’ombra del più celebre fratello minore Isaac B., Premio Nobel per la letteratura. La pubblicazione di questo libro, fra i memorabili del secolo scorso, ha quindi il sapore di un evento, e di un risarcimento: finalmente, il lettore potrà immergersi nel grandioso affresco familiare in cui si snoda, attraverso tre generazioni e tre paesi – Polonia, Germania e America –, la saga dei Karnowski. Che comincia con David, il capostipite, il quale all’alba del Novecento lascia lo shtetl polacco in cui è nato, ai suoi occhi emblema dell’oscurantismo, per dirigersi alla volta di Berlino, forte del suo tedesco impeccabile e ispirato dal principio secondo il quale bisogna «essere ebrei in casa e uomini in strada». Il figlio Georg, divenuto un apprezzato medico e sposato a una gentile, incarnerà il vertice del percorso di integrazione e ascesa sociale dei Karnowski – percorso che imboccherà però la fatale parabola discendente con il nipote: lacerato dal disprezzo di sé, Jegor, capovolgendo il razzismo nazista in cui è cresciuto, porterà alle estreme conseguenze, in una New York straniante e nemica, la contraddizione che innerva l’intera storia familiare. Con una sapiente orchestrazione che è insieme un crescendo e un inabissarsi, Singer non solo ci regala pagine d’inconsueta bellezza ma getta anche uno sguardo chiaroveggente sulla situazione degli ebrei nel­l’Europa dei suoi anni, rivelando quelle virtù profetiche che, quasi loro malgrado, solo i veri scrittori possiedono.

Israel Singer, fratello del celebre Isaac Singer (Premio Nobel per la Letteratura), ebreo polacco emigrato negli USA nel 1934, pubblica “La famiglia Karnowski” nel ’43.
Le vicende si snodano dagli albori del ‘900 al trionfo del nazismo in Germania e sono ambientate in Polonia, a Berlino e a New York.
In circa quattro decenni, si ergono come protagonisti personaggi di tre generazioni di una famiglia ebrea.