L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio – Haruki Murakami

L’incolore-Tazaki-Tsukuru-e-i-suoi-anni-di-pellegrinaggio

Mah, dio solo sa cosa mi è preso. Dopo 1Q84 mi ero detto stop con Murakami. E non perché sia ripetitivo, cioè lo è, ma non solo per questo; perché rischiavo di rovinare la bella immagine che ormai avevo conservato di lui nei miei migliori ricordi. Invece non imparo mai, ecco perché ho scelto questo.
Buoni aforismi buttati qua e là, personaggi che guarda caso ricordano sempre altri personaggi di altri suoi romanzi, musica classica in sottofondo, la pesantezza del dramma umano, la leggerezza che serve alla sopravvivenza, insomma l’ha scritto proprio lui non c’è ombra di dubbio.
Non so a questo punto della sua vita cosa stia cercando di dire in più sull’esistenza. Però nel complesso è sempre ben scritto, scorre veloce ed è un piacevole diversivo. Però, per me, niente di che e niente di nuovo.

Stefano L.

DESCRIZIONE

A Nagoya abitano cinque ragazzi, tre maschi e due femmine, che tra i sedici e i vent’anni vivono la piú perfetta e pura delle amicizie. Almeno fino al secondo anno di università, quando uno di loro, Tazaki Tsukuru, riceve una telefonata dagli altri: non deve piú cercarli. Da quel giorno, senza nessuna spiegazione, non li vedrà mai piú: non ci saranno mai piú ore e ore passate a parlare di tutto e a confidarsi ogni cosa, mai piú pomeriggi ad ascoltare la splendida Shiro suonare Liszt, mai piú Tsukuru avrà qualcuno di cui potersi fidare. Il dolore è cosí lacerante che nel cuore del ragazzo si spalanca un abisso che solo il desiderio di morire è in grado di colmare. Dopo sei mesi trascorsi praticamente senza mangiare né uscire di casa, nelle tenebre di un’infelicità senza desideri, Tzukuru torna faticosamente alla vita ma scopre di essere cambiato. Non solo nel fisico – piú magro, dai lineamenti piú duri e taglienti – ma anche, soprattutto, nell’animo. Ancora oggi, quando ormai ha trentasei anni, continua a vivere con l’ombra di quel rifiuto che lo accompagna sempre, come una musica che resta sospesa nell’aria anche quando non c’è piú nessuno a suonarla. L’incontro con Sara, che intuisce l’inquietudine nascosta dietro l’apparente ordinarietà di Tsukuru, sarà l’occasione per rispondere a quelle domande che per sedici anni l’hanno ossessionato ma che non ha mai avuto il coraggio di affrontare. Se con 1Q84 Murakami Haruki aveva allestito un intero universo, con L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio l’universo che costruisce è quello infinitamente piccolo, ma non per questo meno grandioso, del cuore di un uomo. Con L’incolore Tazaki Tsukuru, accolto in Giappone come un evento non solo letterario, Murakami regala al lettore quello che forse è il suo romanzo piú complesso, profondo, eppure allo stesso tempo delicato, capace di illuminare i momenti piú bui della vita di ognuno. Non sono verità facili o consolanti, quelle che propone Murakami: ma forse proprio per questo sono ancora piú preziose.

Uomini senza donne – Murakami Haruki #UominiSenzaDonne #HarukiMurakami

«Murakami Haruki ha la freschezza di chi narra il mondo ricominciando da capo e permettendosi infinite variazioni: non è uno scrittore, ma una serie di scrittori racchiusi in uno».
«la Repubblica»

uomini

Perché ci piace un libro? Spesso non riusciamo a comprenderlo, e così mi capita terminando di leggere “Uomini senza donne” di Murakami Haruki. O forse è proprio il senso di incompiutezza, inafferrabilità dei destini e delle vite dei sette uomini protagonisti dei sette bellissimi racconti e delle sette (e più) donne che li circondano, li accudiscono, li seducono, li lasciano o semplicemente li amano senza che loro ne capiscano fino in fondo le ragioni, la presenza e il mistero che portano nella loro vita. In ogni racconto una colonna sonora delle musiche che l’autore, e noi con lui, ama (rock o jazz preferibilmente), per arrivare alla musica d’ascensore (come viene definito l’easy listening di certe musiche da film) che nel ricordo evocativo di Emu la protagonista- assente dell’ultimo folgorante racconto che dà il titolo alla raccolta diventa nonostante tutto bellissima a sua volta per dare voce all’elegia di tristezza e rimpianto di chi non ha saputo trattenere la donna più importante della sua vita e si ritrova nella triste solitudine degli uomini senza donne.

Notevole. Da leggere per ricordare agli uomini quanto importanti sono le donne nella nostra vita!

Renato G.

DESCRIZIONE

Una mattina Gregor Samsa si sveglia in un letto e scopre con orrore di essersi trasformato in un essere umano. Non ricorda nulla della sua vita precedente. Che fine ha fatto lo spesso carapace che lo proteggeva? E perché adesso è ricoperto da questa sottile, delicata pelle rosa? Chi, o cosa, era prima di quel risveglio? Insomma, adesso Samsa dovrà adattarsi alla nuova e “mostruosa” condizione di uomo. Quando però alla sua porta bussa una ragazza il cui fisico è deformato da un’enorme gobba, Samsa dovrà fare i conti con qualcos’altro di sconosciuto: il desiderio e l’erotismo visto con gli occhi nuovi di chi sa andare oltre le apparenze. Habara, il protagonista di “Shahrazàd”, è un uomo solo, confinato in una casa nella quale gli è vietato ogni contatto col mondo. Non sapremo mai perché, e in fondo non è importante: quello che sappiamo è che il suo unico svago sono le visite regolari di una donna misteriosa che lo rifornisce di libri, musica, film… e sesso. Ma soprattutto gli racconta delle storie, proprio come faceva Shahrazàd. E in queste storie Habara si tuffa come un bambino, finalmente libero. Ecco, è proprio questo che vive il lettore di Murakami: la sensazione di inoltrarsi in un altro universo, di essere “come una lavagna pulita con uno straccio umido, libero da preoccupazioni e brutti ricordi”. Almeno fino alla storia successiva.