L’uomo di Kiev – Bernard Malamud

Vincitore premio Pulitzer per la narrativa 1967
Vincitore del National Book Award 1967

Basato su una vicenda realmente accaduta, L’uomo di Kiev è la storia di uno sconcertante caso giudiziario. È il 1911 e la Russia zarista è attraversata da frequenti scoppi di violenza antisemita. Yakov Bok è un ebreo che si guadagna da vivere come tuttofare; lasciato dalla moglie, cerca fortuna a Kiev dove, spacciandosi per gentile, riesce a farsi assumere in una fabbrica di mattoni. Ma quando accanto alla fabbrica viene ritrovato il cadavere di un bambino, si diffonde la voce che si tratti di un delitto perpetrato dagli ebrei a scopi rituali e scatta la ricerca del capro espiatorio: tradito da false testimonianze e incastrato dalla polizia, Yakov viene accusato del crimine. Rinchiuso in carcere senza processo, umiliato, abbandonato da tutti, non smetterà di lottare con tutte le sue forze per difendere la propria innocenza. Prefazione di Alessandro Piperno.

una storia profondamente buia, dolorosa e sanguinante, che il gigantesco Malamud tratteggia con lucida e determinata meticolosità, nel trasmetterci tutta la ferocia, la malvagità, la meschinità di uno Stato antisemita e di una giustizia opportunista.

Sebbene 300 delle 400 pagine siano ambientate all’interno di una cella carceraria, la lettura scorre talmente fluida da non accorgersi di leggere. Una discesa nella profondità del pensiero e della consapevole sofferenza del protagonista, una figura tratteggiata limpidamente, che si staglia fortissima su uno sfondo storico ben argomentato, un individuo sacrificato e scelto per rappresentare le persecuzione e le torture sofferte dal popolo ebraico.

Quando nascere ebreo è la colpa delle colpe.” RSera

Carla Putzu

Autore: Bernard Malamud

Traduttore: Ida Omboni

Editore: Minimum Fax Collana: Minimum classics

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Le vite di Dubin – Bernard Malamud #BernardMalamud #MinimumFax

“Il passato trasuda leggenda: non si ricava argilla pura dal fango del tempo. Non esiste vita che possa essere ricreata integralmente, così come è stata. E ciò equivale a dire che ogni biografia è, in ultima analisi, narrativa.”

dubin

Trovo Malamud uno scrittore straordinario, grande attenzione ai dettagli, dialoghi perfetti, personaggi sempre speciali.
Detto questo, “Le vite di Dubin”, che da più parti ho letto sia la sua opera più riuscita, e che Malamud stesso considerava il suo romanzo migliore, non ha trovato in me una grande estimatrice.
Forse per via di una trama poco convincente, e molto complessa.
William Dubin è uno scrittore di mezz’età che sta lavorando a una biografia di D.H. Lawrence. In qualche modo influenzato dalle sue letture, benché sposato si lascia coinvolgere e comincia una relazione con una ragazza molto più giovane. Più che la trama qui contano soprattutto i personaggi: William Dubin, rifugiatosi in campagna; la moglie Kitty, meraviglioso ritratto di persona fragile che però resta salda attraverso ogni dolore; e la giovane e spensierata Fanny, amante di William. Per tutto il romanzo Dubin rapporta la sua vita alla biografia di D.H. Lawrence, la propria infedeltà coniugale gli fa nascere una tormentata riflessione sul tradimento e sulla fragilità dei rapporti, escono tutte le problematiche dell’uomo alle soglie della vecchiaia ma che non ne vuole sapere di invecchiare. Dubin poi non è un personaggio a cui ci si affezioni facilmente, non ha quelle debolezze che lo rendono più umano, è piuttosto consapevole della propria superiorità intellettuale su tutti grazie alla quale si sente in diritto di portare avanti la propria doppia vita, proprio sotto gli occhi della moglie.

Un gran tormento insomma, ma che offre tantissimi spunti di riflessione.
Il libro mi è risultato a tratti leggermente ripetitivo, però Malamud scrive così bene che ci si passa un po’ sopra.

Raffaella G.

DESCRIZIONE

Riproposto finalmente oggi, a trent’anni dalla sua prima pubblicazione nel 1979, questo romanzo è considerato uno dei migliori usciti dalla penna fabulista e visionaria di Bernard Malamud.
È la storia di William Dubin, biografo di mezza età, che vive una vita tranquilla insieme alla moglie in un piccolo centro di campagna dello stato di New York, studiando e raccontando le vite altrui nel tentativo, forse, di capire meglio la propria. Durante una stesura della monografia sullo scandaloso D.H. Lawrence, però, il suo mondo viene scosso dall’incontro con Fanny, una sua ammiratrice di trent’anni più giovane, vivace e disinibita. I due cominciano un’improbabile relazione adulterina che si snoderà, fra alti e bassi e in maniera spesso surreale, quasi sotto gli occhi della legittima moglie di Dubin, una donna al tempo stesso fragile e incrollabile. Dal corto circuito fra queste tre personalità, Malamud, maestro dell’ironia e dell’affabulazione, crea una gustosissima commedia psicologica sulla natura enigmatica e contraddittoria delle nostre esistenze.