Il ritorno di Casanova – Arthur Schnitzler #Casanova

Ho iniziato questo libro con molto interesse, so che Casanova è un personaggio interessantissimo, non ho letto le sue Memorie (credo ne valga davvero la pena), ma forse il film di Fellini visto da ragazzo me ne aveva trasmesso un’immagine leggendaria, surreale e piena di fascino e mistero. Di questo romanzo poi avevo sentito parlare in termini molto positivi, ma devo dire che mi ha abbastanza deluso.

Il personaggio Casanova mi sembra sia stato dipinto in maniera troppo ovvia e stereotipata, nonostante l’occasione fosse ghiotta per illuminare un momento della sua vita, quello del declino, delle soglie della vecchiaia e persino della povertà, che avrebbero permesso ampi spazi di ricerca della verità del personaggio, anche solo a livello di fantasia.

Invece Schnitzler, immagino ben documentato, fa un compitino neppure troppo difficile, e si attiene allo schema del personaggio Casanova, per il quale ogni singola donna soprattutto se giovane e innocente o presunta tale, è una preda da afferrare con qualsiasi mezzo. Al protagonista insomma manca spessore, umanità; ci sono brevi momenti in cui la sua psicologia sembra decollare, il tema che avrebbe potuto rendere questa storia molto affascinante doveva essere quella fase della vita nella quale l’incipiente vecchiaia, che aspetta l’anziano seduttore al varco, costringe a fare i conti col proprio modo di essere, col proprio passato e con i propri errori. Invece anche la gioventù di Casanova è ricordata in maniera molto stereotipata: la bellezza, il fascino, l’abilità diplomatica, la galanteria che non sbagliava un colpo. Insomma secondo me tutto un po’ troppo scontato ed ovvio, anche l’ultima avventura di Casanova giunge al successo sfruttando un vilissimo inganno, ma questo non sembra avere effetti particolari sulla psicologia del protagonista, che infine torna nella sua amata patria, Venezia, senza particolari evoluzioni caratteriali.

Il romanzo è molto ben scritto, ma alla fine questo talento narrativo lascia poco; peccato. Se dovessi dare un voto, sarebbe “sei meno meno”: una piccola occasione persa, per me.

Giuseppe Mandolino

di Arthur Schnitzler (Autore) Giuseppe Farese (Curatore) Adelphi, 1990

Arthur Schnitzler, nato da famiglia ebraica nel 1862 e morto nel 1931, è stato medico, scrittore e drammaturgo austriaco.Tra le sue opere: La sposa promessa (ES 2006), Novelle (Feltrinelli 2006), Morire (SE 2007), Doppio sogno (Barbera 2007 / Einaudi 2007), Verso la libertà (Mondadori 2008), La signorina Else (Giunti 2008 / Feltrinelli 2008), La contessina Mizzi (SE 2008) e Paracelso (Mimesis 2018).

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Doppio sogno – Arthur Schnitzler #Doppiosogno #Schnitzler

I primi giorni di questo 2021 li ho dedicati a letture particolarmente evocative e sognanti e, dopo aver visto per l’ennesima volta “Eyes Wide Shut” la sera di Capodanno, mi son deciso a leggere il libro da cui è tratto e, nonostante fossi abbastanza prevenuto, l’ho trovato terribilmente coinvolgente.

In una Vienna d’inizio secolo durante il Carnevale, due giovani coniugi, Fridolin, medico, e Albertine, reduci da un ballo in maschera, si stuzzicano a vicenda instillandosi pensieri adulteri. Ovviamente il marito è il più permaloso e le fantasie della moglie lo irritano. Uscito nel cuore della notte per andar a curare un suo assistito in punto di morte, l’orgoglioso Fridolin si ritroverà coinvolto in una serie di situazioni in bilico tra fantasia e realtà, dove il confine con il mondo onirico è pressoché inesistente.

È davvero affascinante l’equilibrio tra l’esperienza di lui, reale e tangibile, con quella di Albertine, irreale e spirituale che, nei propri sogni rivive in maniera allegorica l’avventura di Fridolin.

Credo che sia uno di quei romanzi da leggere e rileggere, come in un gioco di scatole cinesi ogni pagina se riletta due volte regala simboli nuovi ed emozioni nascoste.

Igor Mario Medved

Doppio sogno (titolo originale tedesco Traumnovelle) è un romanzo breve, o novella, di Arthur Schnitzler scritto nel 1925; la prima edizione ufficiale tedesca è del 1926. La traduzione letterale del titolo dal tedesco è Novella del sogno. L’autore inizialmente voleva chiamarlo Doppelnovelle (Doppia novella), titolo che rimase fino al 1924.

Doppio Sogno si inserisce nell’estetica del decadentismo viennese di inizio secolo XX; racconta la crisi che colpisce una giovane coppia borghese nella Vienna degli anni venti, il medico Fridolin e la moglie Albertine; sarà quest’ultima a compiere, tramite il sogno che rappresenta il climax della storia, una sorta di viaggio liberatorio negli abissi della coscienza. La crisi della coppia borghese, con l’incomunicabilità del matrimonio che turba l’equilibrio uomo/donna, per Schnitzler è emblematica della crisi dell’individuo di fronte alla realtà dell’esistenza.