Don Pino sorride. Un sorriso strano, quieto, come emerso dal profondo del mare quando la superficie è in tempesta. Mi ricordo ancora la prima lezione con lui. Si era presentato con una scatola di cartone. L’aveva messa al centro dell’aula e aveva chiesto cosa ci fosse dentro. Nessuno aveva azzeccato la risposta. Poi era saltato sulla scatola e l’aveva sfondata. «Non c’è niente. Ci sono io. Che sono un rompiscatole.»
Seconda lettura, stava sul comodino da esattamente due natali, amiche mi avevano detto che era molto bello, forse prima non era il momento, non so, comunque letto tutto d’un fiato.
C’è Palermo col suo splendido mare e poi c’è la Palermo del Brancaccio, con i suoi casermoni di cemento. Ci sono bambini a cui non è concesso essere tali, a cui non è dato di sognare, immaginare e ci sono bambini che ricevono un’attenzione nuova, un amore che dà senza chiedere in cambio. C’è il Cacciatore e Nuccio e Madre Natura che condannano a una vita oscura e poi c’è don Pino con Federico, Lucia e i coraggiosi uomini che una vita la desiderano e si ribellano. Ribellione che don Pino Puglisi pagherà molto cara ma che lascerà a chi l’ha conosciuto e ascoltato la consapevolezza che è possibile diventare eroi della propria vita e riconoscere, nel proprio quotidiano, “Ciò che inferno non è”.
Mariagrazia Aiani
DESCRIZIONE
Con l’emozione del testimone e la potenza dello scrittore, Alessandro D’Avenia narra una lunga estate in cui tutto sembra immobile eppure tutto si sta trasformando, e ridà vita a un uomo straordinario, che in queste pagine dialoga insieme a noi con la sua voce pacata e mai arresa, con quel sorriso che non si spense nemmeno di fronte al suo assassino, con il coraggio di chi nell’atto stesso di morire insegna come vivere a noi che restiamo. Un uomo semplice ma capace di generare la sola epica possibile oggi: quella quotidiana, conquistata passo dopo passo sul confine tra luce e lutto, parola e silenzio. Unendo il respiro antico di una narrazione corale e l’intensità di un’invocazione, questo romanzo ci parla di noi, della possibilità – se torniamo a guardare la vita con gli occhi dei bambini che tutti siamo stati – di riconoscere anche in mezzo alla polvere ciò che inferno non è.