Albert Camus – Lo straniero

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Vorrei scrivere qualcosa sul romanzo di Camus, Lo straniero, di cui c’è molto materiale in rete, senza la pretesa di dire novità, ma solo per esprimere il senso di profondità e di angoscia che il libro mi ha suggerito.
Lo straniero è il protagonista del breve romanzo, non perchè viene da un altro paese, ma perchè non si comporta come gli altri esseri umani e questo sarà la causa della sua eliminazione. Non c’è posto in questo mondo, pensa l’Autore, per chi non piange al funerale della propria madre.
Se un uomo piange, se si costruisce il personaggio del figlio addolorato durante il funerale della mamma, gli si potrà attribuire una pena più lieve, se ha ucciso un uomo. Invece il protagonista, uomo sgradevole e discutibilissimo, non mente mai, non viene mai ai patti con la società, afferma di avere ucciso un uomo a causa del caldo, suscitando risate in chi assiste al processo. Le persone di buona volontà che parlano con lui, il Giudice istruttore, il Cappellano, di fronte al suo indifferente nichilismo, danno di testa o piangono. La verità atterrisce tutti, tranne lui, che non sa essere che sincero. Alla domanda: Le dispiace la morte di sua madre? risponde: Io e mia madre da tempo non ci aspettavamo più niente l’uno dall’altra.

Alla fine accetta la condanna a morte considerando il fatto che siamo programmati per la morte: prima o dopo poco importa, immersi come siamo nella dolce indifferenza del mondo… L’Autore ci mette di fronte ad alcune realtà cui preferiamo non pensare per autodifesa: bisogna recitare una parte, se si vuole sopravvivere nella società, bisogna accettare le sue regole. Lo stile è conciso, semplice, il libro molto breve. Ma lascia un segno. Evito la trama per ovvi motivi.

maria luisa s.

Lo straniero, Albert Camus

Lo straniero – Albert Camus – 1942, pag. 150

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Per la seconda volta ho ripreso in mano questo libro, e credo di aver avvertito le stesse difficoltà.
Mi resta sempre difficile interpretare il senso di certi romanzi.
Lo straniero è inteso come assolutamente estraneo alla propria vita. Mersault è assolutamente spettatore rispetto alla sua stessa vita, straniero come estraneo totale a ciò che lo circonda. Nella prima parte ci viene descritto lui, il suo carattere, nella seconda la sua assoluta rassegnazione, l’immobilità completa di fronte agli aventi, fino alla fine.
Mersault ha sempre lo stesso atteggiamento. Quando muore la madre non piange, nemmeno una lacrima gli scende dal viso, al contrario del resto del mondo. Quando gli viene chiesto se abbia voglia di sposarsi, risponde con un “è uguale”. Si affaccia dal balcone e vede la vita che scorre al di sotto, imperturbabile.
Quando gli eventi precipitano potrebbe fare ancora qualcosa per cambiare l’esito finale, ma sceglie l’inerzia, di nuovo. Una linea di demarcazione nettissima col mondo e le sue convenzioni, e il mondo non può che respingerlo, annientarlo. Uno straniero non può stare in un mondo rifiutandone le convenzioni, non interagendo, non amando, non odiando, non credendo a nulla e a Nessuno. Se spera nella salvezza, lo spera affidandosi di nuovo al caso, ma non a se stesso. Tutti coloro che hanno letto questo romanzo si sono attesi un mutamento, una ribellione, un pentimento, un cambio di stato d’animo, l’istinto di sopravvivenza finale. Ma Mersault non ha mai nulla di tutto questo, accetta la morte così come la nascita, tutto è avvenuto per caso e per caso finirà.
E’ l’eliminazione totale delle proprie responsabilità, qualcosa che per la maggioranza di noi risulta inaccettabile.
Subire tutta una vita, il peso di tutta una vita, senza reagire, credo sia qualcosa di terribile. Ma è chiaro che accettare il corso degli eventi come ineluttabile sia anche uno sgravarsi del peso, un alleggerirsi, e dunque accettare anche la vita per quello che è.
Completa dissociazione tra la vita dell’individuo e quella del mondo. L’individuo è destinato alla morte, è la fine del suo percorso, qualunque vita sia
stata. Il mondo invece prosegue, inarrestabile, imperturbabile. E dunque, per essere in armonia con esso, si deve diventare a nostra volta imperturbabili, allora si raggiungerà la felicità.
Angosciante, sconcertante.

Carlo Mars

L’opera, divisa in due parti, racconta della vita di un uomo di origine francese, che vive ad Algeri, conosciuto come Meursault. La vicenda inizia con la morte della madre del protagonista, ospite di un ospizio fuori città. Il carattere di Meursault viene subito messo in evidenza: sembra non provare alcun tipo di emozione per la madre, rifiuta di vederne le spoglie, beve caffè e fuma vicino alla bara. Il punto di vista è in prima persona, direttamente nella mente di Meursault. Nei giorni dopo il funerale, questi inizierà una relazione con una donna, sua ex collega di ufficio, conosciuta in spiaggia, di nome Maria.

Per quanto Maria sia veramente innamorata di lui e desideri sposarlo, il protagonista prova per lei solo desiderio fisico privo di sentimenti. Meursault si ritroverà, per una serie di circostanze e senza una volontà precisa, a commettere un omicidio su una spiaggia, colpendo un arabo e uccidendolo per poi sparare altre tre volte sul suo corpo inerte. La pistola gli era stata data da un suo amico, Raymond Synthès, un magazziniere forse sfruttatore di donne che aveva schiaffeggiato e picchiato la sorella della vittima, provocando in questi un desiderio di vendetta.

Meursault verrà messo in prigione per il suo crimine e durante il lungo processo verrà discusso, più che l’assassinio, il fatto che l’imputato sembri non provare alcun tipo di rimorso per quello che ha fatto. Malgrado i tentativi dell’avvocato difensore, e vista anche la poca collaborazione del suo assistito che non difende nemmeno se stesso, alla fine Meursault verrà condannato a morte; egli non tenta nemmeno di trovare il perdono attraverso Dio, rifiutando il conforto del prete. La storia finirà con Meursault che realizza quanto l’universo stesso sembri indifferente rispetto all’umanità.