All’età della ragione – se arriva, quando arriva – segue quella del bilancio. È legge di natura. E argomento di numerosa letteratura. Che non stanca se preso con la giusta angolazione, in modo che… Vabbè, non mi stanca soprattutto perché ci sto immerso fino al collo, porco cane. Ma questo esordio di Marco Patrone merita davvero, perché è scritto con misura, padronanza e brillantezza. E perché va a cogliere i punti giusti, quelli sensibili.
Tu chiamala, se vuoi, crisi di mezza età quella che prende il quarantenne Marco (qualcosa a che vedere con l’autore?), uomo in carriera dislocato in Germania, Monaco per la precisione, che d’un tratto – plof – molla tutto e torna sulle tracce delle tante cose irrisolte del suo passato. Le solite cose, eh, quelle che teniamo tutti nel cassetto dei sogni interrotti, mai del tutto mantenuti, impossibili da mantenere. Vaghe ambizioni letterarie, sogni di rock’n’roll un po’ logori ma tutto sommato ancora vivi sotto la cenere, un disincanto vasto e tignoso a mantecare il tutto, rimpatriate che cospirano per dare vita a una road story sgangherata. Si legge con piacere, col sorriso agrodolce cucito sulle labbra, col magone che ti fa tap tap sulla spalla. Volti l’ultima pagina e pensi al modo in cui Petty pronuncia “down”, ci pensi, ci pensi ancora. Continui a pensarci.
Stefano S.
DESCRIZIONE
lavoro di manager bancario a Monaco di Baviera e dalla sua donna glamour, fugge verso la città dell’alta Toscana – Massa – dove ha passato l´epoca che rimpiange, quando ogni cosa sembrava possibile: diventare un chitarrista indie-rock, superare le proprie paure.
In questa bizzarra città dei ricordi e della giovinezza incontra la sua prima, indimenticata fiamma – Francesca –, ma soprattutto incontra Giulio, il suo vecchio amico e rivale.