“Attorno a lei c’era sempre un vuoto. Sembrava l’incarnazione dell’angelo della nostalgia. Una volta l’aveva visto, Claude, in un vecchio libro di storia dell’arte. L’aveva scolpito Skopas, migliaia di anni prima. Gli sembrava di ricordare che si chiamasse Pothos […] Era un demone alato (o un angelo?) un efebo dalle superbe fattezze che guarda verso un altrove immateriale con un misto di desiderio, rimpianto e piacere.”
L’efebo sognante della citazione più evocativa che ho trovato in questa biografia immaginaria per metà che è un romanzo – in questo romanzo che è una biografia per metà immaginata – è Annemarie Schwarzenbach, Miro per gli amici, donna eterea che si veste da uomo, che ama le donne, che non trova pace, che viaggia il mondo alla ricerca di sé mentre il potere di Hitler si fa via via più forte e la guerra incombe e cambia il volto dell’Europa.
Scrittrice svizzera dimenticata fino al 1989, la Schwarzenbach, a quasi mezzo secolo dalla morte più assurda e più paradigmatica che le potesse toccare in sorte, è tornata a far parlare di sé, ma questa volta non come di un personaggio eccentrico e originale dalla condotta riprovevole, dedita al vizio e squilibrata, ma come di una esponente di rilievo della letteratura svizzera del Novecento. Melania G. Mazzucco si è lasciata ispirare dalla sua storia e ne ha ripercorso le tracce, l’ha “cercata” nei luoghi che l’accolsero senza saperla trattenere, nelle stanze che custodirono i suoi tormenti, nelle cliniche in cui fu rinchiusa per disintossicarsi dalla morfina e per riequilibrarsi in seguito a raptus furiosi che le valsero la definizione di schizofrenica. Il risultato è una scrittura poetica che si avvicina e si allontana dal soggetto del racconto come l’onda, una tecnica che disorienta ma che serve a restituire lo smarrimento desolante di Miro, la sua esaltazione lirica alternata ad una disperazione cosmica. La fascinazione che ne risulta è totale: si vaga nella scia dell’angelo della nostalgia tra la buona società del tempo e nel deserto, negli alberghi di New York e nell’Africa nera, e si sperimenta l’inferno dello spirito, sperando irrazionalmente di poterlo strappare ad un destino già compiuto.
Maria Silvia Riccio
Una biografia romanzata che racconta la vita scandalosa e bruciante di una giovane donna che sogna di diventare scrittrice nel mondo in fiamme degli anni Trenta e Quaranta. Giornalista, fotografa, reporter, viaggiatrice, poetessa, autrice di romanzi e racconti, Annemarie Schwarzenbach (1908-1942) fu considerata una promessa della sua generazione. Morta solo a trentaquattro anni dopo una vita scomoda e ribelle, una vita fra l’impegno e la fuga, fra i viaggi ai limiti del mondo e quelli ai limiti di sé, la scrittrice è stata riscoperta solo nell’ultimo decennio fino a diventare in molti paesi d’Europa oggetto di culto.
