Ralph Ellison, Invisible Man

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Ci ho messo una vita a leggere questo libro, quasi vent’anni prima di toglierlo dallo scaffale in cui l’avevo collocato dopo l’acquisto, e adesso quasi due mesi da quando ho deciso che era venuto il momento. Non riuscivo a “entrarci”, o forse avevo paura di entrarci, per quello che ogni pagina dice a proposito della ricerca della propria identità. L’istintivo timore che mi ha spinto a evitarlo per tutti questi anni si è rivelato fondato: ogni pagina è densa di pensieri forti, e la lettura deve essere all’altezza della scrittura, il che è più semplice a dirsi che a farsi.
Eppure è un’esperienza di formazione: il vedersi e l’essere visti sono speculari, e lo sguardo che ignora il nostro essere più intimo che cerca di affermarsi ne blocca lo sviluppo, lo devia, lo distorce e ci rende invisibili a noi stessi.
Ecco, faccio fatica anche a scriverne.
Il libro, la scrittura, il racconto, però, sono l’uscita dal cono d’ombra, dal limbo dell’inconoscibilità, o almeno questa è la mia impressione.
Un capolavoro.
(non mi sono fumata niente, eh…)

Maria Silvia Riccio

Invisible Man is a novel by Ralph Ellison, published in 1952. It addresses many of the social and intellectual issues facing African-Americans early in the twentieth century, including black nationalism, the relationship between black identity and Marxism, and the reformist racial policies of Booker T. Washington, as well as issues of individuality and personal identity.

Invisible Man won the U.S. National Book Award for Fiction in 1953. In 1998, the Modern Library ranked Invisible Man nineteenth on its list of the 100 best English-language novels of the 20th century. Time magazine included the novel in its TIME 100 Best English-language Novels from 1923 to 2005.

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