Resta con me, Elizabeth Strout

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Resta con me – Elizabeth Strout

Siamo nel Maine, fine anni ’50. Un giovane pastore protestante, la sua bella moglie, una figlia ed un’altra in arrivo. Una comunità che li accoglie con favore, gentilezza, anche se nei confronti di lei si bisbiglia…e il libro è molto di questo, si bisbiglia, si chiacchiera alle spalle, sorrisi davanti e piccole/grandi pugnalate dietro, facciate da difendere e segreti da nascondere. E quando le maldicenze sono scoperte, cresce la tensione. Quando esce fuori sempre lo stesso vizio delle piccole comunità, e cioè la diffidenza e la non accettazione nei confronti del tizio venuto da fuori, lo straniero, il diverso, quello non allineato con le tradizioni, e anche con le cattiverie locali, a volte…ci sono parecchi temi, nel libro, eutanasia, suicidio assistito, e altri, forse troppi, direi, che, per me, rimangono non sviscerati a fondo. La Strout scrive benissimo, ma per me questa è sociologia, più che letteratura, manca la poesia, non mi sono appassionato alle vicende del protagonista. Il romanzo, sempre per me eh, non decolla, è freddo. Nonostante il finale in cui c’è il respiro della speranza, della crescita individuale e collettiva, dove dal tanto dolore rinasce un sorriso. America, ipocrisia, falso bigottismo, pastori, chiese, sermoni, forse per me era troppo, da sopportare…riproverò con Olive Kitteridge…

Carlo Mars

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