Il Tuina è una tecnica di massaggio antichissima, parte delle medicina tradizionale cinese, usualmente praticata da specialisti ciechi. Per molti di loro, per anni, è stato uno dei pochi modi per rendersi in qualche modo indipendenti, e guadagnare una propria dignità. Negli ultimi anni, con la crescita economica dell’intera nazione, è diventato anche un modo per arricchirsi e sognare possibilità prima precluse.
In questo contesto si colloca il centro massaggi animato dai protagonisti di questo libro.
Un libro strano, a tratti un po’ noioso, forse, e sicuramente, almeno per me, reso tale anche dal fatto che la lingua cinese, se pur tradotta molto bene, risulta in uno stile molto distante da quello cui siamo abituati noi. Frasi brevi, poche subordinate, moltissime immagini evocative che probabilmente solo conoscendo la lingua si possono apprezzare in pieno.
Le vicende sono narrate attraverso delle soggettive sui singoli protagonisti, che da un capitolo all’altro si passano il testimone del “punto di vista” di quello che capita intorno.
Un punto di vista fatto di suoni, odori, contatti e smarrimenti, orgoglio e complessi di inferiorità verso il mondo di chi ci vede, da cui i protagonisti, chi più chi meno, imparano a loro modo a difendersi.
Un libro che alla fine ci lascia sconcertati, come quando incrociando un “normale, comunissimo sguardo”, ci si sente inesplicabilmente colpiti, come se “una folgorazione ci avesse in qualche modo trafitto l’anima”.
Luca Bacchetti
