Avevo voglia di leggere un thriller, roba tosta, nera, cattiva; vado quindi su Amazon in cerca di idee, e tra i primi suggerimenti esce il pop-up di Gone Girl, di Gillian Flynn, libro giallo più venduto del 2012, best seller del New York Times al primo posto per otto settimane, due milioni di copie vendute in due anni di pubblicazione. Esticazzi. Ovviamente mi butto quindi a comprarlo (possono due milioni di americani sbagliare?) e l’ho poi letto in fretta, anche perchè esce in questi giorni al cinema la trasposizione del regista David Fincher, ed ero molto curiosa di vederla, e come regola non guardo mai un film senza prima aver letto il libro.
Gone girl, in italiano L’amore bugiardo edito da Rizzoli, è un thriller atipico. Per come è scritto, per la trama, per i personaggi. Comincerò col dire che su una scala da 1 a 5 do’ un tre. L’unico vero difetto a mio parere è che è molto lungo, un classico libro di 450 pagine che poteva tranquillamente averne 300 ed essere perfetto. Così, ci sono momenti, dialoghi, descrizioni che nulla aggiungono e tolgono attenzione. E’ scritto veramente bene, ho segnato varie fasi e passaggi, e la psicologia dei personaggi è attenta, acuta, implacabile. Anche la narrazione è particolare: la storia è raccontata in prima persona da due personaggi diversi, marito e moglie, che si dividono la scena: un capitolo lui, e il successivo lei. Il problema è che sono personaggi del tutto antipatici, alternativamente cazzoni, saccenti, piagnoni, deboli e arroganti. Già dopo una cinquantina di pagine li vorresti prendere a sberle tutti e due. E non è facile per un libro così lungo mantenere l’attenzione se non puoi immedesimarti favorevolmente in nessuno dei protagonisti.
La vicenda ruota attorna alla scomparsa della moglie, nel giorno del loro quinto anniversario di matrimonio. Il marito, Nick, torna a casa, la porta è aperta, la moglie Amy non c’è, in sala qualche segno di lotta: una sedia rovesciata, un divano spostato. Per il resto nulla. Cominciano quindi le ricerche, e successivamente le indagini. Il marito è sospettato per una serie di ragioni: perchè è il marito, perchè ha chiesto dei soldi alla moglie per rilevare un bar quando ha perso il lavoro come giornalista, perchè ha alzato il premio di assicurazione sulla vita di Amy, perchè non si mostra particolarmente sconvolto dalla scomparsa. Quando la narrazione tocca alla moglie, leggiamo parti del suo diario antecedenti la vicenda presente: l’incontro col marito, il matrimonio, i primi screzi. Amy è una ricca ragazza di New York, figlia di due famosi scrittori: è bella, brillante, intelligente molto sopra la media. Nick concorda con questa descrizione, ma aggiunge testarda, arrogante, impietosa, egocentrica. Il loro matrimonio subisce un primo profondo arresto nei giorni in cui lui perde il lavoro, e lei si ritrova improvvisamente meno ricca perchè deve dare quasi tutti i soldi presenti sul suo fondo risparmi ai genitori, che si presentano una sera in lacrime rivelando di essere sull’orlo della bancarotta. La sorella di Nick telefona per avvertire che le condizioni della madre, molto malata, sono ormai critiche, e non avendo entrate nè particolari prospettive, la coppia decide di trasferirsi nel paesino rurale in cui vivono i parenti di lui dove Amy, ricca ragazza newyorkese trapiantata in una cittadina di 5.000 anime del Missouri, odia tutto e tutti. A volte piange, a volte è rabbiosa, generalmente sta a casa a menarsela. Nick usa gli ultimi soldi del fondo per rilevare un bar locale, e passa quasi tutto il tempo a lavorare, e a mettere le corna ad Amy. Quindi lei è un’antipatica piagnona menarella, e lui è un maschio cagoso che ai primi problemi del matrimonio si butta su una più giovane e ciao.
La prima metà del libro è tutta qua: due personaggi insopportabili e una vicenda relativamente interessante: o lui l’ha uccisa, e come thriller non è che ci siamo tanto per adesso, o non è lui il colpevole, e qui ci potrebbero essere sviluppi più interessanti. E in effetti ci sono, e piazzo qua un tranquilli non spoilero. Sinceramente, se avete preso il libro e vagate un po’ nella nebbia dopo i primi capitoli, ricordatevi di resistere fino alla metà. Esattamente al 50peccento di location del Kindle c’è il colpo di scena, il carramba che sorpresa, il momento L’ACCENDIAMO STO PULSANTONE. Questa rivelazione salva in effetti il libro, anche se non del tutto: anche qui dopo i primi capitoli molto ben scritti e curati, si sviluppa un’inconsistenza della trama e dei personaggi veramente fastidiosa, ma che stanno facendo, ma perchè, ma chi gli può credere, ma dai, macccosa. E se comunque è scritto bene abbastanza da tenerti agganciato, alla fine sembra quasi che pure l’autrice lo sappia e ci si crogioli. Quindi, in sostanza: se siete persone che leggono tanti libri, che amano storie in cui la positività è quasi assente ma che in fondo insomma dai è un mystery alla fin fine, non la Divina Commedia, allora leggetelo. Se vi urta tutto ciò e in più leggete pochi libri, salvatevi la media annuale per qualcosa di meglio. Tre palle comunque gliele do’. Anzi mi vado pure a comprare qualcos’altro della Flynn.
