Giuseppe Pontiggia – Nati due volte

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E’ la storia del professor Frigerio e di suo figlio Paolo nato con una grave forma di tetraparesi spastica distonica. E’ un racconto molto crudo dove, con un linguaggio ricercato e spesso forbito, il protagonista mette a nudo i suoi stati d’animo e i suoi pensieri di fronte alla disabilità del figlio. In questo senso una storia molto onesta che non cede mai alla tentazione di nascondersi dietro facili giustificazioni o inutili forme di pietismo. Il professor Frigerio parla di frustrazione, di paura, di rabbia e a volte di avversione di fronte alle difficoltà. Della voglia di nascondersi per non guardare.
Ma parla anche di amore, di forza, di allegria e una lezione di vita impagabile che trasforma il figlio in un maestro e il padre, insegnante in un istituto superiore, in un allievo a volte restio ad imparare. Parla anche e soprattutto di un rapporto di rispetto e comprensione reciproche che si costruisce piano piano, con mille sforzi.
Con questo libro Pontiggia parla indirettamente della sua vita con il figlio, nato spastico a seguito di un parto particolarmente difficoltoso.
Ci racconta le mille sfumature diverse con le quali le persone reagiscono di fronte alla disabilità. Imbarazzo, timore, paura, vergogna, pietà. Ma anche tanta, tantissima ignoranza e stupidità. Ci sono alcuni personaggi paurosamente sgradevoli in questo libro. Le loro parole, le loro reazioni, provocano vergogna in chi legge. Solo vergogna e nessuno stupore perché chi ha in qualche modo a che fare con la disabilità sa che, purtroppo, quelle reazioni sono vere, reali, tristemente diffuse.
Un libro notevole, lucido e ben distante da certi racconti sulla disabilità che tendono spesso a lasciarsi andare a narrazioni romanzate e romantiche.

Gli reggo il bicchiere mentre beve.
Quando ci rialziamo, gli dico:
“Cammina bene. Sta’ attento.”
Lui procede ondeggiando come un marinaio ubriaco. No, come uno spastico.
Si volta per dirmi con la sua voce stentata:
“Se ti vergogni, puoi camminare a distanza. Non preoccuparti per me.”

Anna LittleMax Massimino

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