Isola grande isola piccola – Francesca Marciano @francescamarci8 @libribompiani

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Poiché una delle grandi sorprese che la vita ci riserva è quella di poter cambiare idea, faccio coming out e dichiaro che per la seconda volta in pochi mesi mi son dovuta ricredere. Questi racconti (genere che non ho mai granché amato e che anzi mi ha sempre fatto storcere il naso come se annusassi tipo una cipolla andata a male) mi hanno davvero incantato.
Lei è italiana, ma scrive in inglese. Ma, chi offre di più?, si fa tradurre non si autotraduce, come sarebbe logico aspettarsi. E già tutto ciò mi ha incuriosito. Poi, trasportata in un’isola greca, in un’estate adolescente, mi sono ritrovata anch’io nel mare dei miei anni giovani, quando un raggio di sole scomposto e filtrato dalle persiane era già promessa di un giorno perfetto, salsedine e nuotate la mattina presto, quando la luce era gioia e mai tormento e il mare era completamente, stupendamente solo mio.
Poi la storia di un vestito. Bé cosa come perché, tutto ciò sembra sciocco e invece. E poi ancora, New York, l’India, la Puglia, la mia città, l’Africa, donne osservate in momenti cruciali della vita, che riflettono sul perché e sul percome sono arrivate fin lì, cercando di individuare il momento topico, cercando di capire se cambiare tutto, se una trasformazione è possibile e in che modo e se non ora quando.
Questo libro è stato per me uno di quei tramonti struggenti, quelli in cui la luce del giorno si trasforma in pochi minuti e tu pensi al passato al presente al futuro, nostalgia, dolcezza, intensità, avresti potuto, avresti voluto, sei. Qui e ora, vittoriosa, comunque sia andata, comunque andrà.

Isola grande isola piccola – Francesca Marciano

Stefania Lazzìa

 

Melania G. Mazzucco, Un giorno perfetto

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Questo libro è stato per un pezzo ad aspettarmi appollaiato in cima alla sua torre di tomi in equilibrio precario, e sempre, quando sembrava essere arrivato il suo turno, cercavo sotto qualcosa di diverso, di alternativo. Avevo visto il film di Ozpetec e, molto tempo dopo, era stata una sorpresa trovarmi un giorno in libreria a collegare il nome della Mazzucco a quella storia. Eppure non mi decidevo a leggerlo, troppo strazio.
E invece.
L’altro giorno l’ho tirato su per caso e non l’ho più chiuso.
La Mazzucco è magistrale; ti strazia, ma lo fa con leggerezza e con una poesia mai dichiarata, ma continua.
Si comincia dalla fine, dalla tragedia consumata ma ancora ignota al mondo, e si procede ora per ora con gli eventi che hanno portato all’epilogo. Nella narrazione si intrecciano le ore che scorrono verso il precipitare degli eventi e i flashback che raccontano il maturare di una crisi famigliare annunciata fin dai primi passi del rapporto di coppia che ha unito Antonio ed Emma; annodate alla loro sono anche le vite dei due figli, Valentina e Kevin, della famiglia del Ministro di cui Antonio è caposcorta, e del professore di lettere di Valentina. Sullo sfondo c’è la città eterna, con le sue contraddizioni, con le sue contrapposizioni, con la sua bellezza spesso ignota proprio a chi ce l’ha a due passi da casa, e con il suo indecente crogiuolo politico che, bene o male, si insinua anche nella vita della gente comune.
Il film mi era molto piaciuto, anche se mi aveva angosciato e, adesso che lo posso confrontare con il libro da cui ha preso le mosse, mi pare che, nonostante le modifiche e gli adattamenti, possa essere considerato un’interessante interpretazione del soggetto trattato. Il romanzo è altrettanto angosciante, con personaggi che nel film sono solo di passaggio e che invece, in origine, avevano un peso specifico maggiore, ma gode anche di una leggerezza – mi chiedo se sia il perdono, la pietas dell’autore per le sue creature – e lo si divora, proprio come a volte la vita divora alcuni di noi.

Maria Silvia Riccio