Paul Auster, Trilogia di New York, I

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Stadio 1 di 3.
Città di vetro.
C’è un momento, quando annusi che la ragnatela che lentamente di avvolge, dalle spalle al grembo giù fino a fermarti le caviglie, è un filo sottilissimo di gradevolissimo disagio, come un prurito, quel sentore di capovolgimento che solo certo linguaggio riesce a procurare: in quel preciso momento il tempo tuo diventa tempo suo e, garantito, hai la sensazione che darai un nome ai muri, agli spicchi di cielo, alla nudità. Garantito. E lo ricorderai, quel nome. Poche balle.

Rob Pulce Molteni