Il secondo figlio di Dio – Simone Cristicchi #simonecristicchi #recensione

Vita, morte e misteri di David Lazzaretti, l’ultimo eretico.

“Chi mi vorrà capir, poco capisce. Chi poco capisce, molto intende! Gli uomini avranno un bel dire e fare calcoli sopra di me. Io sarò per loro un mistero incomprensibile.”

Il secondo figlio di Dio – Simone Cristicchi
Editore: Mondadori
Collana: Ingrandimenti
Anno edizione:2016

Ho acquistato questo libro in occasione della presentazione con l’autore nella mia città. La persona Cristicchi mi piace da sempre, un viso da buono, stralunato quanto basta e curioso dell’insolito, forse un po’ come me ( ecco, no, buona no).
Ed è proprio sul filo della curiosità dell’autore che, come una reliquia, un reperto dimenticato, emerge la storia di David Lazzaretti: un po’ eretico e un po’ San Francesco (entrambi classificati da Lombroso come mattoidi). Dimenticato ma non troppo, il Lazzaretti, esistono infatti un Centro Studi David Lazzaretti, una buona bibliografia a proposito e pare che anche Gramsci si fosse interessato al “fenomeno”.
Cristicchi imposta il romanzo, perchè di questo poi si tratta, dal punto di vista dell’involontario deus ex machina dell’epilogo della storia di Lazzaretti, e cioe’ del carabiniere che raccolse l’ordine di sparare contro l’ultima, fatale processione della comunità giurisdavidica, e di uccidere il Profeta dell’Amiata, e che dopo l’omicidio, quasi in un percorso di espiazione, si mette in cammino alla scoperta della verità, o meglio delle tante verità di David.
Intrecciata a nodo morto con la vicenda interiore e le ricerche di indizi del carabiniere, sta la storia di un’Italia infante, neonata (1878), ancora stretta tra le spire del potere papalino (ancora?), di una gerarchia ecclesiastica torbida e forte, che arriva dove vuole e che gattopardesca cambia, pur di non lasciare il passo e lo spirito del popolo al puro di cuore di turno. Sullo sfondo, ma non troppo, grandi e nobili dinastie europee che invocano un nuovo messia sul quale convogliare potere temporale e spirituale, per un rinnovamento della società, forse.
Tuttavia ciò che mi ha intrigato è stato proprio la scintilla che ha animato Cristicchi, lo scoprire una vicenda al contempo così minuscola, perché ignota, ma di così ampio respiro, geografico e spirituale. Invidio all’autore la “minuziosa” passione che lo ha portato alla certosina ricerca di luoghi e materiali autentici (a metà volume troviamo un buon numero di fotografie sia d’epoca che attuali di persone e luoghi che ancorano al reale la narrazione), che gli permettono di dettagliare il romanzo con date e riferimenti storici puntuali e anche se vogliamo molto istruttivi e che mi hanno fatto pensare a quanto poco so delle origini politiche e statuali di questa Italia, che sento ancora oggi così poco unita, limpida e forse per nulla patria. Rimane comunque al centro Lui, il secondo figlio di Dio (che titolo, catturante!) E le sue idee (utopie?) tentatrici: “un essere umano che si riconosca pari a Dio nel pensiero, insomma, è ingovernabile dall’autorità costituita. E’ al di sopra delle leggi! E, anzi, non ne ha bisogno, perchè regola le sue relazioni secondo rapporti e pratiche che sono il riflesso diretto della sua coscienza, cioè della sua parte divina“. E ancora “il Profeta dell’Amiata lavorava per un’anarchia dello spirito che, per pericolosità, rivaleggiava con il pugnale di Passannante, l’attentatore di re Umberto”.
Concludo dicendo che il percorso di conoscenza, di desiderio interiore di purificazione dell’assassino involontario è stato per me il mio percorso da lettrice (nonchè quello dell’autore, come viene raccontato nella Postfazione). Chè satura di tutto, di troppo mi appare sempre più la quotidiana esistenza, e un ritorno al poco, all’essenza, all’universale, all’etico mi appare come un miraggio di oasi a un’assetata.(Quindi sì, il libro mi è piaciuto, anche perché sto faticosamente, molto faticosamente, riprendendo a leggere, e ogni libro concluso è una vera conquista).

Sara Blasina

DESCRIZIONE

La figura di David Lazzaretti fu analizzata a più riprese nella storia, da Antonio Gramsci, che cercò di capire il fenomeno sociale del lazzarettismo, ma anche da Tolstoj, Maupassant e Giovanni Pascoli. E da Cesare Lombroso che, dopo averne esaminato il cranio, decretò che si trattasse di “un mattoide affetto da mania religiosa”. “Curioso”, commenta Cristicchi, “è la stessa patologia che la scienza lombrosiamìna ha pensato di riconoscere in Francesco d’Assisi”.

Di Lazzaretti si sa che nacque nel 1834 ad Arcidosso e che il suo percorso mistico nacque in seno alla Chiesa cattolica, per prendere però una sua direzione. In un simbolo, fatto di due C incrociate annunciava al mondo l’arrivo di un nuovo Cristo e la sua predicazione richiamò migliaia di persone in una convivenza che richiamava le prime comunità cristiane, finché venne ucciso nel 1878. Il resto, va letto in questo romanzo, ispirato da numerosi viaggi al Monte Labbro, di Simone Cristicchi.

Tutto in ordine e al suo posto – Brian Friel #brianfriel #recensione @Marcoseditore

Editore: Marcos y Marcos
Collana: Gli alianti
Traduzione dell’inglese: Daniele Benati
Anno edizione:2017

Quanto mi piace quando, per puro caso, scopro meraviglie!

Lo stand della Marcos y Marcos al Salone del libro di Torino era un tripudio di colori. Le loro copertine sono una festa per gli occhi. Questa, là in mezzo, risaltava perché cupa. Diverse persone avevano in mano questo libro. Alcune lo hanno rimesso giù, io me lo sono portato a casa.
Felice decisione, felicissima. Scopro che l’irlandese Brian Friel è “l’autore teatrale più importante e più rappresentato nel mondo di lingua inglese degli ultimi quarant’anni” e, come dice lo scrittore Daniele Benati che ne cura la traduzione e la postfazione “è strano che uno scrittore della levatura di Brian Friel sia ancora così poco noto in Italia”. Da parte mia un plauso alla Marcos y Marcos perché lo ha messo in catalogo e me lo ha fatto conoscere!

Veniamo al libro. Si tratta di una raccolta di 10 racconti che Friel pubblicò sul New Yorker negli anni 50/60. L’ambientazione è l’Irlanda “splendida e aspra, dove le donne non si fanno illusioni. A volte si induriscono, oppresse da troppe fatiche. Ma sanno accoglierti davanti al fuoco e ridere fino alle lacrime, abbandonarsi pienamente alle cose, visibili e invisibili. Gli uomini invece coltivano spesso nella mente un’idea diversa di vita“. Malgrado lo stile sia del tutto diverso e la parte del mondo della quale si parla sia un’altra, certe atmosfere mi hanno ricordato ricordano i libri di Kent Haruf.

È l’Irlanda povera dove i bambini raccolgono patate sotto il sole cocente sognando le meraviglie che potranno comprare con gli spiccioli che probabilmente nemmeno riceveranno, dove gli uomini pescano di frodo e sognano di arricchirsi con improbabili tesori o scommesse, dove l’attesa più grande è quella per l’illusionista che ogni anno arriva alla scuola del paese con la sua bicicletta scassata e un coniglio che non ne può più di scomparire dentro un cappello, dove le donne lottano per conquistare una parvenza di rispettabilità.

Sono piccole storie di piccole vite, quelle di Friel, che si dimostra maestro nel mostrarci l’altra faccia dell’apparenza. Di ogni vicenda Friel apre un minuscolo squarcio nel velo che la ricopre e ci lascia intravvedere un barlume di qualcos’altro: la violenza coperta dallo sforzo della rispettabilità, la dignità oltre il disfacimento, la frustrazione della realtà dietro al ricordo. Ma anche l’inaspettata allegria che si fa largo nel dolore, la cura e il rispetto che ci vogliono per proteggere le illusioni di un bambino come quelle di un vecchio. Questo ultimo aspetto è particolarmente evidente e toccante: i sogni, le illusioni, la dignità sono sempre importanti, non vengono mai giudicati ma difesi e protetti.
Alcuni dei racconti ( Il rabdomante, I raccoglitori di patate, Foundry House, Fra le rovine, L’illusionista… ok, sì, in pratica tutti) sono dei piccoli capolavori, se ha ancora senso utilizzare questo abusato termine. Come ci ricorda ancora Benati, il racconto è una forma di scrittura con la quale è difficile cimentarsi perché “lo scrittore deve rinchiudere un’intera vita in pochi minuti”. Friel lo fa in maniera magistrale.

I personaggi sono i più vari: donne, bambini, vecchi, ciarlatani , preti e illusionisti, piccioni e galli da combattimento.
Un ricco universo, quello di Friel.

Anna Massimino