Vladimir Archipov, Design del popolo

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Vi “passo” un libro a me caro. Staziona sul mio comodino catanese da quattro anni, e prima aveva stazionato almeno un paio d’anni, da quando l’avevo comprato alla Feltrinelli di viale Marconi, sul mio comodino romano. Gli altri libri, sui comodini della mia vita, si avvicendano man mano che vado leggendoli, mentre la presenza di “Design del popolo – 220 invenzioni della Russia post-sovietica” di Vladimir Archipov (ISBN) permane, evidentemente a segnalarmi qualcosa che mi preme non dimenticare. Non un romanzo, non un saggio, lo definirei “un attivatore di istinti poetici”, “un pro memoria delle risorse creative umane” e tanto altro.

Approfitto, a fine anno, per dirvi grazie. Siete stati una scoperta piacevole e stimolante per me che, amando tanto libri e lettura ed essendo riuscita (faticosamente, eh?!) a lavorare con i libri e con la lettura (mia e altrui), ormai da tempo – quando esco dalll’ambito lavorativo superlibrario – cerco occasioni per imparare soprattutto fuori dalle pagine scritte: all’aria aperta o dentro spazi diversi dalle librerie, in solitudine e fra le persone, osservando e ascoltando. Ma far parte della vostra piccola comunità di lettori – nessuna spocchia, massima libertà e massimo rispetto, e poi l’ironia che mi è vitale – mi è risultato facile.

Specialmente grazie a Lorenza Inquisition (per il suo impegno e la sua leggerezza di qualità – si direbbe all’assegnazione di un premio(ne)! – e a Anna Littlemax Massimino, Carlo Mars, Owlina Fullstop e Stefania Lazzìa.

Felice anno nuovo, felici letture a tutti-tutti.

Sonia Patania

Elizabeth von Arnim, Una donna indipendente

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Ho terminato la lettura di un altro romanzo di Elizabeth von Arnim, “Una donna indipendente” (Bollati Boringhieri), meno spassoso de “La fattoria dei gelsomini” ma altrettanto arguto. E modernissimo nella sua struttura: costituita da un “epistolario unilaterale”,nel senso che al lettore sono offerte esclusivamente le missive di lei, e fatto solo intuire il contenuto di quelle di lui… il quale, dopo una breve storiona amorosa, l’ha mollata a favore di ben più benestante fanciulla ma che, dopo pochi mesi, le ha chiesto di rimanere amici. E lei ha accettato. E dalle lettere che gli rivolge, apprendiamo di come la sua vita si ricostruisca e si evolva. Ritrovandoci a godere di episodi in cui riappare l’ironia e il senso comico di von Arnim. In particolare, ho trovato divertentissima la lettera sulla “conversione” al vegetarianesimo e quella in cui si racconta l’atmosfera in un centro di collocamento per collaboratrici domestiche… Il finale del romanzo è tale da lasciare la lettrice di oggi con un groppo di stupore e commozione. Perché da un tempo lontano, l’autrice ci manda un messaggio di autonomia. Da realizzare se siamo state abbandonate dalla persona amata, da tenere a mente in ogni caso.

Sonia Patania