L’usignolo – Kristin Hannah

 “Se c’è una cosa che ho imparato nella mia lunga vita, è questa: in amore scopriamo chi vogliamo essere, in guerra scopriamo chi siamo.”

L’usignolo racconta gli orrori della guerra attraverso le vicende di due sorelle nella Francia occupata dai nazisti, da Parigi al paesino di Carrivau, alla zona di confine con i Pirenei, quello che Kristin Hannah descrive è un Paese devastato, privo di cibo e depredato dai tedeschi. L’usignolo è la storia di due donne molto diverse, entrambe animate da una grandissima volontà; racconta soprattutto la storia di un paese, di una guerra abominevole, e di come le donne ed i bambini hanno vissuto e combattuto la loro guerra, lontano dagli uomini che combattevano al fronte. Questo è un argomento che, a mio avviso, è stato spesso messo in ombra, spesso non si parla della guerra di chi è rimasto a casa: il razionamento, la fame, il freddo, l’oscuramento, la presenza dei soldati tedeschi occupanti.

” Le donne invece vanno avanti. Per noi è stata una guerra nell’ombra. Non ci sono state parate per noi quando è finita, nessuna medaglia, o menzione nei libri di storia. Durante la guerra abbiamo fatto ciò che dovevamo, e quando è cessata, abbiamo raccolto i cocci e ricominciato le nostre vite da capo.”

Mariagrazia Aiani

Nel tranquillo paesino di Carriveau, Vianne Mauriac saluta il marito Antoine che si sta dirigendo al fronte. Non credeva che i nazisti avrebbero attaccato la Francia, ma di punto in bianco si ritrova circondata da soldati tedeschi, carri armati, aerei che scaricano bombe su innocenti. Ora che il Paese è stato invaso, Vianne è obbligata a ospitare il nemico in casa sua: da quel momento ogni suo movimento è tenuto d’occhio, lei e sua figlia sono in costante pericolo. Senza più cibo né denaro, in una situazione di crescente paura, si troverà costretta a prendere, una dopo l’altra, decisioni difficilissime. Isabelle, la sorella di Vianne, è una diciottenne ribelle in cerca di un obiettivo su cui lanciarsi con tutta l’incoscienza della giovinezza. Mentre lascia Parigi insieme a migliaia di persone, incontra il misterioso Gaëtan, un partigiano convinto che i francesi possano e debbano combattere i nazisti. Rapita dalle idee e dal fascino del ragazzo, Isabelle si unirà alla Resistenza senza mai guardarsi indietro, non considerando i rischi gravissimi a cui andrà incontro. Con coraggio e grazia, sorretta da una documentazione accuratissima, Kristin Hannah si addentra nell’universo epico della Seconda guerra mondiale per illuminare una parte della Storia raramente affrontata: la guerra delle donne. L’Usignolo racconta di due sorelle distanti per età, esperienze e ideali, ognuna alle prese con la propria battaglia per la sopravvivenza.

Storia di una ladra di libri – Markus Zusak #recensione

 

Come in tutti i campi anche nell’ universo libro esistono vere e proprie mode: vuoi per passaparola, vuoi per logiche del mercato editoriale, alcuni romanzi diventano più che best seller. Tutti ne parlano, tutti lo comprano. Specialmente se in seguito al grande successo diventano pellicole per le masse. “storia di una ladra di libri” è uno quei romanzi. Solitamente rifuggo come la peste casi del genere. Non certo per snobismo, ma perché nella maggior parte dei casi prendo delle sonore cantonate. In secondo luogo, perché i libri sono un fatto molto personale, come un profumo: sta bene solo a chi si riconosce in quelle sfumature. Con i libri è un po’ la stessa cosa: dal momento che condivido con loro buona parte del mio tempo libero, ho bisogno di scegliere quelli adatti a me. Per molto tempo durante i miei pellegrinaggi in libreria sono passata, come al solito, oltre lo scaffale dei libri più venduti per andarmi a rifugiare nel mio angolo preferito. Fino a che un giorno, assecondando la mia passione per le storie ambientate nel periodo della seconda guerra mondiale, mi sono detta: perché no? E quindi l’ho letto, e mi è piaciuto. Ora, vista la diatriba che questo romanzo ha aperto da quando è uscito, provo a spiegare perché. Non sono una critica letteraria, per cui giudico un libro principalmente in base alle sensazioni che mi trasmette, anche se questo non prescinde dallo stile e dalla forma che per me sono altrettanto fondamentali….un libro scritto con uno stile da quinta elementare difficilmente riesce a trasmettermi qualcosa, se non la voglia di richiuderlo subito. Ne ho letti tanti, so riconoscere un libro camuffo. Ma torniamo al romanzo di Markus Zusak. Cominciamo col dire che l’io narrante è un personaggio molto particolare, che non voglio svelare perché magari esiste ancora qualcuno che non ha letto il libro né visto il film e che non gradirebbe la spoilerata . Siamo nella Germania nazista del 1939, Liesel ha solo undici anni quando la sua vita viene stravolta da vicende estremamente dolorose: lei e suo fratello minore sono costretti, a causa della persecuzione di Hitler nei confronti dei “Kommunist”, a separarsi dalla madre naturale. Per questo motivo vengono affidati ad una famiglia di estranei, ma il piccolo non sopravvive al viaggio e muore di stenti prima di arrivare a destinazione. La madre affidataria di Liesel è una donna coriacea e severa, mentre il padre è un uomo molto amorevole che comprende la ragazzina, le sta accanto quando di notte si sveglia in preda agli incubi e le insegna a leggere con dedizione e infinita pazienza. Liesel cresce in una Berlino terrorizzata e al tempo stesso affascinata dalla figura di Hitler, e fa quello che volente o nolente è il suo compito: entra a far parte della gioventù hitleriana e proprio con indosso quella divisa commetterà il suo primo furto, sottraendo alle fiamme delle S.S. uno dei tanti libri giudicati nemici del regime e pericolosi per il popolo. I libri sono necessari a Liesel perché solo in essi trova la forza per resistere alle atrocità che la vita le ha posto dinanzi, è solo nella potenza delle parole che trova coraggio e sostegno. La sua vita scorre come una qualsiasi ragazzina del popolo berlinese, tra povertà e doveri verso il regime, fino a quando la sua famiglia non sarà costretta a nascondere in cantina un giovane fuggiasco ebreo a cui suo padre è legato da una promessa importante mai dimenticata. Da quel momento in poi tutto cambierà, la guerra si farà sempre più vicina e altro dolore si aggiungerà al già pesante fardello di Liesel.

Vi sono alcune pagine in questo romanzo talmente belle e commoventi che da sole meritano l’acquisto e la lettura del libro. Alcune critiche che sono state fatte sono anche comprensibili: la storia dei furti dei libri è marginale rispetto ad altre vicende e avrebbe meritato un approfondimento maggiore, probabilmente l’io narrante è un po’ troppo ingombrante ma soprattutto risulta troppo simpatico e chiacchierone per il ruolo che ricopre. Quel che resta è una storia coinvolgente, emozionante e suggestiva. Da leggere.

Paola Castelli