Il buon soldato – Ford Madox Ford #recensione

” Questa è la storia più triste che abbia mai sentito”.

Incipit

Pubblicato nel 1915, Il buon soldato, pare dotato di giovinezza perenne.
Romanzo popolato da personaggi che nonostante sembrino seguire la buona educazione edoardiana, escono dal loro aplomb per inseguire con frenesia lo stile Belle Époque.
Di questo libro ne scrissero in tanti, da Graham Greene che disse essere il solo libro che affronti in modo adulto la sessualità, a Ezra Pound che disse che la vera rivelazione della parola è cominciata col gemito sussurrato di Ford.

“Mia moglie ed io conoscevamo il Capitano e la signora Ashburnham così bene com’è possibile conoscere chiunque eppure, in un certo senso, non sapevamo proprio niente di loro.”

Due coppie si incontrano, nasce un’amicizia che dura per ben nove anni e che sembra basata sull’affetto e sul rispetto reciproci. La morte della moglie del protagonista, John Dowell, pone fine a questo sodalizio. E sarà proprio John, ricostruendo con l’aiuto della memoria quegli anni trascorsi, a scoprire che quelli che sembravano esseri puri e innocenti altro non erano che demoni corrotti e portatori di corruzione. Edward Ashburnham, il buon soldato, è un uomo che ama la trasgressione, è virile, taciturno, un incallito donnaiolo, intorno a lui gravitano altri personaggi mossi da sentimenti, risentimenti, adulterio.
Le due coppie si muovono da una stazione termale all’altra in giro per l’Europa cercando felicità, cultura, salute, ma alla fine di tanto peregrinare si ritroveranno al punto di partenza, in quell’Inghilterra dove tutto era iniziato, in quei luoghi dove tutto pare essersi fermato e pare essere sereno, ma in verità, in un intrigo di denaro sesso odio, c’è una caduta tragica di morte e follia.

La domanda che pone questo libro è semplice e fondamentale: Quanto bene è possibile conoscere una persona? È possibile conoscerla al di sotto della più bieca scorza superficiale? Si può andare oltre le chiacchiere di cortesia, le partite di cricket e il tè delle cinque e conoscere quell’individuo nella sua vera essenza? Ford risponde, con chiarezza, negativamente. Non si può conoscere niente di ciò che ci accade mentre ci accade, non si può conoscere nessuno quando lo abbiamo di fronte: si può solo indagare a posteriori, nel ricordo, quando sappiamo incastrare i pezzetti con la giusta concentrazione e il giusto spazio di tempo in mezzo.
Il buon soldato è il racconto di casi umani avvincenti e disperati nella loro tragica imprevedibilità, un grande meccanismo narrativo in una narrazione forse ancora un poco ottocentesca, e un’idea di base magnifica.
Un capolavoro.

Raffaella Giatti

Espiazione – Ian McEwan #IanMcEwan #Espiazione

espia

Ok. Mi sento completamente inadeguata a recensire questo libro, eppure voglio provarci perché mi dispiacerebbe non condividerlo con voi e rischiare di non regalare a qualcuno che ancora non l’abbia letto il gusto e la curiosità di prenderlo in mano.
Leggetelo. Fine della recensione.
No, scherzo.
1935, Inghilterra. L’Europa prepara la guerra, anche se le persone non lo sanno ancora.
E c’è questa bimbetta di tredici anni che deve fare a tutti i costi la primadonna e mi ricorda tanto una me stessa più piccola e, sospetto, insopportabile.
Insomma, questa signorina si convince di vedere cose che non esistono e spiegarne altre che esistono nel modo più romanzato e avvincente che il suo personale punto di vista riesca a immaginare, chissenefrega di quale sia la verità, se è meno convincente di quella che inventa lei. Non mente sul serio: si convince. Poi convince gli altri. In guai abbastanza seri ci finiscono un mucchio di persone, tra cui, pur se a scoppio ritardato, lei stessa.
Ma non è la storia in sé il punto forte del libro, o meglio, non è il solo.
I personaggi sono tratteggiati tutti, anche i minori, in modo assolutamente esaltante: a te che leggi par di conoscerli sul serio. La narrazione è talmente penetrante che in più momenti, mentre ero sovrappensiero in tutt’altre faccende affaccendata e mi soffermavo con la memoria sul fotogramma di un film visto di recente, riassaporando le sensazioni vivide e potenti che mi aveva saputo suscitare dentro, nel metterlo a fuoco mi rendevo conto che si trattava in realtà di un passaggio del libro.
Quando un romanzo è scritto bene, ne vedi i dettagli e nemmeno sai se ti sono stati descritti tra le righe o se ce li hai messi tu da solo. Un orlo di merletto, un fiocco nelle treccine, un vialetto di ghiaia, il bocchino d’oro di una sigaretta, cose insignificanti che però originano un mondo credibile intorno a te che leggi.
E se non bastasse, i punti di vista diversi che si intrecciano ininterrottamente per offrirti una storia tridimensionale con una verità per ciascuno di essi, lo snodarsi di un intreccio sorprendente e a suo modo costellato di colpi di scena piccoli e grandi, l’epilogo che non voglio certo svelare ma che mi ha pienamente soddisfatta… Una scatola cinese di cui non percepisci nemmeno l’esistenza, all’inizio. Espiazione è un romanzo che parte in sordina ma cresce, come un’opera lirica, verso picchi inaspettati e profondità che tologno il fiato. Basti pensare che per la prima metà del libro non succede nulla, o perlomeno così sembra. Metà romanzo all’apparenza immobile, al cui interno invece è ricamato con un’abilità sorprendete tutto il bagaglio di dati, informazioni, caratteri ed eventi che costituiranno il resto del racconto, concentrati e pronti ad essere liberati con potenza straordinaria.
In Espiazione, l’espiazione è di tutti, a pagare sono tutti. Le colpe proprie o quelle di qualcun altro, le colpe commesse o quelle di cui si è ingiustamente accusati, testimoni, giudici, carnefici e vittime, tutti espiano a proprio modo e in momenti diversi. Qualcuno troverà un riscatto parziale, qualcuno rimarrà sommerso.
Insomma, se avete altri titoli dello stesso autore che ritenga altrettanto validi, vi supplico, me lo dica qui e ora!

Sara De Paoli