Jane Eyre – Charlotte Brontë #JaneEyre #CharlotteBronte

• anno 1847

Meraviglioso romanzo, come sono un po’ tutti i romanzi degli autori di questo periodo, fra cui i miei tanto amati Jane Austen, Charles Dickens, Emily Brontë e Thomas Hardy, al punto da poter ritenere davvero florida la produzione letteraria inglese dell’Ottocento. Jane Eyre è un romanzo unico per la ricchezza dei temi e della loro complessità, per la sua sorprendente scioltezza narrativa. La protagonista, Jane Eyre, ha una insolita capacità di analisi della vita, nonostante le ingiustizie patite e i tormenti dovuti alle vicissitudini da adulta, frutto di una acuta intelligenza, di una buona cultura e di un carattere passionale che le permettono di cogliere la propria vita interiore e quella degli altri personaggi, descritti, al pari della natura circostante, le desolate brughiere spesso battute da tempeste e venti impetuosi che ad ella piacciono tanto e nel quale spesso trova conforto, dettagliatamente nei loro pregi e difetti fisici ma soprattutto morali. Il romanzo risulta pertanto molto attuale grazie agli aspetti descrittivi che sono vivaci e realistici ma non pedanti e la psicologia dei personaggi colta con finezza. Ma soprattutto c’è lei, Jane Eyre, la protagonista del romanzo a renderlo estremamente godibile ancor oggi; difatti ella è dotata certo di una spiccata integrità morale come richiesto alle donne dell’epoca ma anche di grande indipendenza e forza interiore che le permettono scelte coraggiose. Un personaggio completo e godibile tanto da riuscire ad immaginare Jane Eyre che cammina nel Parco Nazionale del Vesuvio, non particolarmente bella ma decisa e risoluta, dagli occhi curiosi e desiderosi di vita, sconquassata dalle sue passioni ma capace di sorridere ad un tramonto, di ammirare la natura e di prepararsi ad affrontare decisioni difficili, senza mai arrendersi.

Barbara Gatti

Sulla riva del mare – Abdulrazak Gurnah #PremioNobel2021 #Letteratura

di Abdulrazak Gurnah (Autore) Alberto Cristofori (Traduttore)

La nave di Teseo, 2021

Due esuli si ritrovano in Inghilterra a condividere il proprio passato che si intreccia a Zanzibar. Protagonisti di una storia familiare di conflitti, il loro lungo dialogo, frammisto alla nostaglia per i colori, i sapori della loro terra, li porta lentamente all’elaborazione del dolore, alle dinamiche che li hanno separati ed espulsi dalla loro terra, infine ad una mai esplicita riconciliazione.

Difficile commentare un premio Nobel. Tanto si è già detto e letto, in più ci si sente un po’ presuntuosi, soprattutto se non si intende allinearsi al coro univoco di lodi. Lo faccio perché vorrei confrontarmi con altri amici lettori.

Il libro, presentato soprattutto come una storia di rifugiati, ha invece molti altri aspetti più sorprendenti e interessanti.

E’ vero che Saleh Omar è un richiedente asilo in Uk di sessantacinque anni e con lui passiamo tutte le tappe di chi ci arriva da rifugiato, parte efficace ma, secondo me, residuale.

Il focus della vicenda è Zanzibar, durante e dopo il colonialismo, l’ambiente è quello di ricchi mercanti di cose antiche, di legni pregiati (il famoso oud) che impregna le pagine del suo profumo, di viaggi avventurosi dall’estremo Oriente al corno d’Africa sulla spinta di monsoni piu o meno propizi. Questa è per me la parte più suggestiva, il colonialismo visto dal di dentro e il fascino di terre lontane ricche e profumate. Poi la vicenda si dipana tra faide familiari, mercanti imbroglioni, decolonizzazione e nuovi padroni e cortigiani, tradimenti, galere, colonie penali in un ritmo non sempre facile da seguire fino alla fuga con un documento falso, proprio del suo acerrimo nemico.

Ho trovato questa parte molto discontinua, faticosa, forse perché in parte è in presa diretta e in parte racconto a posteriori.

Pregevole, di nuovo, l’ultima parte con l’incontro con Latif Mahmud, figlio del suo nemico, dove le rispettive verità e storie personali si verranno incastrando e ricomponendo in un’unica storia e in una nascente amicizia soffusa di rimpianti e nostalgie sulla riva di un altro mare.

Pia Drovandi