Dopo le favole, LIUDMILA PETRUSHEVSKAJA

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Tredici godibilissimi racconti, dai risvolti inattesi e brucianti, duri (durissimi) per un certo verso, meravigliosamente veri nella loro sostanza di bugia strutturata a dire di scomode (scomodissime) verità. Sfrontata l’attinenza alle ferite dello stare al mondo e sfrontata la soluzione di fuga che solo parole e fantasia possono confezionare. Le incoerenze si fanno danza e risvegliano a certa bellezza anche l’adulto (scritte dopo essere state inventate occasionalmente per il sonno dei bambini) più riottoso, regalandogli sogni da respirare, da ricomporre, dentro ai quali affermarsi, affamarsi e distrarsi insieme. Io l’ho trovato delizioso, deliziosamente pungente, comico e illuminante. Di quella semplicità che rende le piccole cose autentiche e salvifiche.

[Nata a Mosca nel 1938, è tra i continuatori del grande realismo russo. Prima di affermarsi come scrittrice ha lavorato come giornalista e corrispondente radiofonica. I suoi scritti, inizialmente, circolavano clandestinamente e per lungo tempo è stata nota solo ai conoscitori della letteratura russa underground. Ljudmila Petruševskaja è anche autrice di fiabe, nel corso della sua carriera, ha ricevuto molti importanti riconoscimenti tra cui l’Alexander Pushkin Prize, nel 1991]

Rob Pulce Molteni

Paul Auster, Trilogia di New York, III

Stadio 3 di 3.
La stanza chiusa.

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Io ringrazio e basta, a questo punto. Ringrazio perché da tempo non trovavo nelle parole il sostegno che occorre alla spina dorsale del sentire per non sentirsi sussidiaria alla superficialità. Ringrazio per i contorni delle case e il cielo di Parigi e l’odore degli appartamenti di New York. Ringrazio per le digressioni e quello sguardo rivolto verso il Dentro che in pochi possono permettersi senza venire a noia anche a loro stessi. Ringrazio.
E aggiungo Auster (questo Auster, l’unico che ho letto) a quei nomi scritti sul soffitto della mia stanza interiore, a mano, ognuno con il proprio colore: i nomi che ho voglia di ricordare perché mi hanno rimesso a memoria il piacere di starsene al mondo a vagare fra gli sguardi di chi il mondo osa guardarlo davvero e poi ne scrive. Quando mi sdraio e li rileggo, quei nomi mi fanno stare bene.

Rob Pulce Molteni