Questo bacio vada al mondo intero – Colum McCann #ColumMcCann

New York, agosto 1974. La città si ferma, come incantata, e guarda in alto: un funambolo sta attraversando il vuoto tra le Torri Gemelle, in equilibrio su un cavo d’acciaio, a centodieci piani d’altezza. Intorno all’enigmatica figura di Philippe Petit, eroica e insieme così fragile, McCann costruisce un romanzo fatto di storie e voci intrecciate, un’epopea corale di straordinaria universalità: il ritratto autentico e coinvolgente di un’America in bilico tra potenza e rovina, fatta di immigrati e prostitute, preti e artisti, madri ricche e disperate dell’Upper East Side e figli che muoiono in Vietnam. Le loro storie s’intersecano, casualmente e inesorabilmente, a partire da quel giorno di agosto, all’ombra di quelle torri che sono ancora un simbolo di potere, ma già un presagio della caduta che verrà.

“La sola cosa per cui valeva la pena intristirsi era sapere che a volte in questa vita c’è più bellezza di quanta il mondo possa reggerne”.

L’ho finito. Gustato e centellinato. Stavo lì, con gli occhi sulle frasi, il cuore inchiodato, a carpire e capire. Me lo portavo appresso sull’applicazione dello smartofono, ma ogni tanto resistevo alla tentazione di aprirlo. Non è il momento giusto, mi dicevo, non ora, non qui.
Ché questa è una storia che richiede coraggio per leggerla. Ruvida e docile, facile e ostica come la vita.
Il vorticare dei punti di vista.
La semplicità delle coincidenze.
I colpi di scena e quelli di testa.
La complicità che quelle voci sanno instaurare col lettore.
E quella foto. Che tiene insieme tutto, come un cavo teso su due grattacieli destinati a crollare. E un paio di piedi che percorrono il cavo.
I passi dei protagonisti nella vita. La camminata di Gloria. La corsa di Corrigan. Il viaggio di Lara. Gli stivali di Jazzlyn e i tacchi a spillo di Jaslyn. L’andirvieni di Claire. I percorsi in taxi di Salomon. Il metro di Fernando. E naturalmente, i piedi dell’acrobata, meno coraggioso degli altri, inchiodati all’asfalto e al cemento, ma quanto indomiti, nell’affrontare vita e morte, vita in morte, morte in vita, spezzettandole in minutissimi dettagli densi di bellezza.
E quanto altro mi porterò dentro di questo libro. Comprese le domande di mio figlio, finalmente tornato, che studia sul divano vicino al mio, e che mi sente sospirare, esclamare piccoli ah!, e oh!, durante la lettura, e incuriosito dice “ma dev’essere proprio bello sto libro!”.
Lui, immerso nel mistero di analisi due.
Io, in quello della vita.

“C’è chi pensa che l’amore sia la fine della strada, e che se si è abbastanza fortunati da trovarlo, ci si ferma lì. Altri dicono che è come un burrone nel quale si precipita. Ma chiunque abbia vissuto almeno un po’ sa che muta con il passare dei giorni, e secondo l’energia che gli si dedica, lo si conserva o ci si aggrappa, oppure lo si perde, ma a volte capita che non sia nemmeno mai stato lì, fin dall’inizio”.

Lalab Bianchi

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Questo bacio vada al mondo intero – Colum McCann #recensione #ColumMcCann

Fu il Vietnam a mettermi in ginocchio. La guerra arrivò e mi portò via i miei tre figli da sotto il naso. Li scovò nei loro letti, scosse le lenzuola e disse: Questi sono miei.
Un giorno domandai a Clarence perché volesse andarci e lui mi snocciolò due o tre argomenti sulla libertà, ma la vera ragione era che si annoiava. Brandon e Jason diedero più o meno le stesse risposte quando trovarono la cartolina tra la posta. Le sole lettere che nessuno rubasse mai dalle cassette. Il postino si portava in giro enormi sacchi pieni di dolore.

questo-bacioCiao a voi, amici.
Il primo libro di cui volevo parlare quest’anno è Questo bacio vada al mondo intero di Colum McCann.
Mi è piaciuto tantissimo perché la scrittura è coinvolgente e leggera in modo incredibile, e le storie intrecciate che racconta sono una più bella dell’altra. Sullo sfondo (che poi appare in primo piano) dell’impresa di Petit che danzò su un cavo teso tra le Torri Gemelle nel 1974, alcune vite incontrano il loro destino, srotolato su quella fune fragile e incontrollabile che ben conosciamo tutti.
Molto dolore, molta vita, molta verità.
Quello che mi sono chiesta è se sarebbe possibile oggi una tale esibizione, così pericolosa, così gratuita, così autentica.
Ci sono quelli delle tute alari, quelli del Guinness, pure gli atleti delle Olimpiadi.
Io mi commuovo per ogni conquista sportiva, medica, tecnologica, civile (pure per un gatto che si fa la doccia, a dire il vero), ma non avevo mai immaginato che ci fosse qualcuno così pazzo e innamorato della vita da ricercare come obiettivo esistenziale nient’altro che un momento di estatica bellezza da regalare a tutti noi.
Il romanzo racconta molto di più, ma il fatto che Philippe Petit sia esistito davvero ha preso un po’ il sopravvento.
Super consigliato.
Miao.

Daniela Quartu