L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello – Oliver Sacks #OliverSacks

“E’ un libro che vorrei consigliare a tutti: medici e malati, lettori di romanzi e di poesia, cultori di psicologia e di metafisica, vagabondi e sedentari, realisti e fantastici. La prima musa di Sacks è la meraviglia per la molteplicità dell’universo.” – Pietro Citati.

L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello -Oliver Sacks
Traduttore: C. Morena
Editore: Adelphi
Collana: Gli Adelphi

Questa volta si tratta di un saggio su alcuni casi di malati neurologici in cura, appunto, dal Prof. Sacks, che è stato un affermato neurologo, oltre che scrittore. E di neurologia parla diffusamente, narrandoci i casi di diversi suoi pazienti, ma sempre con l’occhio rivolto ai loro casi umani, alle persone che soffrono di un disturbo. In questo libro racconta diversi episodi, di vari pazienti colpiti da traumi o disturbi mentali, interessanti e sorprendenti casi clinici, e i tentativi a volte da pionieri dei terapeuti  per riavvicinare ogni malato alla “normalità” o autonomia.
Ogni capitolo tratta, con una scrittura comunque più simile a quella di un romanzo che a quella di un trattato medico, un caso: ma ogni caso è visto primariamente come un essere umano con determinate caratteristiche o peculiarità del funzionamento del proprio cervello, che lo rendono diverso dalla maggior parte degli altri esseri umani.
Direi che questo è l’aspetto che mi ha colpito più del libro: finalmente un medico che guarda la persona come un unicum specifico e speciale prima che come espressione di una malattia.

L’autore descrive i casi in maniera precisa, professionale e semplice, nonostante il linguaggio specifico; punto un poco a sfavore, anche se rimane comunque una interessante e piacevole lettura: risulta evidente, sopratutto nella seconda metà del libro, che è stato scritto verso la metà degli anni ’80. Infatti ormai alcuni termini che usa l’autore, legati agli handicap dei pazienti, non sono più utilizzati, caduti in disuso perchè portatori anche di significati che ledono la dignità dei disabili.
Evidentemente a quel tempo il problema del linguaggio corretto da utilizzare non era ancora così sentito. O comunque non aveva ancora portato a modifiche nello stesso.
Da dire che rimane sempre evidente, in tutto il testo, che l’intento dell’autore non è certo quello di mancare di rispetto ai propri pazienti. Anzi, come dicevo prima, punto di forza del suo pensiero è proprio la considerazione che ha delle persone in cura da lui.

Cecilia Didone

Adolescenti navigati – Matteo Lancini #MatteoLancini

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Ho apprezzato molto il libro “Adolescenti navigati” di Matteo Lancini (ed. Erickson – € 16,50) e mi sento di consigliarlo soprattutto ai genitori con figli tra i 10 e i 16 anni. Diversi i pregi di questo lavoro: l’autore scrive con molta chiarezza (scrive “per farsi capire”); inquadra molti atteggiamenti e comportamenti dei ragazzi in un orizzonte che permette di capire e comprendere; non dà risposte preconfezionate ma fornisce spunti su cui poi il lettore/genitore dovrà lavorare. E infine, a differenza di altri autori che prendono spunto da casi patologici per arrivare a conclusioni, Lancini considera spesso situazioni “normali”. Il che aiuta il lettore ad immedesimarsi nelle situazioni. Consigliato!

enrico e.

DESCRIZIONE

L’uso intensivo di internet, la penetrazione profonda delle nuove tecnologie nella vita di tutti i giorni, l’aumento vertiginoso delle relazioni virtuali hanno modificato profondamente il profilo degli adolescenti contemporanei, lasciando gli adulti quasi sempre sgomenti e impreparati a gestire la sfida della crescita dei propri figli o dei propri studenti.
Adolescenti navigati, nato dalla lunga esperienza dell’autore come psicoterapeuta di numerosi ragazzi e delle loro famiglie, suggerisce, attraverso esempi e indicazioni estremamente pratiche, strategie educative autorevoli ed efficaci per rispondere alle esigenze evolutive dei nativi digitali.
Rivolto a genitori, insegnanti, educatori e counselor, il libro aiuta a comprendere e sostenere preadolescenti e adolescenti nella fase più delicata della loro crescita, trovando soluzioni alle difficoltà più comuni e insegnando come:
– capire chi è, e come interagire con, un nativo digitale
– rivedere le funzioni paterne e materne nell’era di internet
– gestire i rapporti scolastici con insegnanti e dirigenti
– riconoscere i fenomeni del ritiro sociale e della sovraesposizione virtuale
– affrontare e ridurre la dipendenza da internet
– trovare il giusto equilibrio tra l’esigenza di controllo e il bisogno di fiducia.
L’arrivo dell’adolescenza può determinare il crollo di un ideale, soprattutto se si accompagna alla scoperta di non sentirsi dotati delle fattezze e competenze che si vorrebbero possedere.
La paura di ricevere una mortificazione da parte dei coetanei, di sentirsi inadeguati in ogni circostanza è sempre in agguato; ecco che allora la rete può costituire un mezzo attraverso cui esprimere le proprie difficoltà. Rifugiarsi dietro al monitor restando perennemente collegati, evitando il contatto con il mondo esterno o, viceversa, utilizzare il web per far mostra di sé sono due modi differenti che gli adolescenti narcisisticamente fragili possono scegliere di adottare per far fronte al senso di inadeguatezza. Alcuni affrontano i loro timori assumendo condotte disinibite e spregiudicate, pubblicano on line qualunque cosa li riguardi, esponendo parti di sé e del proprio corpo, nella speranza di ricevere moltissimi «like». Altri, invece, si vergognano molto e si ritirano dalla scena sociale, perché hanno paura di essere irrimediabilmente brutti e indesiderabili.
In entrambi i casi, è necessario intercettare le ragioni inscritte nel percorso di crescita che spingono a mettere in atto condotte del genere. Le domande che dobbiamo porci sono: a quale bisogno e necessità corrisponde l’abuso o l’utilizzo disfunzionale di internet? Quali sono le paure e le angosce sottostanti? Quali i compiti evolutivi in situazione di stallo che si tenta disperatamente di riavviare? Cosa trovano nella rete i nostri ragazzi?