QUARANTACINQUESIMO LIBRO
Libro n•40 un autore classico russo
So che è al limite del “classico” e anche del russo, dato che solo la prima stesura fu scritta in russo mentre l’ultima in inglese, ma questo libro è stato definito in molti modi e meritava una menzione. Considerato antiamericano, sovversivo, impubblicabile, da galera, pornografico, imperdonabile e immorale: per me è il primo approccio a Nabokov per cui non appiccicherò etichette. A dispetto di quanto dice l’autore nella postfazione, di sicuro è stato maestrale nell’uso della lingua, anche se non è la sua prima lingua: riesce comunque a fare giochi di prestigio linguistici. È una storia che spiazza perché fa immedesimare il lettore in un antieroe che racconta la propria vita pochi giorni prima della sua morte in carcere: dritti nel vortice dell’ossessione amorosa per la minorenne Dolores, Lola, Lolita. A volte risulta scorrevole e di facile accesso. Altre volte si ha l’impressione che si stiamo verificando turbolenze o turbe psichiche nel narratore: la scrittura cade metaforicamente come un ubriaco che non riesce a tenersi in piedi, ma credo sia proprio l’effetto voluto che catapulta il lettore nell’orbita dell’ossessione amorosa. Per molti versi fa molto Proust: il modo in cui segrega e custodisce gelosamente la bambina facendone la propria amante, ma anche cadendo nelle sue trame manipolatrici.
Il mistero di Nabokov è che si prova più simpatia per l’orco Humbert che per la falsa debole e indifesa Lolita e seppure infine Humbert confessa di essere consapevole di aver edulcorato come storia d’amore la storia di un abuso di minore, non ci si sente distanti dal suo tormento e dalle sue intenzioni amorose.
Stefano Lilliu