Marco Missiroli, Atti osceni in luogo privato

missiroli

Qualcuno ne aveva parlato come il prossimo Strega (che questo qualcuno non si dispiaccia se ne ho approfittato per inserirlo nella lista come “libro suggerito da un amico”) e vederlo lì sugli scaffali in bella mostra non ha potuto esimermi dal prenderlo subito, incuriosita tra l’altro dall’etichetta applicata per coprire le impudicizie (o come si può evincere dal reperto allegato “amorcerotto”. Ho controllato: da Trony è cerottato, da Rizzoli e Feltrinelli no).
Il libro è diviso in sei parti: infanzia, adolescenza, giovinezza, maturità ed adultitità e nascita ed è uno svolgimento del tema dell’esistenzialismo, senza tra l’altro neanche lasciarti troppi dubbi poiché ne cita continuamente tutti gli autori, condito con una bella dose di porno (che quello fa vendere sempre). Insomma uno Straniero che incontra cinquanta sfumature di sta min**ia.
Detto così sembrerebbe una chiavica (sempre per rimanere in tema) in realtà la prima parte è davvero notevole. È quando non capisci più se è un romanzo post –esistenzialista o un documentario sullo sviluppo sessuale dell’uomo che ti poni dei dubbi veri come “ma che cavolo sto leggendo?”
Mi piacerebbe però sentire il parere di qualche fanciulla.
La cosa migliore del libro è che ti lascia con una grande voglia di rileggere dei mostri sacri della letteratura (si in effetti sentivo proprio il bisogno di un’altra lista). La cosa peggiore è che ovviamente fai subito il paragone ed il libro di Missiroli ne esce più brutto di quello che in realtà è.
Missiroli non ti preoccupare, di peggio c’è sicuramente l’amorcerotto. O Modiano.

“- A volte il Signore perde la pazienza, Libero
– Per che cosa la perde?
– Lui si schiarì la voce, – Per i peccati violenti e per i peccati gratuiti che vuol dire comportarsi male per niente, per le malefatte politiche, per le bestemmie, per gli atti impuri e osceni che vuol dire il sesso e la troppa felicità, per i divorzi e gli aborti, per le ingiustizie e i comunisti, per l’impazienza degli uomini.
– Rimasi in silenzio, – Qualcuno ce l’ho.”

Irene Narciso

Elena Ferrante, Cronache del mal d’amore

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L’amore molesto di Elena Ferrante.

Ci sono libri che non mi piacciono, ma di cui riconosco l’importanza.
Non è questo il caso.

Vi scrivo che mi sono fatta forza, ma ci rinuncio a 30 pagine dalla fine. Non mi interessa, non mi piace, mi fa star male e a disagio.

Non sapevo dell’esistenza di Elena Ferrante fino a pochi mesi fa, quando è uscito il suo ultimo libro di cui tutti parlano. Poi è arrivato Saviano a candidarla allo Strega e dunque mi sono ricordata di questo regalo di Natale di un caro amico dai gusti simili ai miei, che però non aveva letto niente di lei (fa spesso così, il mio amico: così poi gli presto i libri che lui stesso mi regala).
Molto curiosa, ho capito subito che qualcosa non andava: leggevo per tutto il tempo con una smorfia di disgusto sulla faccia.
La storia è ambientata a Napoli. C’è una donna che torna in città per il funerale della madre, che è morta annegata. Pare che avesse una specie di relazione con un uomo orribile, e che l’ex marito, dopo tanti anni, ne fosse ancora geloso. Fino al punto di ucciderla? Non lo so e non lo voglio sapere.

Se vi cimenterete nella lettura, sappiate che avrete a che fare con tutto ciò che è sgradevole: corpi, città, sentimenti, violenza, grettezza, miseria.

Locuzione preferita dall’autrice: “oscenità in dialetto” (di cui però non ci mostra un solo esempio).
Uomini: tutti (TUTTI) maniaci sessuali.
Donne: pazze, streghe, frigide.
Dialoghi: assurdi.
Trama: boh.
Disagio: totale.

Accendo la TV.

Daniela Quartu