Cercavo altro ma è notorio, i miei libri vivono di vita propria, come Woody, Buzz e Mr Potato, solo che i miei adorati sò maligni e anzichè anelare essere trovati e ripresi in mano elli si nascondono e ridacchiano pure dei miei tormenti, è un dato di fatto inoppugnabile. Comunque, nel mentre che cercavo mi è caduto l’occhio su questa gemma e non ho potuto fare a meno di ammirarla, per l’ennesima volta.
“Questo era, secondo i suoi genitori, i suoi fratelli e sua moglie, il suo principale difetto: il credere, fino a contraria e diretta evidenza, e anche all’evidenza guardando con indulgente giudizio, che in ogni uomo il bene sovrastasse il male e che in ogni uomo il male fosse suscettibile di insorgere e prevalere come per una distrazione, per un inciampo, per una caduta di più o meno vaste e micidiali conseguenze, e per sé e per gli altri. Difetto per cui si era sentito vocato a fare il giudice, e che gli permetteva di farlo.”
Una scrittura limpida, antica e perfetta “ghiribizzando miei pensieri asciutti”.
“Ma c’era, nella giuria che era sortita eletta per quel processo, in qualcuno dei giurati.., un qualche segno, appena percepibile di umana tenerezza. Non verso l’imputato, ché nessuno poteva mai riuscire a provarne; ma verso la vita, le cose della vita, l’ordine e il disordine della vita.”
Prendo in prestito questa sublime “umana tenerezza” e vi auguro Buona Pasqua.
Porte aperte – Leonardo Sciascia
Lazzìa
