Philip Roth, Pastorale Americana

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Ci ho riprovato, l’ho riletto dopo parecchi anni.
Non mi era piaciuto allora e non mi è piaciuto adesso.
Penso che il problema sia mio, dato che ogni persona che conosco e che l’ha letto, l’ha trovato meraviglioso.
Mi è piaciuto quando parla del decadimento del NJ, dell’esodo dalle città per la chiusura delle fabbriche e conseguente mancanza di lavoro, di lavoro portato in paesi con tasse più light, cosa che poi è successa anche qui in europa.
La scrittura mi è risultata pesante e per lunghi passaggi noiosa, non mi sono affezionata a nessun personaggio, cosa strana per me che trovo sempre qualcuno a cui voler bene e per cui parteggiare. Detto questo, Roth scrive bene, ma ho letto di meglio.

Raffaella Giatti

Philip Roth, Lamento di Portnoy

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MI dovevo riprendere dalla lettura soporifera di Modianò, e cosi mi sono letta un libro di Roth che non conoscevo, vale a dire Lamento di Portnoy.
Scritto veramente bene (certo, Roth non ha vinto il premio Nobel nonostante lui e i suoi fan se lo aspettino da un momento all’altro, ma ha vinto una valangata di altri premi…) l’ho trovato ironico e di scorrevole lettura (ci sono un po’ di scene osè e qualcuna parecchio spinta, ma alla fine ci sta, considerando di cosa tratta il romanzo.
Il protagonista, Portnoy appunto, è sul lettino del suo analista e inizia un lungo monologo sulla sua vita, raccontando della famiglia ebrea, la madre ossessionante e esperta di sensi di colpa, il padre obiettivamente un po’ sfigato e la sua ribellione alla religione e alle convinzioni della famiglia.
Portnoy è molto sarcastico nella sua valanga di pensieri, e alcuni passaggi mi hanno fatto davvero divertire (certo, non mi sono sbellicata dalle risate, ma sani “sorrisi a denti stretti” un po’ radical chic me li ha strappati…si tratta pur sempre di Roth)

Ivana Vignato