American Pastoral, Philip Roth

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“American Pastoral” – Philip Roth

Non è stato un libro facile, né per il tema né per la scrittura, densa di incisi, digressioni, passaggi dalla voce narrante al flusso di coscienza del protagonista.
Tutta la vicenda è una ricostruzione ipotetica della vita di Seymour “Swede” Levov, wonderboy di provincia, poi Marine e infine industriale manifatturiero di successo. La casa di pietra dei suoi sogni, la bellissima moglie, ex miss New Jersey che alleva mucche nella tenuta di famiglia, la figlia Merry, intelligentissima e adoratissima, completano il quadro di quella “pastorale americana” che Swede è fiero di incarnare. Ma il sogno crolla quando Merry, a sedici anni, per estremo attivismo contro la guerra in Vietnam, compie un terribile attentato terroristico, uccidendo un uomo. Swede passerà il resto della sua vita ad interrogarsi sulle sue responsabilità di padre, non riuscendo a riconciliare l’immagine della sua amata bimba, curiosa e brillante, con il mostruoso atto da lei compiuto: “She’s not in my power and she never was”.
Di sfondo, l’America e la sua Storia, gli immigrati, il self-made man, lo scontro di culture, gli scandali…

“He had learned the worst lesson that life can teach – that it makes no sense”.

Arianna Pacini

La letteratura americana alla Roth merita di essere letta con grande attenzione, è la sola a potersi permettere di essere epica. L’assenza di un’epica antica nella loro produzione ci dà il vantaggio di essere immerso nella contemporaneità della loro “prima” produzione, è un grande privilegio. E. Valerio

Philip Roth, Pastorale Americana

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A proposito di Philip Roth, io sto ultimando “Pastorale Americana”. E’ il suo primo libro che leggo, e mò aggiungerei “peccato non aver scoperto prima questo autore”. Un mio amico mi disse:  Uno dei libri che mi dispiace aver già letto da non potermi innamorare di nuovo con la prima lettura. Ed è vero!

Romanzo un po’ impegnativo, ma scritto in maniera esemplare (sono banale, lo so, ma va detto..eh!). Un signor libro! L’importante è non arrendersi per le prime 80 pagine. Tanta roba.
A volte l’ho trovato un po’ statico a dir la verità, ma è un libro che riesce comunque a travolgerti ed è come se tu fossi lì, nel secondo dopoguerra, a vivere il sogno americano di Seymour e della sua famiglia apparentemente perfetta…un sogno che all’improvviso si sgretola e da’ vita a un ciclo di distruzioni, conflitti, depressioni e follie.
Ah: non a caso ha vinto il Premio Pulitzer.

Giulia Keni Canova