Lolita – Vladimir Nabokov #Lolita #Nabokov

“Lolita va molto al di là dell’argomento scabroso e tabù della pedofilia, è anche oltre la sua stessa capacità di regalare al mondo un archetipo letterario in grado di penetrare nell’immaginario collettivo e nel linguaggio comune: la Lolita, la Ninfetta, la ragazzina precoce e provocante.” Michelangelo Iuliano

Questo libro risulta ormai annoverato tra i classici della letteratura erotica, fu bollato come pornografico al tempo della sua pubblicazione nell’America puritana. In realtà il romanzo, ha ben poco sia di erotico che di pornografico, in quanto si presenta come un diario psicologico, quasi un flusso dei pensieri morbosi e delle pulsioni insane di un uomo adulto verso una pubescente. L’autore indulge nel dettaglio delle sensazioni provate dal protagonista verso la ragazzina, senza mai scendere nella volgarità, ma trasmettendo ai lettori proprio il senso di ripugnanza e suscitando un naturale disgusto/antipatia verso un protagonista così depravato.
L’opera in questo senso, è sicuramente riuscita, però io l’ho trovata assai noiosa, lunga e ripetitiva; ritengo comunque che, nell’ambito della storia della letteratura occidentale, abbia avuto il pregio di evidenziare un problema sociale assai diffuso e di cui non si aveva coraggio di parlare, quello delle spose-bambine (e quindi la tematica centrale è quanto mai attuale). Il protagonista espone la narrazione attraverso la forma di un doloroso diario, un’esasperata analisi di tutta la faccenda riguardante la sua adorata Lolita. E’ soprattutto interessante come il protagonista sia assolutamente consapevole di privare Lolita della sua adolescenza, ma che ritenga il suo diritto di “amarla” superiore a qualsiasi altra necessità: ecco, questo io lo trovo davvero scandaloso… e si evidenzia proprio questo rapporto claustrofobico, di dipendenza fisica e psicologica da parte dell’uomo nei confronti della bambina e economica da parte della ragazza nei confronti dell’uomo. Si evidenzia l’ossessione, il possesso e il delirio di una mente affetta da pedofilia (“fu lei a sedurre me”, la tipica frase pronunciata da questi soggetti malati, secondo Mario Tobino) che adotta ogni mezzo per raggiungere il suo fine.

Il primo gennaio avrebbe compiuto tredici anni. Entro un paio di anni avrebbe cessato di essere una ninfetta e si sarebbe trasformata in una “ragazza” […] La parola “per sempre” si riferiva solo alla mia intima passione, a quell’eterna Lolita che si rifletteva nel mio sangue.

Silvia Loi

“Respinto irrimediabilmente, H.H correrà a raggiungere Quilty, il vero male, il reale, sporco approfittatore. Il personaggio finemente adagiato, dal sapiente Nabokov, tra le pagine di un romanzo che, più che turbare, invita ad una riflessione. Spinge all’analisi complessa del ‘mostro’, alla ricerca della causa. Esorta all’attenzione e mette in guardia dal giudizio facile (quello che, il più delle volte, risulta fatale), mostrando la netta linea di confine tra il moralmente  inconcepibile ed il male.” Salvatore Conaci

“Io ti amavo. Ero un mostro […], ma ti amavo. Ero ignobile […] e tutto quello che vuoi, mais je t’aimais, je t’aimais!“.

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Una vita come tante – Hanya Yanagihara #HanyaYanagihara #Romanzo #Sellerio

Una vita come tante –  Hanya Yanagihara

traduzione di Luca Briasco

Sellerio Editore, 2016
“Essere amico di Jude significava spesso non porsi le domande che ci si sarebbe dovuti porre, per paura delle risposte”.

Va bene, lo ammetto: non me l’aspettavo.
Un libro che avevo preso in mano cento volte in libreria, senza mai decidermi ad acquistarlo. Incuriosita, bloccata dalla mole di pagine (non riesco ad usare l’ebook per problemi agli occhi e un mattone come questo che ti cade sulla faccia quando ti addormenti leggendo a letto non è una piacevole prospettiva!).
Me lo sono portato a casa dopo aver letto qui nel gruppo alcune recensioni.

Mi aspettavo la storia di quattro amici con New York sullo sfondo. Più o meno era questo che mi aspettavo: una storia di amicizia diluita in mille pagine con momenti di inevitabile noia.
Ecco no, non è proprio così.

Ad occhio direi che per me questo sarà IL LIBRO del 2018.
Perché proprio non riesco ad immaginare cos’altro potrò leggere che potrà surclassare questo.

Se dicessi che si parla di amicizia, di amore, dell’uso sapiente della tenerezza e della gentilezza, della fragilità nata dalla sofferenza, dai limiti e dalla frustrazione dell’amicizia di fronte alla sconvolgente certezza di meritarsi il male che si riceve…bene, parlerei solo di una piccola parte delle componenti di questo libro.
Perché qui si parla in maniera molto esplicita e molto cruda di pedofilia e di autolesionismo e alcune pagine di questo libro ti fanno istintivamente chiudere gli occhi e pensare “Mio Dio, no”. In certi momenti la tentazione di posare il libro e non prenderlo più in mano è stata forte perché l’impatto è davvero duro. Era questo che non mi aspettavo.

Ma non sono mai riuscita a smettere di leggere. Perché uno dei (tanti) meriti dell’autrice , oltre al fatto di scrivere una maniera fluida ed accattivante,è quello di riuscire a far provare empatia nei confronti dei personaggi. Non è poco, affatto. Ti ci affezioni, impari a volergli bene e ad aspettarti il meglio per loro. A sperarlo, a girare le pagine incrociando le dita e ad augurare “Andrà bene”.

E’ un libro con un impatto molto forte, un libro per anime forti come aveva scritto Pia Drovandi nella sua recensione. E’ vero, lo è. E’ anche un libro con qualche pagina in più del necessario e con qualche cliché sparso qua e là.

Però…

Non sono ancora arrivata alla fine, mi mancano
circa 200 pagine. Le prime 800 sono state divorate.
Perché non riesco a finire? In parte perché questo punto della storia è un pochino più noioso, qualche taglio non sarebbe stato una cattiva idea.
Ma non riesco a finire soprattutto perché non voglio lasciare i personaggi, non voglio lasciare Willem e Jude, non sono sicura di voler sapere cosa succederà. Vorrei finire e vorrei che ci fossero ancora altre mille pagine.

“Immagino di aver sempre saputo come si vedesse, ma sentirglielo dire così apertamente era peggio di quanto avessi creduto. Non dimenticherò mai una sua frase: “Quando sei fatto come me, devi accontentarti di quello che arriva.”

Anna Massimino

DESCRIZIONE

Una storia epica e magistrale sull’amicizia e sull’amore nel XXI secolo. In una New York sontuosa e senza tempo vivono quattro ragazzi, compagni di college e di vita, che da sempre sono stati vicini l’uno all’altro. Si sono trasferiti nella grande metropoli da una cittadina del New England, e all’inizio sono alla deriva e senza un soldo in tasca, sostenuti solo dalla loro amicizia e dall’ambizione. Willem, dall’animo gentile, vuole fare l’attore. JB, scaltro e a volte crudele, insegue un accesso al mondo dell’arte. Malcolm è un architetto frustrato in uno studio prestigioso. Jude, avvocato brillante e di enigmatica riservatezza, è il loro centro di gravità. Nei suoi riguardi l’affetto e la solidarietà prendono una piega differente, per lui i ragazzi hanno una cura particolare, una sensibilità speciale e tormentata, perché la sua infanzia è stata segnata da una serie di violenze, e la sua vita oscilla tra la luce del riscatto e il baratro dell’autodistruzione. Intorno a Jude, al suo passato, alla sua lotta per conquistarsi un futuro, si plasmano campi di forze e tensioni, lealtà e tradimenti, sogni e disperazione. E la sua storia diventa quella di un’amicizia arcana e profonda, in cui il limite del dolore e della disperazione è anche una soglia da cui può sprigionarsi l’energia accecante della felicità. Caso editoriale del 2015, forse il più importante romanzo letterario dell’anno, opera di rara potenza e originalità, Una vita come tante è doloroso e spiazzante, scioccante e magnetico. Vasto come un romanzo ottocentesco, brutale e modernissimo per i suoi temi, emotivo e realistico, ha trascinato lettori e critica per la sua forza narrativa, capace di creare un mondo di profonda, coinvolgente verità.