Dodici racconti raminghi – Gabriel Garcia Marquez

12r

Come dice il suo autore, questa raccolta è stata sofferta e vissuta male per quasi trent’anni (racconti raminghi fra il tavolo e il cestino della cartaccia) ma il lettore non se ne accorgerebbe senza l’avvertenza dell’autore. Marquez è come sempre maestro nel fare delle vicende individuali dei suoi protagonisti un affresco corale, e nel trovare nelle abitudini locali di paesi diversi quello che li rende universalmente comuni: amore e morte, fede e superstizione, ingenuità e cattiveria. Sempre in balia dell’imprevedibilità del caso o della crudeltà dei fenomeni naturali. La storia più bella per me è l’ultima, Una traccia di sangue sulla neve, surreale, triste ma bella. Consigliato.

Stefano L.

DESCRIZIONE

Dodici racconti raminghi (1992) è una raccolta di racconti dello scrittore colombiano Gabriel García Márquez.

Come spiega lo stesso autore nella premessa del libro, il titolo si riferisce al travaglio della scrittura degli stessi racconti, infatti la prima idea risale ai primi anni Settanta a seguito di un sogno. L’ autore sognò di partecipare al proprio funerale insieme ai suoi amici. Non fu un’esperienza triste ma come una festa. Da lì nacque l’ idea di scrivere sulle cose strane che succedono ai latinoamericani in Europa. Per circa due anni prese appunti sul quaderno dei figli. I 30 racconti furono a lungo dimenticati in qualche cassetto e andarono persi quando lo scrittore decise di rimettervi mano. Allora Marquez decide di riscriverli a memoria. Ne risultarono 18 racconti dei quali ne scelse 12. Poiché erano passati molti anni dai primi viaggi che li avevano ispirati, Marquez decide di rivedere tutte le città Europee che ne erano state lo sfondo, per sincerarsi che i suoi ricordi fossero ancora corrispondenti alla realtà.

La scrittura dei racconti fu portata avanti in parallelo per dare coerenza e uno stile unitario al libro.

Il sogno, il destino, il desiderio, l’amore e la morte… i temi eterni e universali della letteratura reinterpretati dalla prosa potente e visionaria di García Márquez. Dodici racconti sul filo misterioso della memoria nei quali l’autore colombiano rivive e reinventa le tappe avventurose del suo girovagare in Europa e nel mondo, i suoi soggiorni a Roma, Barcellona, Parigi, L’Avana, Napoli, Vienna, Ginevra e altre ancora. In ognuno di questi racconti l’autore di Cent’anni di solitudine riannoda i suoi ricordi personali con le vicende di personaggi reali o verosimili, ricostruendo le atmosfere e gli ambienti più caratteristici di ciascuno dei luoghi visitati. Una raccolta insolita, una serie di storie bizzarre e affascinanti nelle quali la cultura del vecchio mondo si mescola all’inarrestabile vivacità tropicale della fantasia del Caribe.

Il resto di niente – Enzo Striano #enzostriano

striano

Lo scorso fine settimana sono stata a Napoli, ospite di una amica. Quando mi ha portata nel Duomo e io, ispirata dal luogo, ho espresso la voglia immediata di leggere «uno di quei Bei Romanzoni Storici ambientato a Napoli», mi ha consigliato Il resto di niente.

Ieri sera lo ho iniziato e (al netto del fatto che ero proprio cotta e sono crollata dopo dieci pagine) la cifra distintiva che mi ha già colpito è la densità di vocabolario, la sintesi e la precisione delle parole scelte che in dieci pagine senza nulla di inessenziale danno un ritratto già vividissimo della protagonista, delle persone che le stanno intorno e soprattutto dei luoghi. È una qualità di scrittura rara che non trovavo da tanto tempo e che, proprio in virtù di questa sua densità e specificità, richiede anche un certo sforzo digestivo ma ne vale tutta la pena.

E non siamo ancora a Napoli.

marta giani

Il resto di niente è un romanzo storico italiano di Enzo Striano, pubblicato per la prima volta nel 1986, nel quale viene raccontata la vita di Eleonora de Fonseca Pimentel sullo sfondo della rivoluzione napoletana del 1799. Portoghese di origine ma napoletana d’adozione, Eleonora de Fonseca Pimentel fu poetessa, scrittrice e una delle prime donne giornaliste in Europa. Amica di intellettuali e rivoluzionari, da Vincenzo Cuoco a Guglielmo Pepe, ebbe un ruolo di primo piano negli sfortunati moti partenopei del 1799. Il resto di niente indaga con straordinaria forza evocativa e con rigore da storico la sua parabola di donna e di rivoluzionaria: l’impegno politico, ma anche il matrimonio infelice, la scomparsa prematura dell’unico figlio, gli amori di gioventù e quelli della maturità, la fede, l’amicizia, le passioni, fino alla tragica fine. A far da sfondo all’incredibile avventura intellettuale di Eleonora c’è un’intera città, la Napoli di fine Settecento.