Britt-Marie è stata qui – Fredrik Backman #FredrikBackman #BrittMarie

«Britt-Marie adorava quell’immagine. Una volta cresciuta, ha lavato i vetri con il Faxin ogni giorno per una vita intera e non ha mai avuto problemi a vedere il mondo. Solo che il mondo non ha mai visto lei»

Traduttore: A. Stringhetti
Collana: Scrittori italiani e stranieri

Il nuovo anno mi ha fatto conoscere Britt-Marie e io mi porterò Britt-Marie nel cuore per tanto, tanto tempo.
Nelle prime pagine del libro facciamo la conoscenza di questa infaticabile sessantenne: Britt-Marie lava i vetri di casa tutti i giorni, pulisce il materasso con il bicarbonato ogni volta che va via di casa anche solo per un giorno. Quando il marito spinge il carrello della spesa lei gli si mette a fianco e appoggia una mano sul carrello stesso: per tutto il tempo della spesa. Britt-Marie giudica gli altri da come ordinano le posate nell’apposito cassetto perché si sa, c’è un unico modo per tenere in ordine il cassetto delle posate. Non può fare a meno di entrare in una cucina altrui senza notarne il disordine e la sporcizia (ci sono sempre!) e cercare di porvi rimedio. E un bicchiere appoggiato su un tavolo senza sottobicchiere le provoca un tale turbamento che è meglio fare molta attenzione se le si offre qualcosa da bere.

Britt-Marie sembra proprio una donna di mezza età insopportabile, snervante e ossessiva. Le prime pagine del libro mi hanno fatta sorridere e contemporaneamente innervosire (soprattutto il pensiero di qualcuno che mette una mano sul carrello mentre lo stai spingendo!).

Incontriamo la protagonista all’ufficio del lavoro mentre sta cercando un impiego, mettendo in seria difficoltà la giovane impiegata. I dialoghi tra le due sono esilaranti, memorabili. Britt-Marie può mettere a dura prova anche gli impiegati più stoici.

Però mentre Britt-Marie parla e pensa vengono fuori certi dettagli e il quadro generale si arricchisce…

Per esempio il fatto che è andata via di casa dopo l’infarto del marito perché è stata la giovane amante di lui a telefonarle per dirle che l’uomo stava male. E il modo in cui Britt-Marie ci dice che sapeva di quella storia, che lo ha sempre saputo, vi assicuro commuove fino alle lacrime.
Non sta cercando lavoro perché ha bisogno di soldi. Ha letto di una donna sola, morta nel suo appartamento e scoperta solo perché i vicini si erano lamentati dell’odore. Se sei da sola, se non hai nessuno, avere un lavoro significa che qualcuno noterà la tua assenza se dovessi morire… Lei non ha bisogno di molto altro. Ha bisogno di essere vista. Ha bisogno di esserci. Ha bisogno di sentirsi importante. E in fondo non è forse un bisogno comune a tutti noi? La necessità di sentirsi reali, presenti, non trasparenti. Di saperci… visti.
Perché quanto può essere reale una donna se ogni sera suo marito si alza da tavola senza una parola sul cibo che lei gli ha preparato con tanta cura? Ogni sera. Quanto può essere notata se la personalità travolgente dell’uomo che le sta a fianco le incolla addosso l’etichetta di persona socialmente inadeguata, rigida e noiosa, tanto che quando qualcuno dimostra interesse per quello che dice lei si risente (Ci si infastidisce se qualcuno mostra interesse quando non ci si è abituati)
“Lei non voleva che tutto fosse più facile, voleva solo che avesse importanza.”
E quel maniacale bisogno di pulizia e ordine forse ha una spiegazione, come scopriremo emozionandoci alla storia di Ingrid, sua sorella.

Nel corso della storia Britt-Marie ci fa ridere di lei e con lei perché lei stessa impara che tra le due cose c’è una grande differenza. Ci racconta del pericolo che si corre nel dedicare interamente la propria vita ad un’altra persona e ci parla delle difficoltà di stare nel mondo dopo 40 anni consacrati a qualcun altro. Nello stesso tempo ci regala un po’ di quella magia che a volte le persone sanno portare nelle vite altrui.

Si ride, vi assicuro, si ride tantissimo leggendo questo libro. E ci si commuove tanto. Perché il libro ha il pregio di essere scritto molto bene, una scrittura brillante e fluida capace di portarti ad un’irrefrenabile ilarità per poi trafiggerti con stilettate di compassione, il tutto nello spazio di due righe. Ho avuto la tentazione di mandare a quel paese la cara Britt-Marie, ma mi è spesso venuta voglia di abbracciarla (lei non vorrebbe, però, il contatto fisico la atterrisce) e averla come amica perché in un modo tutto suo lei è speciale.

Britt-Marie trova lavoro e viene mandata a Borg, un paesino per il quale è difficile trovare qualcosa di gentile da dire.
E da qui parte la vera storia. Una storia fatta di episodi paradossali, di casualità e malintesi, di stupendi bambini che giocano a calcio in una squadra che non è una squadra, di un ratto e di mille altre cose e di tanti altri personaggi più o meno squinternati. Il calcio è importantissimo in questa storia, è fondamentale. I personaggi che incontriamo sono spettacolari e un po’ mi hanno ricordato le atmosfere di “Una banda di idioti” di John Kennedy Toole, un libro che ho amato tantissimo e che ogni tanto rileggo.

Penso che tra qualche tempo rileggerò anche questo libro, spero di ritrovare Britt-Marie da qualche parte. Le voglio molto bene.

Chissà, magari avrà scovato qualche altro modo di utilizzare il bicarbonato (in questo è identica a mia madre: il bicarbonato risolve qualunque problema!)
Vi state chiedendo quale sia il giusto ordine in cui disporre le posate nell’apposito cassetto? Forchette /coltelli /cucchiai (ma io non sono affatto d’accordo con Britt -Marie su questo.)

Anna Massimino

Un adulterio – Edoardo Albinati #EdorardoAlbinati #recensione

Un adulterio Edoardo Albinati
Editore: Rizzoli
Anno edizione:2017

«Quello che stava accadendo poteva accadere solo a loro due insieme in quel momento: il dondolio della barca, il cielo muto, il blu insensato, la paura che li univa, quel torpore sottile e insistente sotto il quale l’eccitazione fisica era pronta a risvegliarsi di nuovo, e poi di nuovo e poi di nuovo»

Un uomo e una donna si incontrano su un’isola per un weekend di passione. A casa hanno entrambi un matrimonio e dei figli, ma hanno deciso che per quei due giorni conta soltanto il fuoco della loro relazione clandestina. Quella che avrebbe potuto essere una storia d’amore lunga una vita si consuma nell’arco di 48 ore, scandite da una serie di memorabili istantanee che indagano i meccanismi del tradimento vissuto con consapevolezza, del desiderio erotico, dell’amore che non riesce mai a essere coerente, e dell’ambivalenza dell’animo umano nei rapporti di coppia.

Questa è la storia di una passione travolgente ed intensa, ma il modo in cui viene raccontata è freddo, senza neppure essere chirurgico e mi ha molto infastidita.
Albinati parla di emozioni violente e riflessioni importanti con un linguaggio così didascalico da non trasmettere nulla, a livello di sensazioni, al lettore, tanto che sappiamo quanto siano scossi i due protagonisti nel profondo solo perché lui ce lo dice, non perché lo abbiamo percepito leggendo il narrare dei fatti. In più, taluni di questi fatti sono tirati via, accennati in modo troppo vago, al punto da sembrare quasi pretestuosi (mi riferisco, ad esempio, all’episodio del ritrovamento delle foto di Clem).
Non è un libro vuoto e mi ha dato spunto per diverse riflessioni importanti, ma mi ha anche lasciato una sensazione di freddezza e fastidio.

Loretta Briscione

“Il tradimento è il motore di molta letteratura e di tantissimo cinema. E ho deciso di far vivere questa situazione in clandestinità a due persone che hanno già degli amori solidi alle spalle ma, per decidono di trasgredire. Tutto si svolge in un’isola, un non – luogo, in una dimensione parallela e surreale. E’ come ne La tempesta di Shakespeare, dove non sai se è sogno o realtà quello che si verifica. Allo stesso tempo l’isola è circondata dal mare e non sai se riuscirai ad allontanarti, ad andar via. E’ a rischio il ritorno.” Edoardo Albinati