Alexandre Dumas – Il Conte di Montecristo

dumas

“…io amo i fantasmi: non ho mai sentito dire che i morti abbiano fatto in seimila anni il male che i vivi fanno in un solo giorno.”

Alexandre Dumas – Il Conte di Montecristo

Cosa posso dire su un libro come questo? tanto per iniziare, vorrei che si sapesse che io ho parecchi pregiudizi verso i cosiddetti classici: solitamente non riesco ad apprezzare il linguaggio troppo arcaico e mi stufo in fretta (non che ne abbia provati molti dopo la scuola, lo ammetto, d’altronde ho parlato proprio di “pre”-giudizi).
Di certo le 1300 (!!!) pagine del Conte non mi avrebbero mai attirato tra le loro grinfie se non fosse stato per i commenti esageratamente positivi letti in questo gruppo e, alla fine, ho voluto provare, memore anche del grande piacere che provai leggendo “I Tre Moschettieri” dello stesso autore durante gli anni della scuola.
Non sapevo nemmeno nulla della trama, ne ero sempre stato lontano e mi immaginavo una melodrammatica storia fondamentalmente “da donne”, chissà perchè.
Invece: grazie grazie e ancora grazie a tutti/e coloro che hanno recentemente letto questo romanzo e che l’hanno commentato in maniera così positiva. Ho passato cinque settimane a godere delle disavventure tragiche di Edmond Dantès e della sua resurrezione sotto le spoglie del Conte alla ricerca di una vendetta lenta ma totale contro i suoi antichi nemici.
Non è un capolavoro, troppe ripetizioni (dovute, a quanto pare, al fatto che il romanzo uscì originariamente a puntate e Dumas era pagato a lunghezza del testo) e qualche inverosimiglianza qua e là ma è sicuramente una storia che, pur nella sua lunghezza smodata, ti tiene incollato alle pagine una dopo l’altra.
Probabilmente all’epoca non si usavano ma ritengo che se avesse avuto un buon editor sarebbe stato un vero capolavoro.
Così, è “soltanto” bellissimo e obbligatorio da leggere!!!

massimo arena

 

Italo Calvino – Marcovaldo #ItaloCalvino

Marcovaldo

I rumori della città che le notti d’estate entrano dalle finestre aperte nelle stanze di chi non può dormire per il caldo, i rumori veri della città notturna, si fanno udire quando a una cert’ora l’anonimo frastuono dei motori dirada e tace, e dal silenzio vengon fuori discreti, nitidi, graduati secondo la distanza, un passo di nottambulo, il fruscio della bici d’una guardia notturna, uno smorzato lontano schiamazzo, ed un russare dai piani di sopra, il gemito d’un malato, un vecchio pendolo che continua ogni ora a battere le ore. Finchè comincia all’alba l’orchestra delle sveglie nelle case operaie, e sulle rotaie passa una tram.

Italo Calvino – Marcovaldo

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Raccolta di racconti surreali il cui protagonista, Marcovaldo, è un operaio con moglie e quattro (mi pare) figli che fa di tutto per tirare avanti la carretta non senza cinismo e disillusione nei confronti di un mondo industrializzato che non ti regala nulla.
Si ride ma spesso sono risate amare.

massimo arena

Descrizione

Marcovaldo ovvero Le stagioni in città è una raccolta di venti novelle di Italo Calvino, alcune delle quali già uscite ad episodi sulle pagine de “L’Unità”, organo editoriale del Pci, all’epoca in cui ancora Calvino ne era un militante. La prima edizione fu pubblicata nel novembre del 1963 in una collana di libri per ragazzi dell’editore Einaudi.

Il sottotitolo Le stagioni in città si rifà alla struttura dei racconti, associati ognuno ad una delle quattro stagioni dell’anno. Protagonista di tutti i racconti è Marcovaldo, un manovale con problemi economici, ingenuo, sensibile, inventivo, interessato al suo ambiente e un po’ buffo e malinconico.

“Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l’attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto.”