L’altra figlia – Annie Ernaux #AnnieErnaux #recensione

Dentro una foto ovale, il volto di una bambina.
C’è solo questo, la trama è questa: esilissima, un fantasma.
Eppure quanto pesa, questa visione eterea.
C’è un’altra bambina, l’altra figlia, esiste. Ed esiste sull’assenza della prima.
La bontà contro la cattiveria. Il sentimento contro la ragione.
Annie vive sull’assenza di Ginette, è solo per questo che è venuta al mondo.
Per sopperire, per coprire, per attenuare, per occupare una culla vuota, una sedia vuota, una camera vuota.
Quello che ti colpisce di più, di questa lettera postuma, è l’abisso tra la scrittura in apparenza asettica, fredda, razionale, e la sofferenza indicibile che la Ernaux prova, se leggi te ne accorgi subito, ti arriva addosso.
Ê flusso di coscienza, è confessione, è rimorso, è senso di colpa, è gelosia, è dolore. Ed è la sofferenza trattenuta per tutta la vita, che trova il modo di uscire fuori, finalmente esce questo fiume di risentimento, finalmente la verità, finalmente il coraggio di affrontare il demone di tutta una vita e guardarlo negli occhi.
È il passato che, prima o poi, torna, torna sempre, torna per chiunque, a chiedere il pegno che gli spettava.
Della nostra storia non possiamo liberarci mai.
In pochissime pagine, qui c’è tutta la storia di una famiglia.
La storia di una persona che ha subito una sofferenza che non meritava, che ha dovuto fare una guerra silenziosa e per questo più dolorosa, che ha dovuto combattere tutta la vita per poi trovare la forza di far pace, questo libro è un armistizio, una richiesta di pace, a nome non solo suo, ma anche a nome dei suoi genitori, delle cui colpe e mancanze lei si è fatta carico.

“Forse ho voluto saldare un debito immaginario dandoti a mia volta l’esistenza che la tua morte mi ha dato. Oppure farti rivivere e rimorire per liberarmi di te, della tua ombra. Sfuggirti. Lottare contro la lunga vita dei morti”.

Potente. Immaginifico. La Ernaux a me piace per questo modo di farti sentire dentro la sua storia, come fossi di fronte ad un album di fotografie,
“..una pellicola conservata in un casetto per sessant’anni senza mai stamparla”.
E soprattutto la ammiro per questa onestà, questo mettersi completamente allo scoperto, a nudo, senza difese, di fronte a chi la sta leggendo. Non è da tutti.

Musica: Otherside, Red Hot Chili Peppers
https://www.youtube.com/watch?v=rn_YodiJO6k

Carlo Mars

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L’altra figlia – Annie Ernaux #AnnieErnaux

In un’assolata domenica d’estate una bambina ascolta per caso una conversazione della madre, e la sua vita cambia per sempre: i genitori hanno avuto un’altra figlia, morta ancora piccola due anni prima che lei nascesse. È una rivelazione che diviene lo spartiacque di un’infanzia, segna il destino di una donna e di una scrittrice, e infiamma l’intensa prosa di questo romanzo breve. «Per lasciarsi alle spalle il fuori fuoco del vissuto» Annie Ernaux intraprende una lettera impossibile a quella sorella sconosciuta. Rivivono così i sensi di colpa e i moti d’orgoglio, le curiosità taciute e le inconfessabili gelosie, il peso del confronto e il privilegio di essere amata. Ancora una volta la grande autrice francese intesse una prodigiosa corrispondenza di sensi tra vivi e morti, scolpendo in una scrittura perfetta la storia di una relazione fragile, preziosa e irrimediabile come ogni esistenza umana.

figlia

Se ne “GLI ANNI” Annie Ernaux ci raccontava 70 anni di vita con un taglio autobiografico ma più rivolto verso il mondo che “la” e “ci” circondava (eventi, modi di essere e di pensare, speranze, illusioni di una intera generazione) in questo breve, intensissimo L’altra figlia  la scrittrice francese mette a nudo se stessa personalmente. In maniera molto dolorosa, quasi feroce, ci racconta i sentimenti generati da un discorso carpito involontariamente ai propri genitori, quando scopre di avere avuto una sorella morta per difterite all’età di sei anni.
Di questa sorella – Ginette – non si deve parlare con lei, Annie, considerata quasi un ripiego, nata solo perché non c’è più la primogenita, più bella, più brava, credente, quasi una santa.
Da quel momento lei si sente un surrogato, una figlia di scorta e inizia un lento inevitabile progressivo distacco dalla famiglia: vincono l’ipocrisia e la rimozione  come regola di comportamento, il sotterfugio anche per visitare la tomba regolarmente, senza farsi scorgere dall’altra figlia.

Scritto in forma di lettera alla sorella morta, con una scrittura tagliente come i sentimenti che esprime, questa novella parla di come l’autrice sia arrivata a provare la vergogna di poter essere al mondo solo perché la sorella è morta, quasi un sacrificio propiziatorio. Attraverso questo monologo verso la scomparsa Ginette, l’autrice sembra voler costruire con la sorella un impossibile rapporto che diventa alla fine più intenso e sincero di quello avuto con i genitori.

Renato Graziano