L’invenzione della madre, Marco Peano

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L’invenzione della madre, Marco Peano

Lenta e lumachesca st’anno lazzìa, eppefortuna che la bava non la faccio (tranne si m’addormo in treno, vabbè). Del resto c’è un tempo per leggere e un tempo per le serie tivvù, come diceva qualcheduno. E inzomma con grandiiiiiissima difficoltà finii st’ultimo e lo so mica se è dipeso dal libro esso stesso o da me medesima, come al solito in medio stat veritas, ritengo.
Mi trovo d’altronde completamente d’accordissimo con la rece che ne fece la Daniela tempo fa e che mi spinse all’acquisto. Parla del rapporto di un ragazzo ventiseienne con la malattia prima e poi con la morte della mamma. Ora non ponetevi la domanda su quale istinto masochistico porti a intraprendere un percorso libresco sì tosto, ci sono assai motivi, la prossimità con tali argomenti, l’esorciccio, la “curiosità”, la voglia di scoprire un nuovo autore, ecchennesò, ma di tante di quelle robe, potrebbero motivare la scelta. Epperò ho faticato. E ne sono uscita non completamente convinta.

 

Stefania Lazzia

L’invenzione della madre, Marco Peano

Ciao! Come state? Io sono così stanca che quasi non riesco a leggere.

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Vi posso consigliare però l’ultimo che ho letto: L’invenzione della madre di Marco Peano. Solo dopo averlo letto ho saputo che la storia è in parte autobiografica, anche se si tratta di un romanzo, e capirete subito perché la cosa mi ha colpito.

La trama è semplicissima: il protagonista è un ventiseienne, Mattia, che racconta gli ultimi mesi di vita della madre, che ha un cancro incurabile. Insieme al padre allestisce la piccola dépendance che hanno in giardino come una stanza d’ospedale, e cominciano una triste routine.
Mattia analizza ogni secondo di vita della madre e le sue stesse sensazioni in maniera ossessiva, con lo scopo dichiarato di mantenerla in vita più a lungo possibile. Anche dopo la morte cercherà ovunque le sue tracce: quando si misura la febbre e nota che il termometro è rimasto fermo all’ultima temperatura di lei, o quando ritrova la sua voce in un messaggio registrato sono tra i momenti più toccanti del libro.

è un libro forte senza dubbio; tuttavia non ha niente di patetico. Racconta la morte nella sua insensata crudeltà, senza nascondere le parti più sgradevoli, ma allo stesso tempo lo sguardo del figlio accarezza la madre con un tocco delicato e pieno d’amore.

La scrittura è priva di slanci lirici ed esibizionismi, ma vi posso assicurare che non è fredda, anzi: è coinvolgente al punto che io non vedevo l’ora di scoprire come sarebbe andata a finire, anche se in realtà lo sapevo fin dall’inizio.

L’autore è in tour promozionale: se vi capita, andate a sentirlo perché è anche una persona gradevole e intelligente.

Ci sentiamo presto ciao!

Daniela Quartu