Storia naturale di una famiglia – Ester Armanino #EsterArmanino

«Erano le sue colleghe a farmi paura. Depositavano il rossetto sulle tazzine del caffè, guardando attentamente si potevano vedere le uova. Parlavano, prolificavano, e mio padre non si accorgeva di niente, pagava tutti i caffè. Una di loro, di solito la piú pericolosa, diceva: e come si chiama questa bella bambina?»

storia

Ho conosciuto l’autrice in qualche serata libresca qui a Genova, ed è una persona molto piacevole e interessante. Quindi questo libro era nella lista da un po’, anche se faccio resistenza a leggere i libri di chi ho conosciuto perché mi imbarazzo se poi non mi piacciono.
In questo caso sono contenta e ve lo posso consigliare, perché è un romanzo molto bello.
è in effetti la storia di una famiglia, ma l’aggettivo “naturale” non è messo lì per caso, perché il racconto procede come uno studio entomologico, e per una volta non è un abusato modo di dire, ma corrisponde al contenuto del libro. La protagonista, Bianca, infatti, ha una strana affinità con gli insetti e legge la realtà come se si trovasse in mezzo a loro, fosse lei stessa un insetto.
In questa famiglia borghese vediamo crescere i figli fino all’adolescenza e affrontare il dolore della separazione e della morte come la necessaria muta che, spaccando il vecchio involucro, permette agli insetti di diventare grandi. Ci sono similitudini calzanti a riguardo delle presunte amanti del padre descritte come mantidi, o delle formiche che rappresentano la disgregazione della famiglia in tante piccole schegge.
Mi è piaciuta molto la descrizione del rapporto tra fratello e sorella, molto realistico e delicato.
Se mi avessero detto “è un libro molto letterario” forse non l’avrei comprato, perché di solito per me “letterario” significa “noioso” ; in realtà forse finalmente ho capito che può anche significare “è un libro scritto molto bene, con tante idee e non manca certo di trama”.

“Crescere vuol dire abbandonare”.

(E sono già a due libri con la parola famiglia nel titolo. MI farò una disfida tutta personale.)

Daniela Q.

DESCRIZIONE

«Da qualche parte ho letto che la muta è la fase più delicata della vita di un insetto, il momento in cui è maggiormente esposto ai predatori e alle cadute ». Bianca guarda accadere le cose, le osserva nei dettagli, come un’entomologa ragazzina. Solo che il mondo è troppo grande, mobile e complicato, scappa continuamente da tutte le parti.
Soprattutto la sua famiglia. Un padre sempre circondato da donne-mantidi. Una madre operosa con gli occhi di Jane Birkin, posati ormai solo sui figli. Un fratello adolescente che la sua forza se l’è tatuata come monito sul braccio. Ma lo sguardo di Bianca è implacabile, perché la felicità della sua famiglia è solo una superficie luccicante. Per questo la rabbia che le si è infilata dentro, quella specie di scheggia tra le pieghe più morbide, Bianca vorrebbe spingerla su, arrotolarla sulla lingua e sprigionarla come un veleno.
Se «crescere è abbandonare» – così dice sua madre -, allora forse occorre imparare a fidarsi di nuovo, con quel misto di adrenalina e timore che si prova quando ci si tuffa da uno strapiombo.
Procedendo per fotogrammi pungenti, cronache intime e precise, Ester Armanino conquista da subito il lettore. Con una scrittura fresca e sicura, straordinariamente limpida, affronta in modo originale il tema classico dell’attraversamento della linea d’ombra.

La bottega di Luciano Buggio a Venezia #LucianoBuggio

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Ha il negozio nella stretta calle che collega rio Marin e l’arco di San Giovanni Evangelista

L’altra sera ero in anticipo per andare a giocar a calcetto e allora, facendola a piedi fino a piazzale roma, ho deviato dal solito itinerario per esplorare parti di Venezia che ancora conosco poco o non conosco per niente (per la cronaca e per chi non lo sapesse, vivo qui da quasi dieci anni ma per fortuna ancora devo conoscerla tutta e spero di non riuscirci mai).Arrivato di fronte al ponte che porta alla Chiesa dei Frari ho deciso, invece di attraversarlo e arrivare dritto a destinazione, di continuare sulla fondamenta e andare verso Campo San Giovanni Evangelista.
Da lì, proseguendo verso Rio Marin e subito dopo la celebre Scuola Grande (sempre San Giovanni Evangelista) mi sono trovato davanti alla bottega di Luciano Buggio: opere d’arte da oggetti di riciclo e, soprattutto, mobili stracolmi di libri usati , sia all’interno che in calle.
Il personaggio , poi, è di quelli da libro: giovane e brillante studioso viene a Venezia da Gorizia dopo aver vinto una borsa di studio al Collegio Foscarini e si ferma frequentando anche il liceo Benedetti. Studioso appassionato di fisica e matematica decide di non continuare lo studio scientifico all’Università ma si iscrive a Sociologia a Trento (nel periodo del ’68, e ho detto tutto: credo sia la facoltà più celebre e temuta della storia italiana!)
Torna Venezia a insegnare al Liceo ma decide di mettersi a fare il falegname, lavoro che aveva imparato durante la sua permanenza a Trento. Ma anni dopo ha un’illuminazione: concepisce all’improvviso il modello matematico che descrive il movimento cicloidale dei fotoni, lo pubblica e ricomincia a studiare la fisica e l’astronomia, concentrandosi sulle buche di potenziale e in cui si trovano le galassie “boxy”, i cosiddetti “universi quadrati”. Quando si entra in bottega ha proprio una gigantografia di una di queste galassie appesa sul muro.
Per la cronaca ho trovato un volume coi racconti di Lovecraft curato da Fruttero e Lucentini (“I MOSTRI ALL’ANGOLO DELLA STRADA”) , pagato due euro.
Diciamo che l’Acqua Alta a S.Maria Formosa è sempre più meta turistica e a volte è impossibile entrarci: questo rimane ancora poco conosciuto e nascosto e un salto vale la pena farlo.

Alessandro

ARTICOLI:

Il prof di fisica che fa il falegname:

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2013/01/06/news/il-prof-di-fisica-che-fa-il-falegname-1.6309507

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