Jean-Cristophe Rufin, Il collare rosso

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Poi, quasi per caso, talvolta ti imbatti in un piccolo diamante che luccica e brilla. E i suoi “frammenti di luce” ti colpiscono il cuore.
L’antitesi del romanzone appena finito, dove la ridondanza dei personaggi e delle storie faceva il racconto, qui solo quattro esseri, tre umani, uno canino riescono a costruire un palazzetto glorioso, in cui ogni ornamento è al suo posto, ogni pietra ha il suo valore.
Nel 1919 in una piccola città francese viene incarcerato un contadino, decorato nella grande guerra, reo di un crimine che ci verrà svelato solo alla fine. Un giudice lo interrogherà cercando i motivi del suo gesto. Nel frattempo là fuori, il cane del prigioniero aspetta, abbaiando incessantemente.
La grande guerra, la fatica delle trincee e delle marce, le battaglie, la fedeltà, la fratellanza.
L’autore è uno dei fondatori di Medici senza Frontiere e no, secondo me non è un caso che questo piccolo concentrato di poesia e amore sia uscito dalla sua penna.

Il collare rosso – Jean-Cristophe Rufin

Pastoralia – George Saunders

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Pastoralia – George Saunders

Lo ammetto, io di Giorgio mi sono un po’ innamorata, dalla gentilezza al 10 dicembre, dall’incipiente calvizie all’occhio tenerone alla barbetta brizzolata.

E perciò altra raccolta di racconti, potrebbero essere (e forse sono) la prova meno riuscita per prepararsi a quel 10/12 che mi ha tanto colpita. Potrebbe essere invece che il primo è la folgorazione e la novità e dopo già si conosce un po’ e manca l’effetto stupore.

Quindi nessun oh! ah! u! di maravillia, qua. Però, come ho letto da qualche parte, a cominciare dalla coperta, quel nido, quell’uovo al centro della strada, così fragile ed esposto, così nudo e indifeso, per giungere ai personaggi grotteschi, surreali, paradossali, questi uomini e queste donne amaramente comici e dolorosamente umani in una società bruttabruttabrutta, e i lavori che sono costretti a fare e la loro esistenza umiliata e offesa, bè, mi suscitano tenerezza e pensieri gentili.

E ciò non per solo merito dell’occhio languido, tengo a precisare.

Lazzìa