ogni tanto l’assumo. come un antidoto alla salute imposta da questi tempi malati.
ogni tanto ci vuole, qualcuno che, mentre stai comodamente seduto nella poltrona delle tue certezze, scivola sotto il tappeto e te lo solleva, così, giusto per farti traballare un po’, fino a farti cadere. e dal tappeto, ti assicuro, le cose si vedono sotto un’altra prospettiva.
ogni tanto ci vuole, un po’ di bell’italiano malandato, parlato, marginale, strapazzato da un triestino chimico e cinico, per rispondere al profluvio di belle parole eleganti, che però vogliono dire poco.
ogni tanto ci vuole, mettersi davanti a quello specchio formidabile che è la coscienza, e vedere ingranditi i difetti, rimpiccioliti i pregi, deformati i tratti con cui ti riconosci di solito, eppure vederci dentro la tua essenza di abbozzo, impreciso, inadatto a vivere la vita dei lottatori, flaneur contemplativo, che passi attraverso l’esistenza, propria e altrui, con la tua fragile corazza di ricordi rimossi, paura del padre, impulsi sognati, velleità abortite, autoinganni, mistificazioni e piccole angosce consolatorie.
ogni tanto ci vuole, immaginare una catastrofe catartica, un’ecatombe della società, per capire che l’unico modo per esistere è proprio scrivere, e quindi persistere.
la medicina di zeno è la sua coscienza. la salvezza di svevo è la sua ironia.
Lalab Bianchi
